IL Vaticano lancia VHacks
Si è aperto ufficialmente questa mattina il primo hackathon in Vaticano. ‘VHacks’ – ‘V’ sta per ‘Vatican’ – è una sorta di ‘maratona di cervelli’ (il termine hackathon nasce dalla crasi di hack e marathon), che vede 120 studenti di varie università sparse per il mondo (forte la rappresentanza dell’Harvard Business School che ha fortemente collaborato all’organizzazione) collaborare e competere per individuare soluzioni tecnologiche per questioni come l’inclusione sociale e le crisi mondiali di migranti e rifugiati, temi molto cari a Papa Bergolgio.
La cerimonia di inaugurazione si è tenuta questa mattina nell’imponente Palazzo Della Cancelleria, di proprietà della Sede Apostolica, che vanta un bellissimo cortile del Bramante. A presentare a più di un centinaio di ragazzi in sala, il contenuto e il valore di questa sfida etico/tecnologica sono stati Eric Salobir, padre domenicano presidente e fondatore di Optic (network internazionale di ricerca e studio su come coniugare i valori etici e le rivoluzioni legate all’innovazione tecnologica). Padre Michael Czerny, gesuita, sotto segretario al Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale che si occupa specificatamente di profughi e migranti, ha incoraggiato i ragazzi a “proporre idee e soluzioni molto diverse e di sentirsi la forza di cambiare il mondo”.
“Il Papa conosce bene questo progetto e ci ha incoraggiato a realizzarlo”, ha detto mons. Luicio Ruiz della Segreteria vaticana per la Comunicazione, spiegando che è stato lo stesso Francesco, che non prenderà parte all’appuntamento, a concedere l’imprimatur affinché l’iniziativa si chiamasse ‘Vatican Hacks’.
Quattro, ha spiegato l’esponente della Segreteria per la comunicazione, i motivi che hanno spinto ad organizzare l’iniziativa in Vaticano: “Le sfide che porta avanti l’hackathon comprendono gli argomenti che stanno più a cuore al Santo Padre – i migranti e i rifugiati, il dialogo interreligioso, l’inclusione sociale.
La Chiesa ha sempre camminato con la cultura, e la relazione tra scienza e fede è stata sempre molto profonda. Essendo il Vaticano un’istituzione di dimensioni internazionali, era il luogo più adatto per presentare la bellezza e la potenza del lavorare insieme tra intelletto e fede, amore e tecnica, accogliendo la sfida di mettere la scienza e la tecnologia a servizio di chi ha bisogno; creare un modello per invitare altre realtà a rispettare la relazione intensa che esiste tra il mondo dell’università, i giovani, i tecnici, gli scienziati”.
Ad affiancare i tre rappresentanti del mondo vaticano c’è stata una giovane donna siriana, Maya Al Maki, che ha raccontato la sua dolorosa storia di rifugiata per far capire ai ragazzi una delle realtà che il progetto vuole affrontare.
Gli hacking che si tengono all’Hotel Columbus, si chiuderanno domani mattina alle 8. Alle 11 ci sarà il lavoro di scrematura della giuria per arrivare alle valutazioni che porteranno alla cerimonia della premiazione.
General Partner di Vhackenton sono importanti gruppi tech come Google, Fem, Microsoft, salesforce e Tim.