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Concorrenza Leale ai tempi del PNRR: ecco la nuova sfida per l’Europa

Concorrenza Leale ai tempi del PNRR: ecco la nuova sfida per l’Europa di Biagino Costanzo, Dirigente d’azienda e Socio AIDR

É stata presentata lo scorso 29 settembre la relazione Annuale  dell’AGCM (Autorità Garante della concorrenza e del mercato) e, come  sempre, è risultata molto completa nella sua interezza e particolarità  delle considerazioni effettuate dall’autorità.

Tuttavia, dalla relazione del Presidente Rustichelli, sono emersi dati  e azioni che cadono in un momento cruciale della vita dell’Unione  Europea – non solo italiana – con la gestione dell’emergenza sanitaria  in prima fila e l’adozione del Next Generation EU.

É interessante soffermarsi su alcuni focus che non debbono sembrare  distanti dalla quotidianità dei cittadini ma che, inversamente sono  molto addentro il nostro essere utenti e attori della vita economica e  sociale nel Paese.

Possiamo iniziare parlando della sleale concorrenza fiscale tra gli  Stati membri dell’Europa: come afferma il Presidente, esso  “costituisce uno dei più gravi fattori di distorsione di quel level  playing field, che è a fondamento di una competizione equa.

Il danno  arrecato agli Stati che producono valore dal dumping fiscale posto in  essere da taluni Paesi europei, divenuti oggi dei veri e propri  paradisi fiscali con l’euro, si è ancor più aggravato”.

Infatti, se pensiamo che nel nostro paese, solo nel 2018, sono stati  ben 27 i miliardi realizzati dalle multinazionali e spostati nei  paradisi fiscali europei; 40 quelli spostati dalla Francia; 71 i  profitti sottratti alla tassazione in Germania.

Chi ne beneficia sono sempre sei Stati, Belgio, Cipro Lussemburgo,  Irlanda, Olanda e Malta, mentre l’Europa è la principale vittima  dell’elusione delle grandi società, con oltre il 35% dei profitti  spostati dal Vecchio Continente, a fronte di meno del 25% dagli Stati  Uniti.

Altro argomento delicato è anche il dumping sul piano contributivo e  delle tutele del lavoro proveniente da alcuni Paesi dell’Est Europa,  che viene aggravata quando i contributi europei vengono utilizzati per  conseguire vantaggi, assolutamente indebiti, competitivi e tendono  favorire processi di delocalizzazione a scapito di altri Paesi membri.

Ancora una volta è chiaro che il persistere di tali fenomeni contrasta  radicalmente il principio ispiratore della solidarietà, fortemente  voluto dai Padri fondatori dell’Unione Europea e rischia di  compromettere il progetto europeo.

Dal punto di vista etico, nella relazione è emerso ad esempio che, sul  tema della concorrenza fiscale, il vertice del G20 tenutosi a Venezia  lo scorso luglio, si è concluso con un accordo di massima che prevede  l’introduzione di una global minimum tax pari ad almeno il 15%.

È certamente un passo avanti nel contrasto al comportamento delle  multinazionali che oggi possono liberamente spostare i profitti nei  paradisi fiscali, ma non risolve certo fino in fondo il problema della  concorrenza sleale all’interno dell’Unione Europea.

Non lo si risolve né dal punto di vista dell’enforcement, infatti sarà  complesso applicare in modo uniforme la nuova imposta a causa della  mancata standardizzazione dei criteri di calcolo della relativa base  imponibile, né appunto dal punto di vista etico, poiché continueranno  ad esistere Paesi in Europa che, in assenza di regole comuni,  continueranno ad abusare della propria autonomia fiscale.

Pandemia e rispetto del consumatore

La pandemia Covid-19, dichiarata tale dall’OMS lo scorso 11 marzo 2020  (purtroppo ancora in atto) ha significato un cambiamento sociale ed  economico epocale.

Questa ha richiesto, da parte dei governi l’adozione di misure  efficaci per assicurare l’approvvigionamento di beni e servizi  essenziali a prezzi accessibili, per garantire il graduale ripristino  di filiere produttive e distributive temporaneamente bloccate.

Il conseguimento di tali obiettivi ha reso necessarie forme più o meno  intense di cooperazione tra le imprese per scongiurare il rischio di  una carenza di beni e servizi essenziali e questo è stato possibile  grazie alle vigenti regole di concorrenza, che già consentono la  conclusione di accordi di cooperazione.

Siamo stati chiamati tutti, ognuno nel proprio ambito professionale, a  confrontarci con problematiche inedite, inattese e complesse, ad  affrontare questo evento traumatico con freddezza e cercando di essere  propositivi, individuando risposte celeri e necessarie per reagire  prontamente e senza pregiudicare lo status-quo organizzativo sia nei  settori privati che pubblici.

Questa è la “resilienza”così tanto citata – anche molto a sproposito –  negli ultimi mesi, ma conosciuta solo da chi per professione o per  servizio l’ha studiata, progettata, gestita e conosciuta da vicino.
Ciascuno degli attori facente parte del Sistema Paese è stato chiamato  a dare un contributo che potesse arginare le tantissime criticità e  sofferenze emerse nella società civile.

Anche in questo contesto l’AGCM non ha fatto mancare il suo prezioso  contributo in modo trasversale a servizio di cittadini, consumatori,  imprese e istituzioni pubbliche, al fine di garantire rapporti  economici e commerciali trasparenti ed equilibrati e assicurare  mercati concorrenziali.

