Sanità privata accreditata: dalle dichiarazioni di apertura alle azioni concrete

Abbiamo già espresso il nostro apprezzamento per le recenti dichiarazioni dell’Assessore regionale alla Salute, che escludevano un “braccio di ferro” con la sanità privata accreditata e lasciavano intravedere una reale volontà di collaborare alla ricerca di soluzioni condivise.
Tuttavia, dobbiamo constatare che, a oggi, le strutture destinatarie delle diffide inviate dall’ASP non hanno ancora ricevuto alcuna convocazione formale dall’Assessore per un confronto diretto.
È opportuno ribadire che la vicenda non si limita a una semplice controversia di natura giuridico-amministrativa.
Al contrario, è proprio un approccio burocratico e discutibile ad aver generato il paradosso in cui le strutture si trovano.
Nell’incontro con i capigruppo del Consiglio regionale, è emersa in modo unanime l’esigenza di ristabilire l’onorabilità e la credibilità delle istituzioni regionali, tutelando in primo luogo la dignità di chi ha fornito assistenza sanitaria essenziale, su richiesta del Servizio Sanitario Regionale.
Se la “collaborazione” di cui parla l’Assessore si risolvesse nella recente convocazione trasmessa dall’ASP alle 13 strutture, non potremmo che dichiararci profondamente delusi.
Per un attimo, avevamo nutrito la speranza di un rinnovato clima di fiducia nelle istituzioni democratiche. Invece, l’ASP ha inviato convocazioni individuali, menzionando genericamente le delibere contestate e senza fornire alcuna spiegazione sulla reale finalità degli incontri.
Criticità ancora aperte
1. Assenza di un tavolo ampio, aperto e trasparente (con la partecipazione del Consiglio regionale)
Nonostante i toni distensivi, non è stata avanzata alcuna convocazione ufficiale né è stato fissato un calendario di incontri. Le strutture che hanno ricevuto le diffide, chiamate a restituire somme per prestazioni erogate tra il 2015 e il 2020, restano in attesa di un confronto chiarificatore. il termine minacciato (pare il 10 marzo) incombe ancora senza alcuna revisione.
2. Retroattività delle richieste
Il nodo cruciale rimane la natura retroattiva delle diffide, che rischia di mettere in seria difficoltà chi ha fornito servizi essenziali ai cittadini, sulla base di contratti e accordi in vigore. Su questo punto è indispensabile un confronto diretto con l’Assessore.
3. Ruolo del Consiglio regionale e delle Commissioni
È stata più volte sollecitata la creazione di un tavolo politico-istituzionale, capace di affrontare il problema con una prospettiva di ampio respiro. Al momento, però, mancano indicazioni su un effettivo coinvolgimento del Consiglio e delle Commissioni, nonostante le dichiarazioni di disponibilità a risolvere la questione.
4. Questione etica e trasparenza
Continuare a chiedere prestazioni sanitarie fondamentali, per poi rimettere in discussione i compensi già corrisposti, pone anche un problema etico, oltre che amministrativo. È necessario riaffermare i principi di correttezza e trasparenza che devono guidare l’operato di ogni ente pubblico.
Appello all’Assessore
Chiediamo dunque che l’Assessore traduca al più presto le proprie dichiarazioni in azioni concrete, convocando formalmente le strutture destinatarie delle diffide. Solo un confronto diretto, aperto e trasparente potrà ricreare un clima di fiducia e definire soluzioni che garantiscano la sostenibilità del sistema, il rispetto degli accordi sottoscritti e, soprattutto, la continuità delle prestazioni sanitarie a favore dei cittadini.