Confcommercio, oltre 30mila piccole aziende a rischio usura
Peggiora la percezione dell'insicurezza rispetto a questo reato
Sono oltre 30mila in Italia le piccole aziende del commercio e dei pubblici esercizi a elevato rischio usura e altri eventi criminali.
Secondo i dati che emergono dall’analisi di Confcommercio su usura e fenomeni illegali, presentata mercoledì mattina a Roma nel corso della nona edizione della giornata nazionale “Legalità, ci piace!”, si tratta di “un numero che con un buon grado di fiducia si colloca tra 26mila e 44mila unità produttive”.
Confcommercio spiega che nel 2021 il 12% delle imprese del terziario si è sentito meno sicuro, in particolare nelle grandi città (16,2%) e al Sud (16,6%).
Un dato che riguarda maggiormente le imprese del commercio al dettaglio alimentare (15,1%) e gli alberghi (20%).
Il fenomeno percepito come in maggior aumento è l’usura (27%), seguito da abusivismo (22%), racket (21%) e furti (21%).
La percentuale sull’usura, in particolare, sale al 30% nelle grandi città e al Sud. L’11% degli imprenditori ha avuto notizia diretta di episodi di reati di questo tipo nella propria zona di attività, mentre il 17,7% è molto preoccupato per il rischio di esposizione a questi reati. Il timore sale nelle grandi città (22%) e nel Mezzogiorno (19,1%).
La pandemia, inoltre, ha portato con sé un senso di insicurezza per le imprese, non solo a livello economico, ma anche in termini di proliferazione di reati come usura o estorsione.
“La crisi della pandemia e quella dei costi generati dalla guerra sono un vero e proprio detonatore dell’usura, che trova il terreno ideale in un sistema di imprese reso più fragile e più esposto a causa di una drastica riduzione del volume d’affari, della mancanza di liquidità e di una sostanziale difficoltà di accesso al credito”.
Così il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, nel suo intervento alla nona edizione della Giornata della Legalità di Confcommercio.
“L’usura – ha sottolineato – è fenomeno percepito in aumento da oltre il 27% degli imprenditori, una quota superiore di oltre 14 punti in più rispetto al 2019”.
Ma “i consumi – ha proseguito Sangalli – sono ancora al di sotto di oltre il 10% rispetto all’inizio della pandemia”. “La bolletta energetica per commercio, bar, alberghi e ristoranti triplica nel 2022“, ha detto.
Davanti a reati come usura o estorsione, il 58,4% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare, il 33,6% non saprebbe come agire, mentre il 6,4% pensa di non poter fare nulla.
La polarizzazione è maggiormente accentuata al Sud, dove la percentuale di chi sporgerebbe denuncia sale al 66,7% e quella di pensa che “non ci sarebbe nulla da fare” al 9,1%.
Una minore propensione a denunciare (circa 52%) si registra nelle città di medie e grandi, mentre nei centri abitati con meno di 10mila abitanti è più accentuata l’incapacità di reagire rispetto a questi fenomeni (il 42,1% non saprebbe cosa fare).
Guardando ai livelli assoluti, si vede come le denunce per usura, 156 nel 2021, siano necessariamente inferiori alla reale dimensione del fenomeno, caratterizzato dalla presenza di “numeri oscuri”.
“La parola delle vittime rappresenta la prima arma della legalità contro l’usura. Un reato che si nutre proprio del silenzio”, ha detto Sangalli, che poi ha aggiunto: “Nonostante l’usura sia il reato maggiormente diffuso tra le imprese del commercio, della ristorazione e della ricettività, e nonostante quasi il 60% degli imprenditori ritenga la denuncia il primo indispensabile passo di fronte all’usura, questo è uno dei reati che emergono con maggiore difficoltà”.
Intanto, il costo del silenzio delle vittime è alto: l’illegalità – spiega Confcommercio – costa alle imprese italiane del commercio quasi 31 miliardi di euro. Le perdite dirette di fatturato nel corso dell’anno scorso sono state valutate in 22 miliardi di euro.
A queste si associano i maggiori oneri per le spese difensive, gli altri in eccesso rispetto a una situazione di assenza di criminalità e i costi del cybercrime, le truffe informatiche, in forte crescita (reati per cui, peraltro, perdura una sottovalutazione sistematica).
Secondo i calcoli di Confcommercio la perdita complessiva annua del fatturato dei settori colpiti è del 6,3% del valore aggiunto, 4,7 miliardi in meno, e mette a rischio quasi 200mila posti di lavoro regolari.
ANSA