Giovanni Amoroso è il nuovo presidente della Consulta Eletto dalla Corte di Cassazione
Giovanni Amoroso, 76 anni, è il nuovo presidente della Corte costituzionale e succede così ad Augusto Barbera che ha terminato il suo incarico al vertice della Consulta lo scorso 21 dicembre.
Amoroso – nato a Mercato San Severino (Salerno) il 30 marzo 1949 – è stato eletto nella camera di consiglio che si è tenuta questa mattina a Palazzo della Consulta, il suo mandato terminerà il 13 novembre 2026.
Ha svolto il ruolo di presidente facente funzioni dopo l’addio di Barbera.
È stato eletto giudice costituzionale dalla Corte di cassazione il 26 ottobre 2017, ha giurato il 13 novembre 2017, è Vice presidente dal 12 dicembre 2023.
Giovanni Amoroso è stato eletto presidente della Consulta all’unanimità, ed ha poi nominato come vice presidenti Francesco Viganò e Luca Antonini.
Viganò, professore ordinario di diritto penale, è nato a Milano il 1 marzo 1966. Nominato dal Presidente della Repubblica il 24 febbraio 2018, ha giurato l’8 marzo 2018.
Antonini, professore ordinario di diritto costituzionale, nato a Gallarate (Varese) il 27 maggio 1963. Eletto dal Parlamento il 19 luglio 2018, ha giurato il 26 luglio 2018.
“Il mio impegno sarà assoluto”: queste tra le prime parole del neoletto presidente della Consulta Giovanni Amoroso che in conferenza stampa sta incontrando i giornalisti, e ha aggiunto che come prevede la Costituzione si impegna a svolgere il suo mandato “con disciplina ed onore”. Amoroso ha poi ricordato come la Costituzione è la “bussola” dei giudici costituzionali e l’Europa è una “stella polare”.
“Non ci sono linee programmatiche da esporre. La Corte è un organo profondamente collegiale. C’è da ricordare che la bussola nell’attività della Corte è la Costituzione”.
“Anche con undici giudici la Corte non è menomata”, ha sottolineato in merito alla fase di stallo in Parlamento per il mancato accordo sulla nomina dei quattro membri della Consulta di nomina politica.
“Il Parlamento ha mandato in passato giudici di eccellenza. Temere che possa esserci un atteggiamento di sottovalutazione non mi pare.
Ci aspettiamo e sicuramente sarà così che dal Parlamento verranno nominati giudici di assoluto livello, che dopo il giuramento si spogliano della loro provenienza” perchè poi “c’è la sintesi della camera di consiglio”.
Lo ha detto il presidente della Consulta Giovanni Amoroso rispondendo a una domanda sul ritardo del Parlamento nella nomina dei giudici costituzionali mancanti che sono quattro. Amoroso ha ricordato che il parlamento ha nominato giudici di valore come Barbera, Posperetti e Silvana Sciarra.
Parlando della riforma dell’Autonomia, Amoroso ha detto che “occorre che il legislatore intervenga e determini i criteri per i Lep” che sono il “pilastro su cui si regge la legge 86” che “è stato investito dalla pronuncia di incostituzionalità”. “La possibilità di determinare i Lep senza un intervento del legislatore non c’è.
Occorre che il legislatore intervenga e determini i criteri per l’individuazione dei Lep. Anche per le materie non Lep c’è la necessità che intervenga il legislatore. C’è da ricostruire questa fase, che è a fondamento di tutto l’impianto della legge per l’attribuzione di specifiche funzioni di materia”.
In merito al tema del fine vita su cui la Consulta in passato ha sollecitato interventi legislativi. Amoroso ha detto che “Il principio della leale collaborazione in questo dovrebbe trovare attuazione”. Passi indietro è un po’ difficile che si possano ipotizzare” su temi come la procreazione medicalmente assistita e il fine vita, “ma poi c’è sempre da confrontarsi con il contesto, pensate a quello tutto particolare che si è verificato durante la pandemia”.
Infine sulla riforma della giustizia ha sottolineato che “non giova al Paese che ci si sia una situazione, non dico di conflitto, ma di non armonia. Non giova alla serenità del Paese e ci sono vari fronti. Ma qui la Corte ha un ruolo specifico. Questo appartiene alla politica. La Consulta controlla la costituzionalità delle leggi”.
Amoroso, dalla Pretura di Bergamo alla Consulta
Giovanni Amoroso, il neoletto presidente della Consulta, nato a Mercato Sanseverino (Salerno) il 30 marzo 1949, è stato nominato magistrato con decreto ministeriale del 27 marzo 1975; ha svolto le funzioni di pretore penale presso la pretura di Bergamo (1976-1980) e di pretore del lavoro presso la pretura di Roma (1980-1984).
Assegnato all’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione nel 1984, dapprima come magistrato di tribunale (1984-1989) e poi come magistrato d’appello (1996-2000), è stato applicato alla Sezione Lavoro ove ha partecipato ai collegi come relatore e poi estensore delle pronunce adottate.
Nel periodo 1986-1989 è stato applicato al Centro elettronico di documentazione della Corte di cassazione ed ha curato i corsi di apprendimento del sistema Italgiure delle banche dati della Corte.
Dal 1990 al 1996 è stato collocato fuori ruolo della magistratura in qualità di assistente di studio a tempo pieno del giudice costituzionale Renato Granata; successivamente – rientrato in ruolo come magistrato d’appello applicato all’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione – ha proseguito, a tempo parziale, sino al 1999 la sua collaborazione con il giudice costituzionale Renato Granata, eletto Presidente della Corte.
In seguito, dal 1999 al 2008, rimanendo in ruolo come magistrato della Corte di cassazione, è stato assistente di studio del giudice costituzionale, poi Presidente, Franco Bile. Nominato Consigliere di cassazione nel 2000, è stato dapprima assegnato alla Terza Sezione penale, con applicazione alla Sezione Lavoro e, successivamente, assegnato a quest’ultima con applicazione alla Terza Sezione penale.
Conseguita l’idoneità alle funzioni direttive superiori, dal marzo 2006 è stato designato quale componente delle Sezioni Unite civili della Corte di cassazione.
Nominato Direttore aggiunto dell’Ufficio del Massimario della Corte nel febbraio del 2013, successivamente ne è divenuto il Direttore.
Nel febbraio del 2015 è stato nominato Presidente di sezione della Corte e assegnato alla Sezione Lavoro. Nel giugno del 2015 è stato destinato anche alle Sezioni Unite civili come presidente di sezione non titolare, venendo altresì designato come coordinatore delle Sezioni Unite civili.
ANSA