L’emergenza ha imposto l’esigenza di far ricorso, anche in modo nuovo,  a tutti gli strumenti di intervento a disposizione dell’Autorità al  fine di tutelare le nuove fragilità indotte dalla pandemia e reprimere  le condotte illecite da questa favorite.

Sin dall’inizio di questo biennio nero infatti, i consumatori sono  apparsi facilmente esposti, più sensibili e condizionabili  nell’acquistare beni o servizi a fronte delle nuove esigenze generate  dall’emergenza.

L’Autorità quindi, nell’esercizio delle proprie competenze in materia  di tutela del consumatore, ha dovuto dedicare specifiche attenzioni al  comportamento e alla condotta poste in essere dagli operatori nei  settori economici che maggiormente sono stati interessati dall’impatto  della pandemia, in particolare i settori farmaceutico, agroalimentare,  del commercio online, del turismo e dei trasporti, del credito.

E’ fuori dubbio quindi che, orientando le proprie azioni ed  interventi, l’Autorità abbia saputo adeguare le politiche di  concorrenza e di tutela dei consumatori all’eccezionalità del  contesto, in linea con le iniziative intraprese in sede europea.

Investimenti e digitalizzazione

Gli elementi cardine di una politica pubblica di sostegno alla ripresa  economica ed al recupero della produttività del sistema economico  italiano, oggi più che mai, sono le infrastrutture e gli investimenti.
Un esempio lampante sono le reti digitali, che costituiscono  l’infrastruttura portante dell’economia e la priorità del Next  Generation EU.

Oggi il loro sviluppo è spesso ostacolato da un quadro normativo che  crea incertezze, e da un’applicazione non uniforme dei principi del  Codice delle Comunicazioni Elettroniche da parte delle amministrazioni  locali e dei concessionari pubblici. I lunghi contenziosi  amministrativi spesso creano evidenti ritardi nel processo di  infrastrutturazione in fibra del Paese.

Gli ostacoli agli investimenti, dunque, vanno rimossi definendo  innanzi tutto una politica pubblica orientata alla realizzazione di  una concorrenza infrastrutturale più estesa.

L’Autorità nel corso del 2020 ha avviato diversi procedimenti aventi  ad oggetto i mercati riconducibili alle piattaforme digitali  controllate dalle Big Tech (Google, Apple, Facebook, Amazon).

In  particolare, sulla base di una segnalazione di Enel X Italia,  l’Autorità ha approfondito l’analisi dell’ipotesi istruttoria  contenuta nel provvedimento di avvio relativa all’esistenza di un  rifiuto costruttivo a dare accesso alla sua piattaforma Android Auto  alla app di ricerca e navigazione JuicePass (già Enel X Recharge),  sviluppata da Enel per i servizi di localizzazione e prenotazione  delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche, che costituiva  un servizio innovativo in una fase cruciale di sviluppo della mobilità  elettrica.

Infatti, Google pur definendo correntemente gli strumenti  informatici che consentono agli sviluppatori di creare app compatibili  con Android Auto, a fronte della richiesta di Enel X Italia, non ha  approntato le soluzioni informatiche adeguate, procrastinando,  ingiustificatamente, la disponibilità della app di Enel X Italia su  Android Auto.

Lo scopo della condotta di Google sarebbe stato quello di escludere un  concorrente, che ha sviluppato una app “specialistica”, così da  proteggere e consolidare il modello di business di Google Maps e il  suo ruolo di punto di accesso agli utenti e al flusso di dati generato  dalle attività degli stessi.

Sempre nel contesto di sfruttamento dei Big Data come risorsa  competitiva strategica, sulla base di una segnalazione di Interactive  Advertising Bureau Italia (di seguito anche “IAB”) l’Autorità ha  attenzionato Google Alphabet Inc., Google LLC e Google Italy S.r.l..

In questo caso Google, costantemente presente nella pubblicità online  e nell’offerta di servizi da questa individuati, ha posto in essere  condotte commerciali suscettibili di ostacolare i propri concorrenti  non integrati e di mantenere e rafforzare il proprio potere di mercato.

Durante il 2020, inoltre, le restrizioni al commercio e alla  circolazione delle hanno portato in primo piano il ruolo cruciale  dell’e-commerce e hanno reso più evidenti gli ostacoli posti dagli  operatori gatekeeper quali Amazon e Apple alla rivendita online di  prodotti da parte di rivenditori terzi.

Infine, sempre nell’ambito dei servizi di intermediazione sui  marketplace, l’Autorità sta proseguendo nell’istruttoria tuttora in  corso nei confronti di alcune società del gruppo Amazon volta a  verificare la liceità di alcune condotte che conferirebbero unicamente  ai venditori terzi che aderiscono al servizio di logistica offerto da  Amazon stessa (“Logistica di Amazon” o “Fulfillment by Amazon”)  vantaggi in termini di visibilità della propria offerta e di  miglioramento delle proprie vendite.

Un assetto istituzionale realmente orientato alla promozione degli  investimenti e alla crescita esige regole chiare e certe, un’azione  amministrativa qualificata ed efficiente e la riduzione del ricorso  alla cosiddetta “burocrazia difensiva”.

Ed è qui il cuore di tutto: la burocrazia deve essere a servizio  dell’evoluzione, non certo rappresentare sempre un atavico gradino di  inciampo.

Questo significa, per il nostro Paese in particolare, avere il  coraggio di compiere un salto culturale.

Nonostante le complicate  condizioni al contorno, la relazione dell’Autorità, ci dice che oggi  abbiamo gli strumenti per concretizzare una “burocrazia costruttiva”  sana ed efficiente, aggiungerei, a tutela della collettività.

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