Made in Italy come ‘quinto elemento’. A Parma la 19esima edizione di Cibus
Aria, terra, acqua, fuoco. Ai quattro elementi classici, se ne aggiunge un quinto: il Made in Italy, Made with care. È il tema dell’assemblea pubblica di Federalimentare, tenuta oggi 7 maggio in Sala Barilla, a Cibus, Salone internazionale dell’Alimentazione edizione numero 19, Parma.
Il Quinto elemento certifica, difende e promuove la produzione agroalimentare italiana, la più copiata e contraffatta del mondo. Ne hanno parlato Luigi Scordamaglia (presidente Federalimentare), Michele Scannavini (presidente agenzia Ice, istituto commercio estero), Massimiliano Valerii (direttore generale Censis), Vincenzo Boccia (presidente Confindustria). Moderati da Luca Telese, di Radio 24, e Nicola Porro, vicedirettore del Giornale.
I lavori sono stati introdotti da Ricky Tognazzi, che ha presentato il video di lancio dell’iniziativa ‘Il Quinto elemento’, parlando a ruota libera di suo padre Ugo, attore e grande estimatore della cucina e cuoco dilettante, che “nessuno osava criticare”.
Tutti, ospiti e moderatori, lamentano che il governo non ci sia ancora, un guaio per l’intero settore. Ramo importantissimo del “fare italiano” sempre più aperto all’innovazione: quest’anno Cibus ospita un Innovation Corner, dove il cibo del futuro (prossimo) e i temi correlati saranno sviluppati fino al 10 maggio, chiusura del Salone.
“Quinto elemento è la nostra unicità”, dice Scordamaglia. “L’italian sounding, il fenomeno globale che vede tutti i prodotti dal nome italiano molto ricercati, anche quando sono taroccati, vale circa 90 miliardi di euro.
Noi, con i veri prodotti, abbiamo un giro d’affari di 50 miliardi, possiamo e dobbiamo cercare di crescere portando nel mondo il vero buono italiano, non le imitazioni”. Michele Scannavini ricorda però che un freno è la grande distribuzione.
“L’Italia è il fanalino di coda, tedeschi e francesi fanno il bello e cattivo tempo. La distribuzione richiede investimenti”. “In ballo c’e il brand Italia, tra i più forti del pianeta.
L’export alimentare è tre o quattro volte più veloce dell’export complessivo”, sottolinea Massimo Valerii, che grazie a Istat ha il polso del Paese. “A Cibus ho visto la società, non la società del rancore”.
L’assemblea pubblica di Federalimentare (in sala anche Dario Di Vico del Corriere della Sera e Sebastiano Barisone, di Radio24) è stata chiusa da Vincenzo Boccia, presidente Confindustria,che ha messo l’accento su un problema gravissimo: il governo che tarda a essere costituito priva l’Italia e il suo sistema industriale di adeguata rappresentanza in Europa e nel mondo.
“Ma il governo da solo non basta, chi lo formerà deve avere un paradigma di pensiero che sappia affrontare i complessi problemi sul tavolo, dal lavoro e le sue leggi al debito pubblico”.
Fate presto, sembrano dire tutti a Cibus, mentre la gente (operatori del settore in maggioranza) sciama tra i padiglioni allestiti da oltre tremila espositori.