Papa al dicastero della Comunicazione: la riforma dei media Vaticani prosegue
“È la prima volta che vi incontro tutti insieme da quando, quattro anni fa, è iniziato il processo di accorpamento in un nuovo Dicastero della Curia Romana di tutte le realtà che, in diversi modi, si occupavano della comunicazione”.
Papa Francesco ha salutato così i partecipanti all’assemblea plenaria del Dicastero per la Comunicazione, ricevuti in udienza nella Sala Regia con i Dipendenti del Dicastero.
“Le riforme sono quasi sempre faticose, e anche quella dei media vaticani lo è. Possono esserci stati dei tratti di strada particolarmente difficili, possono esserci stati anche dei fraintendimenti, ma sono contento di vedere che il cammino va avanti con lungimiranza e con prudenza.
So dello sforzo che avete fatto per utilizzare al meglio le risorse che vi sono affidate, contenendo i costi improduttivi”, ha aggiunto il pontefice.
“Per la Chiesa la comunicazione è una missione. Nessun investimento è troppo alto per diffondere la Parola di Dio. Allo stesso tempo ogni talento deve essere ben speso, fatto fruttare.
Anche su questo si misura la credibilità di quel che diciamo”. “Inoltre – ha proseguito -, per rimanere fedeli al dono ricevuto, bisogna avere il coraggio di cambiare, mai sentirsi arrivati, né scoraggiarsi.
Occorre sempre rimettersi in gioco, uscire dalle proprie false sicurezze e abbracciare la sfida del futuro. Precorrere i tempi non è spegnere la memoria del passato, è mantenerne vivo il fuoco”.
A proposito del tema della plenaria – ‘Siamo membra gli uni degli altri” (Ef 4,25)’ -, il Papa ha quindi aggiunto che “la vostra, la nostra forza sta nell’unità, nell’essere membra gli uni degli altri. Solo così potremo rispondere sempre meglio alle esigenze della missione della Chiesa”.
La comunicazione nella Chiesa “non può che essere caratterizzata da questo principio di partecipazione e condivisione – ha sottolineato.
La comunicazione è veramente efficace solo quando diventa testimonianza, cioè una partecipazione della vita che ci viene donata dallo Spirito e ci fa scoprire in comunione gli uni con gli altri, membra gli uni degli altri”.
“Per questo – ha concluso – vi incoraggio a continuare, nel vostro lavoro quotidiano, a fare sempre più squadra, in questa cooperazione tra laici, religiosi e sacerdoti di tanti Paesi, di tante lingue, che fa molto bene alla Chiesa. Possa lo stile stesso del vostro lavoro rendere testimonianza alla comunione”.
“Come dovrà essere la comunicazione? Una cosa che voi non dovete fare è pubblicità, solo pubblicità.
Non dovete fare come fanno nelle imprese umane, che cercano di avere più gente: è una parola tecnica, voi non dovete fare proselitismo”, ha aggiunto ancora il Papa, parlando poi a braccio.
“Io vorrei che la comunicazione nostra sia cristiana e non fattore di proselitismo: non è cristiano fare proselitismo. Benedetto XVI l’ha detto con grande chiarezza: ‘la Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione’, cioè per testimonianza. E la comunicazione nostra dev’essere testimonianza”, ha detto Francesco.
“Se voi volete comunicare soltanto una verità senza la bontà e la bellezza fermatevi, non fatelo. Se volete comunicare una verità, ma senza coinvolgervi senza testimoniare con la propria vita, con la propria carne quella verità fermatevi, non fatelo.
C’è sempre la firma della testimonianza in ognuna delle cose che noi facciamo. Testimoni, cristiani vuol dire testimoni. Martiri. E’ questa la dimensione martiriale della nostra vocazione: essere testimoni”.