Ci sono momenti nella vita in cui ti devi fermare per guardarti indietro prima di proseguire nel tuo cammino.
Ci sono momenti in cui devi prendere il coraggio in mano e provare a dare una svolta per te e magari per altri.
E questo sforzo lo deve fare ancor di più chi, in qualche modo, ha dei ruoli e ha dichiarato pubblicamente di volersi mettere al servizio del Bene comune.
Sento tutto il peso di questo passaggio e proprio per questo motivo ho deciso di comunicare pubblicamente le mie dimissioni da presidente di Basilicata Casa Comune, il movimento politico che dovrebbe incarnare il nuovo, la svolta, il cambiamento
Tutti conoscono la nostra genesi, la grande stagione, che sembra così lontana, in cui partendo dal coinvolgimento dal basso si voleva riavvicinare la gente alla Politica.
La partecipazione doveva essere il nostro modus operandi, il passaggio comunità per comunità ad ascoltare, elaborare progetti; la possibilità di confrontarsi anche duramente nei momenti in cui si dovevano prendere delle decisioni politiche in modo da trovare l’equilibrio che doveva nascere dalla sintesi delle varie posizioni.
La mia non è una rinuncia né un arrendersi, è una scelta personale di libertà, ma è, soprattutto, un invito al coraggio e alla responsabilità, a non aver paura di guardarsi dentro, di guardare dentro il cammino che insieme si intendeva percorrere, per capire se non sia forse il tempo di fermarsi e alzare di nuovo lo sguardo.
Con questo mio passo indietro mi auguro ci possano essere tanti passi in avanti di tutti coloro che sono stati intercettati, avvicinati, coinvolti in questi mesi e che, rimasti ai margini, aspettavano un segno, un cenno…; senza la partecipazione la Politica è morta, senza la partecipazione la politica e quindi l’indirizzo sullo sviluppo futuro delle comunità civili rimangono a disposizione di pochi che corrono il rischio di essere autoreferenziali; senza la partecipazione la politica è debole, ricattabile, strumento facile utilizzabile nell’interessi di pochi.
La casa comune che si intende costruire è lo spazio della politica e della responsabilità. Si avverte il bisogno di libertà, di partecipazione e di condivisione, l’esigenza di affrancarsi dai meccanismi che rischiano di diventare perversi della dipendenza e anche della delega deresponsabilizzante.
Come è potuto succedere che questi entusiasmi, questo impegno sincero, in così breve tempo non trovassero più i tempi e gli spazi di una politica alta?
Quando entri nel vortice di elezioni regionale e comunali, entri in un frullatore che magari non ti fa percepire eventuali errori. Poi ti fermi, guardi indietro e analizzi: la percentuale di votanti ancora troppo bassa alle votazioni regionali è indice di un mancato coinvolgimento o comunque di un entusiasmo che non si è creato completamente; alcuni passaggi decisivi adottati nelle competizioni elettorali e non passati al vaglio del più ampio confronto negli organi direttivi; il metodo utilizzato per la discussione della legge regionale 23/2024 sull’aumento dei compensi regionali a consiglieri e gruppi consiliari senza un confronto con la base associativa; l’assenza di condivisione e confronto fra persone elette sotto lo stesso simbolo nelle diverse competizioni regionale e comunali.
Tutti questi ed altri sono evidentemente dei segnali che devono essere colti.
È ora di imprimere un cambio, di ritornare alle origini, allo spirito iniziale se ci sono volontà e desiderio condivisi anche dai tanti finora rimasti ai margini.
E comunque, per come intendo la politica, che non è un posizionarsi, non è mantenere ruoli e responsabilità in attesa del proprio turno, sarebbe bene fare ammenda pubblicamente e dichiarare che quello spirito originario non è stato ancora realizzato.
Ed è evidente che a prescindere anche dal pensiero diverso dal mio che sicuramente c’è e che rispetto, come presidente, a partire dall’analisi fatta, dalla richiesta continua di delucidazioni delle persone che mi chiedono spiegazioni, dal desiderio di “un di più” nella politica, credo sia corretto fare questo passo alla luce del sole, pubblicamente, oltre che ufficialmente all’interno della nostra assemblea, sicuro che continuare su questa strada senza cambiare porterebbe direttamente alla fine ingloriosa di un sogno durato troppo poco.