POLITICA

Regno Unito, il discorso del re segna la svolta a metà del Labour

Treni di Stato e linea dura sui migranti, 'ma niente populismo'

Una graduale rinazionalizzazione delle ferrovie, la fine delle esenzioni fiscali alle scuole private, un “new deal per il lavoro” con l’abolizione dei contratti più precari, la cancellazione delle ultime vestigia di privilegio aristocratico (ossia di 100 seggi ereditari residui) alla Camera dei Lord, sul lato sinistro della medaglia; la conferma della linea dura sull’immigrazione “clandestina”, la fedeltà “incrollabile” alla Nato, l’impegno per la sicurezza e il riarmo, la mancata revisione del tetto imposto dai Tory sui benefici sociali alle famiglie meno abbienti fino a un massimo di due figli, sul lato destro.

E in mezzo la volontà di negoziare “un reset” nelle relazioni con l’Ue, su dossier quali la difesa o alcune barriere commerciali, ma senza rimettere in discussione la Brexit né l’uscita dal mercato unico o dal circuito della libertà di movimento dei cittadini, e quella parallela di rafforzare la devolution interna attraverso un “Consiglio delle Nazioni” del Regno Unito.

Sono i punti cardine del pacchetto di una quarantina d’iniziative di legge elencate nel King’s Speech post-elettorale britannico: lettura di un programma annuale d’esordio affidata dal nuovo governo laburista di Keir Starmer a re Carlo III, in veste di capo dello Stato, nell’ambito della secolare cerimonia d’inaugurazione a Camere riunite dell’anno parlamentare di Westminster.

Un orizzonte di svolta, in attesa di verifiche, fondato su priorità sbandierate da Starmer come necessarie a “togliere il freno” al Regno, nella direzione di quelle promesse di rilancio della crescita dell’economia e “rinnovamento nazionale” seguite alla vittoria nelle urne del 4 luglio.

L’orizzonte di una ricetta di “ricostruzione paziente e seria”, alternativa al “fascino velenoso del populismo” e a chi pretende di offrire “risposte facili che non ci sono” a problemi complessi.

Un evento solenne quanto tradizionale, segnato tuttavia da due elementi di novità: la formalizzazione del primo manifesto di un governo non conservatore da tre lustri a questa parte, sulla scia del ritorno al potere del Labour sotto la leadership moderata di sir Keir dopo 14 anni di “caos Tory”; e il fatto di essere stato il primo

Discorso del Re letto da Carlo, con la regina Camilla al fianco, dall’annuncio della diagnosi di cancro di gennaio.

Discorso che il sovrano, apparso in forma discreta, ha pronunciato in tono piano, a nome del “mio governo”, secondo la formula di rito ereditata anche dalla monarchia costituzionale, dopo la parata in carrozza da Buckingham Palace a Westminster: preceduto dalle insegna regali, nel contesto dello scrupoloso rispetto di liturgie simboliche pressoché immutabili.

Tra le leggi in cantiere, tutte già preannunciate, spicca senz’altro quella per l’istituzione di un comando ad hoc delle forze di confine dotato di poteri antiterrorismo per provare a frenare il flusso di migranti “illegali” sull’isola senza controversi strumenti esterni, come l’ormai sepolto piano Ruanda dei governi precedenti.

Ma pure le misure per l’edilizia (con obiettivi vincolanti), per una vasto piano d’investimenti nelle infrastrutture, per un rafforzamento degli organi di regolazione indipendenti sia sul controllo del bilancio dello Stato sia sul business del calcio.

E soprattutto per la costituzione di due holding statali nuove di zecca, una incaricata di promuovere le fonti di energia rinnovabili, l’altra di avviare (sebbene solo dal 2029) il ritorno in mano pubblica delle ferrovie alla scadenza delle licenze attribuite negli ultimi decenni a gestori privati: inversione potenzialmente radicale rispetto a un certo culto delle privatizzazioni portato avanti fin dall’era Thatcher (ma anche da Tony Blair), e rivelatosi particolarmente fallimentare per i treni, nel giudizio consolidato dai sondaggi di larghi strati dell’utenza, in termini di costi e disservizi.

Indicazioni che faranno discutere e fanno storcere la bocca non solo all’ex premier conservatore Rishi Sunak, rimasto temporaneamente capo dell’opposizione in attesa che il suo partito si riprenda dalla batosta elettorale e designi una nuova leadership.

Il quale, nel primo botta e risposta a ruoli invertiti ai Comuni, giura che i Tories non faranno ostruzionismo a priori, e appoggeranno per esempio ogni incremento della spesa militare o la riesumazione di una legge contro il fumo dei più giovani evocata dal nuovo esecutivo in continuità col precedente.

Ma chiederanno “conto” a Starmer d’impegni come quello preso in campagna elettorale a “non aumentare le tasse”: senza concedere “alibi” su una presunta scoperta tardiva – già richiamata qua e là – di situazioni dei conti peggiori del previsto.

ANSA

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