L’Autonomia arriva alla Consulta, scontro tra Regioni 4 di centrosinistra contro, 3 con il governo. Sentenza entro dicembre
Da una parte quattro Regioni guidate dal centrosinistra schierate contro la legge Calderoli, dall’altra tre del Nord in linea con il Governo.
Lo scontro sull’Autonomia differenziata arriva alla Consulta chiamata a pronunciarsi su questioni di costituzionalità sollevate dai ricorsi di Puglia, Toscana, Sardegna e Campania che hanno impugnato la legge nella sua totalità e anche con riferimento a specifiche disposizioni.
Una battaglia a suon di ricorsi che ha visto alternarsi in Aula, durante un’udienza-fiume, gli interventi degli avvocati delle quattro Regioni ricorrenti, delle tre del nord (Lombardia, Piemonte e Veneto) che si oppongono a questi ricorsi e dell’Avvocatura dello Stato.
La Corte si riunirà a partire da domani in camera di consiglio e la decisione è attesa nelle prossime settimane. La sentenza verrà depositata in ogni caso entro metà dicembre, quando la Cassazione deciderà sull’ammissibilità dei referendum abrogativi.
La pronuncia della Consulta potrebbe avere effetti proprio sui quesiti referendari che la Cassazione stessa potrebbe riformulare oppure dichiarare superati.
Per l’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza del governo, i ricorsi delle quattro regioni sono “inammissibili”. “Si fatica a rintracciare una lesione di competenze legislative delle regioni ricorrenti – ha sottolineato in Aula l’avvocato dello Stato Giancarlo Caselli – E questo incide sull’ammissibilità globale di tutte le ammissioni di ricorso delle Regioni”.
Di diverso avviso Massimo Luciani, avvocato della Regione Puglia: “E’ una legge tutt’altro che inoffensiva. Compromette la solidarietà tra regioni e il debito pubblico” ha detto.
“I Lep – ha aggiunto – investono tutti i diritti e dire che sia il governo a scegliere per quali diritti definire i Lep desta sconcerto e fa correre brividi lungo la schiena”.
Sulla stessa linea Andrea Pertici, in rappresentanza della Toscana: la legge Calderoli crea un sistema “finanziariamente insostenibile” e il risultato “non è un efficiente quadro di autonomia particolare volto a meglio rispondere alle esigenze del territorio, ma un’autonomia antisolidaristica e inefficiente nel garantire l’accesso ai servizi essenziali”.
Dal lato opposto delle barricate le tre regioni del nord che hanno presentato interventi ad opponendum, accolti stamattina dalla Corte. “Questa legge non toglie garanzie ma cerca di sburocratizzare.
La scommessa è far funzionare meglio le cose” ha affermato Mario Bertolissi avvocato del Veneto. Mentre Marcello Cecchetti per il Piemonte ha spiegato: “Ci opponiamo alle loro interpretazioni della Costituzione, non ci convincono e ci pregiudicano”.
Ad intervenire sulla questione anche il governatore del Veneto Luca Zaia che ha sottolineato: “E’ una norma che deve essere difesa, nella consapevolezza che rappresenta l’avvio di un nuovo corso per il nostro Paese”.
Il presidente pugliese Michele Emiliano, invece, si dice “fiducioso perché è evidente che si tratta di un provvedimento che crea disuguaglianze molto gravi e mette le Regioni più povere in difficoltà rispetto a quelle più ricche”.
ANSA