Sentenza del Consiglio di Stato salva il Monte Crugname
Con sentenza del 17 luglio il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della Cementeria Costantinopoli e dato ragione al Comune di Melfi e la Regione Basilicata sulla questione della realizzazione di una cava di quarzarenite in località Monte Crugname (nel territorio di Melfi).
Nell’interesse pubblico, è stata ribadita la corretta sentenza del TAR dell’agosto 2022, che applicava la legge n. 353/2000, che vieta il cambio di destinazione d’uso dei fondi percossi dall’incendio.
Nel maggio del 2022 la Giunta regionale della Basilicata aveva infatti revocato in autotutela l’autorizzazione concessa alla Cementeria Costantinopoli a seguito della segnalazione dell’ex sindaco di Melfi, Livio Valvano, che aveva reso nota la circostanza dell’incendio nel 2015.
La legge, infatti, all’articolo 10 prescrive che le zone boscate interessante da incendi non possano avere destinazione d’uso diversa da quella preesistente all’incendio per almeno 15 anni.
Italia Nostra esprime soddisfazione per la corretta applicazione del vincolo di legge perché già nel 2020 (vedi articolo sul blog di Italia Nostra sul Fatto Quotidiano online Basilicata, la cava vicino al Parco del Vulture avrà un impatto devastante: chiediamo il ritiro dell’autorizzazione) aveva contestato la creazione della cava.
Il progetto sacrificava 228.403 mq di terreno caratterizzato da elevata naturalità per estrarre 8.697.438 mc di silice in 40 anni in un area contigua al Parco del Vulture (istituito con Legge Regionale nel 1994 e approvato nel 2017) e nelle immediate vicinanze della Riserva Naturale Statale Orientata di “Grotticelle”, della Foresta Regionale di Monticchio, della Sic Monte Vulture e del Tratturo Regio Melfi Castellaneta e Tratturello di San Guglielmo e avrebbe comportato un pesante impatto paesaggistico, “spianando” ampie porzioni sommitali di un colle.
Lascia perplessi, però, la constatazione che il paesaggio del Monte Crugname è stato salvato dalla corretta segnalazione del Comune di Melfi, ma né la Regione, né la Soprintendenza hanno sollevato la più importante delle obiezioni alla cava: la presenza di resti archeologici che testimoniano un possibile passaggio dell’Appia Antica nei paraggi della cava, in località Pisciolo, oltre al cosiddetto Ponte dell’Olio, di età romana, sottoposto a vincolo archeologico con Dm 7/12/1980. Addirittura, la strada interpoderale di accesso allo sventato progetto di cava pare sia il percorso che studi recenti individuano come l’Appia Antica.
Infine, se si fosse proceduto, come previsto dalla legge Galasso, alla co-pianificazione paesaggistica tra Regione e MiC, queste impugnative amministrative e gli scempi che costantemente mettono a rischio il territorio della Basilicata potrebbero essere evitati, come ha più volte sottolineato il Consigliere nazionale Vitantonio Iacoviello richiamando la Regione Basilicata alla necessità di una corretta pianificazione territoriale.
Italia Nostra Vulture Alto Bradano