MUSICA
Black Shop disco d’esordio della cantante Letizia Onorati (Dodicilune/Ird)
Sabato 1 ottobre esce in Italia e all’estero distribuito da Ird e nei migliori store digitali, Black Shop disco d’esordio della giovane cantante leccese Letizia Onorati. Prodotto dall’etichetta Dodicilune nella collana editoriale Koinè, il disco sarà presentato ufficialmente nel giorno dell’uscita (ore 21 – ingresso libero) al Teatro Paisiello di Lecce. Black Shop contiene tredici brani firmati tra gli altri da Duke Ellington, Chick Corea, Miles Dav is, Thelonious Monk riproposti dal trio che coinvolge con la cantante anche il pianista Paolo di Sabatino (che ha curato gli arrangiamenti) e la violoncellista Giovanna Famulari. Il tour di presentazione del disco toccherà anche Bari (17 novembre – Kabuki) e Roma (25 novembre – Circolo dell’Antico Tiro a Volo).
Il cd è un viaggio sonoro che cronologicamente si svolge tra Softly as in a Morning Sunrise, un tema d’operetta datato 1928, e Black Shop, una canzone che Di Sabatino scrisse nel 2009 per Mario Biondi. «Nel mezzo una manciata di gemme, alcune pescate dal mare di Tin Pan Alley, altre dal golfo del jazz, tutte arrangiate nell’intim a dimensione del duo o nella foggia cameristica del trio con violoncello», precisa nell’introduzione al disco il musicologo Luca Bragalini. «Preziosissime le ballad. These Foolish Things (che il jazz ha davvero iniziato ad amare quando Billie Holiday se ne prese cura nel 1936) è omaggiata da una lettura straordinaria così come la performance di Spring Can Really Hang You Up the Most, in cui Letizia Onorati scava con maturità un testo di grande fragilità, che è davvero toccante. Non meno riusciti i brani trascinanti come Joy Spring, in cui le note dello scat son scelte con gusto, Four, virato a samba, o Sweet and Lovely, la vecchia song del 1931, irriverentemente rovesciata in un avvincente gospel; in quest’ultimo titolo l’improvvisazione vocale si appoggia al passaggio al IV di battuta 5 dall’andamento blues per citare il classico Now’s the Time. Di interesse il quadruplo tributo al Duca con una Prelude to a Kiss in 6/8, una It Don’t Mean a Thing carica di groove, una Sophisticated Lady da cui svetta un ispirato solo di piano (misto di forza ritmica e attenta ricerca melodica) ed un inchino ad In a Sentimental Mood che è uno dei momenti più alti di questo disco», prosegue Bragalini. «Qui un severo arpeggio del violoncello ancorato alla scala minore naturale è lo scarno accompagnamento della prima esposizione del tema affidata alla voce; quando il pianoforte fa il suo ingresso nella seconda A il violoncello diventa improvvisamente lirico e cantabile: l’inclemente trenodia cangia in un romantico slow. L’interpretazione vocale è senza sforzo; la Coda, che spegne con delicatezza il capolavoro che Ellington scrisse nel 1935, è assolutamente commovente».