POLITICA

Mattarella cita Primo Levi: ‘La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia’

Il capo dello Stato: 'Auschwitz conseguenza diretta di leggi fasciste. La Repubblica Salò complice fino alla 'soluzione finale' ". Alla cerimonia del Giorno della Memoria' presenti Meloni e Segre. Sul palco la riproduzione delle leggi razziali del 1938

Sono di ritorno da Auschwitz dove ho partecipato – insieme a capi di Stato e rappresentanti nazionali provenienti da ogni parte d’Europa, dall’Australia, oltre che, naturalmente, da Israele – alla cerimonia che ricorda l’ottantesimo anniversario dell’apertura dei cancelli del più grande campo di sterminio che la storia ricordi.

Luogo di morte per antonomasia, simbolo tetro e incancellabile, testimonianza dell’abomino di cui è capace l’essere umano quando abbandona il diritto, la tolleranza, il rispetto e si incammina sulla strada dell’odio, della guerra, del razzismo, della propria dignità, della barbarie”.

Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla celebrazione del ‘Giorno della memoria’ al Quirinale.

“Auschwitz è la conseguenza diretta delle leggi razziste, ignominiosamente emanate anche in Italia dal regime fascista e della furia antiebraica nazista, di cui il regime fascista e la Repubblica di Salò furono complici e collaboratori, fino alla “soluzione finale”. Auschwitz rappresenta l’abisso più profondo e oscuro mai toccato nella storia dell’umanità”, ha aggiunto.

“Anche con la definitiva sconfitta del nazifascismo in Europa, con la ripresa delle democrazie, le ferite non si sono mai del tutto rimarginate. Era arrivata la liberazione. Ma ombre, parole e fantasmi continuarono – e continuano – a generare inquietudine. Sosteneva in quegli anni Primo Levi: ‘Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi.

La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia’. Cominciava un’era di libertà e di solidarietà, ma il suo avvio era accompagnato da non piena consapevolezza degli orrori più perversi degli anni della guerra, da dubbi sulle prime notizie, talvolta da incredulità rispetto a quanto era avvenuto nei campi nazisti. Lo sa bene chi è sopravvissuto a quella tragica e disumana esperienza”, ha detto Mattarella.

Poi ha aggiunto:  “Non cediamo allo sconforto. Abbiamo fiducia nel futuro dell’umanità, nella saggezza dei popoli, nella determinazione di tante donne e tanti uomini in grado di impedire con onestà e coraggio, che forze oscure possano prevalere sull’aspirazione naturale dell’umanità alla pace, alla giustizia, alla fratellanza. Ripetiamo allora anche noi, con particolare determinazione in questi nostri giorni, nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, nelle case e nelle piazze, quel grido forte e alto, che proviene, ogni giorno e per sempre, dal recinto di Auschwitz: ‘Mai più!'”.

Mattarella ha inoltre affermato che “è doloroso e inaccettabile che vi siano ignobili insulti razzisti alla senatrice Segre, su quei social media che sono nati come espressione di libertà e che rischiano invece, sovente, di diventare strumento di violenza e di negazione di diritti. Occorre mettervi un argine. Sono reati gravi, che vanno perseguiti a tutela della libertà e della giustizia”.

“Non raccolsi per fortuna quella pistola e diventai una donna di pace, per la vita”, così Liliana Segre ha ricordato l’attimo della sua scelta di non raccogliere la pistola gettata a terra dal suo carceriere il Primo maggio del 1945, quando si aprirono le porte del lager di Auschwitz, e i kapò del campo si disfarono delle divise, allontanarono i cani e cercarono di mescolarsi ai sopravvissuti. La senatrice a vita ha parlato al Quirinale, alla presenza di Mattarella e delle più alte cariche dello Stato per le celebrazioni del Giorno della Memoria.

“L’accoglienza risolverebbe tutti i problemi”: così la senatrice ha risposto a una studentessa che le chiedeva come vivere senza conflitti. La senatrice Segre ha anche ricordato l’indifferenza della città di Milano davanti alla deportazione degli ebrei caricati su camion scoperti e presi a calci e pugni da fascisti e tedeschi, l’indifferenza della sua maestra, e di tante sue amiche, eccetto tre ragazze che le sono state vicine tutta la vita.

Al Quirinale, sul palco, una riproduzione dell’opera di Emilio Isgrò, artista famoso per le sue cancellature, sui “provvedimenti per la difesa della razza italiana” del 17 novembre 1938. In platea oltre ai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il vicepremier Antonio Tajani, il ministro della Difesa Guido Crosetto, dell’Interno Matteo Piantedosi, dell’Istruzione Giuseppe Valditara, della Cultura Alessandro Giuli.

ANSA

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