Le cyber-spie avevano anche atti riservati dell’Eni Fonti Chigi, rinviato il decreto sul crimine informatico
Una “riunione” tra i vertici della “centrale di dossieraggio”, capace di “condizionare” economia e politica, e “due uomini non identificati che rappresenterebbero un’articolazione dell’intelligence di Israele”.
Colloqui intercettati dagli investigatori, che hanno scattato anche fotografie, e nei quali il network di cyber-spie sembra stringere un “accordo commerciale” di scambio di informazioni riservate.
Mentre saltano fuori riferimenti ad un “mandato” che dicono di aver ricevuto pure dalla Chiesa e “atti riservati di Eni” che sarebbero stati trovati negli uffici della Equalize.
Una sottrazione di dati che, però, al colosso petrolifero non risulta. Sono nuovi elementi che rafforzano l’ipotesi della Dna e della Dda di Milano sui legami del “gruppo” di Carmine Gallo e Nunzio Samuele Calamucci con Paesi e servizi segreti stranieri e sulla tentacolare presa su ogni genere di dato sensibile. Vengono fuori da una maxi informativa di oltre 3800 pagine depositata nell’inchiesta.
E mentre il presidente del Senato Ignazio La Russa e altri esponenti politici chiedono di chiarire “chi siano i mandanti” dei dossieraggi su larga scala, negli atti il pm Francesco De Tommasi mette nero su bianco che la rete di spie, con base in via Pattari, avrebbe goduto di una “‘cintura’ istituzionale” che “inconsapevolmente” scorreva “attorno all’organizzazione”. E generava “negli appartenenti” al gruppo una “forte sensazione di impunità”.
Nelle migliaia di pagine spuntano dialoghi tra Enrico Pazzali, titolare della Equalize e che ieri si è autosospeso dalla Fondazione Fiera Milano, e il mondo della politica, come una lunga telefonata con Daniela Santanchè (non coinvolta nell’inchiesta).
Gli altri della banda, oltre a fare ricerche sulle banche dati su La Russa, pure sui figli, Renzi ed altri, parlano tanto di politica e legami. Calamucci di Pazzali dice: “avendo lo sponsor di centrodestra i contatti sono settanta per cento centrodestra, trenta il resto”.
L’8 febbraio 2023 l’ormai ex numero uno della Fondazione Fiera è presente, stando agli accertamenti, negli uffici della Equalize, ma non partecipa alla riunione con le due persone portate da Vincenzo De Marzio, ex carabiniere, tra gli oltre 60 indagati. “Questi israeliani cosa son venuti a fare?”, chiede Pazzali a Gallo.
E l’ex super poliziotto, in contatto con “soggetti legati alla criminalità organizzata” e che potrebbe aver fatto parte di “settori d’intelligence”, gli risponde: “sono disposti a un ‘do ut des’, uno scambio d’informazioni”. Calamucci il giorno prima presentava il summit così: “mi han proposto un lavoretto da un milione!”.
Secondo i carabinieri, che hanno trascritto i dialoghi, Calamucci a nome del gruppo avrebbe messo “a disposizione i dati esfiltrabili dalle Banche Dati Strategiche” e si sarebbe reso “disponibile alle attività d’intelligence” a “pagamento”.
E gli israeliani avrebbero proposto “una partnership” per trasferire “informazioni eventualmente di interesse per il cliente Eni”.
E sarebbero stati “incaricati di monitorare ed acquisire informazioni utili nei confronti di Amara”, ormai notissimo (e non solo per i verbali sulla fantomatica loggia Ungheria) ex legale esterno del gruppo, e dell’imprenditore Francesco Mazzagatti.
Eni, intanto, “ribadisce di non essere mai stata, e di non essere, in alcun modo al corrente di eventuali attività illecite condotte da Equalize a livello nazionale o internazionale”.
Dalle parole ascoltate nell’incontro alla Equalize emergono riferimenti a relazioni di spionaggio e business molto ampie: il “monitoraggio degli attacchi hacker” dalla Russia, il “contrasto del finanziamento” ai mercenari della Wagner, l’individuazione “di fondi e movimenti bancari in Europa ed in Italia legati agli interessi russi” e “‘colpire’ un cittadino russo di nome ‘Costantin'”.
Si ascolta Calamucci dire: “Il braccio destro di Putin (…) la Chiesa chiede quello (…) La aiutiamo la Chiesa contro la Russia o no? Ci darà un po’ di roba per l’anno prossimo?”.
E Gallo: “Se ci paga…è stato sempre gratis!”. Nella montagna di carte risulta che la presunta associazione per delinquere avrebbe avuto tra i clienti anche Ilva in amministrazione straordinaria, mentre nei locali della società sarebbero stati trovati “un vero e proprio ‘archivio di Polizia’” e documenti su Paolo Simeone “noto youtuber e contractor italiano”.
Vengono a galla, inoltre, anche un dossier ed intercettazioni illecite sull’oro olimpico Marcell Jacobs e sul suo staff. Nell’archivio interno avevano inserito anche i “dati di tutti i Prefetti ed i Magistrati”.
Mentre Pazzali nel dicembre 2023 provava a chiedere garanzie in Procura. Pm che per lui al Riesame hanno chiesto l’arresto. Ora, da indagato, punta a “chiarire la propria estraneità ai fatti”.
ANSA