Protezione civile: oltre 5,6 miliardi di euro i costi dell’emergenza maltempo
Italia invia dossier all’Ue per attivazione Fondo di solidarietà
Il Dipartimento della Protezione Civile ha trasmesso a Bruxelles il fascicolo con la stima dei costi relativi ai danni causati dagli eccezionali eventi meteorologici che, nell’autunno scorso, hanno interessato gran parte del territorio italiano, al fine di attivare il Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea (FSUE), destinato a sostenere gli Stati membri dell’Ue colpiti da catastrofi naturali.
L’impatto economico determinato dall’eccezionale ondata di maltempo, ammonta complessivamente ad oltre 5,6 miliardi di euro: di questi, oltre 4,5 miliardi sono i danni diretti relativi a edifici, infrastrutture pubbliche e ad attività produttive, mentre oltre 1,1 miliardi sono i costi relativi alla gestione dell’emergenza.
La stima comprende danni diretti, sia pubblici che privati – vale a dire quelli che hanno compromesso edifici, infrastrutture e che hanno colpito industrie e imprese, il patrimonio culturale, le reti di distribuzione dell’energia, del gas, dell’acqua – e i costi eleggibili, sostenuti dallo Stato per far fronte alla prima fase dell’emergenza.
Questi ultimi, in particolare, comprendono i costi per il ripristino immediato delle funzionalità di infrastrutture e impianti nei settori dell’energia, dell’acqua, delle acque reflue, delle telecomunicazioni, dei trasporti, della sanità, dell’istruzione; per i servizi d’emergenza legati al soccorso della popolazione colpita e ad assicurare gli alloggi provvisori; per la messa in sicurezza delle infrastrutture di prevenzione e per la protezione del patrimonio culturale; per l’immediata ripulitura delle zone danneggiate.
Il dossier inviato alla Commissione Europea – per il tramite della Rappresentanza permanente d’Italia – rappresenta la sintesi, su scala nazionale, delle informazioni e dei dati comunicati al Dipartimento dalle Regioni e dalle Province autonome coinvolte: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Valle d’Aosta, Province autonome di Trento e Bolzano, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.