Il Cdm vara il decreto Ischia, arrivano altri 10 milioni Il governo salva la raffineria Lukoil, ‘strategica’
Il Cdm vara il decreto Ischia, arrivano altri 10 milioni
A poco meno di una settimana dalla tragedia che ha colpito Ischia, il consiglio dei ministri vara un nuovo decreto con il quale stanzia ulteriori misure – che vanno ad aggiungersi ai 2 miliardi messi in campo subito dopo l’alluvione – per far fronte all’emergenza che ha messo in ginocchio l’isola.
Palazzo Chigi stanzia ulteriori 10 milioni e blocca per i cittadini di Casamicciola e Lacco Ameno i versamenti tributari, le cartelle esattoriali e i contributi e termini per gli adempimenti fino a giugno 2023.
Sospesi fino alla fine dell’anno anche i termini processuali, rinviate a dopo il 31 dicembre le udienze dei procedimenti civili e penali pendenti. Posticipato alla fine del prossimo anno, infine, il termine per lo smantellamento dei tribunali distaccati.
Ad oggi sull’isola si contano oltre un migliaio di edifici interessati dalle frane, con una cinquantina di stabili inagibili e altrettanti a rischio.
Una situazione al limite che è stata analizzata questa mattina dallo stesso ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, nella sua informativa urgente al Parlamento. Nel suo intervento, l’ex governatore siciliano non ha potuto fare a meno di toccare anche la questione dell’abusivismo edilizio, “un tema – ha detto – che non può più essere eluso”.
E proprio su questo il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, è tornato ad accusare il Movimento 5 Stelle per aver introdotto un presunto condono nel decreto Genova del 2018.
“Era una legge che rimetteva in piedi una città in ginocchio”, la replica dell’allora ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, che – sul blog di Grillo – definisce “fantomatico” il condono inserito nel provvedimento. Polemiche a parte, a tenere banco in questi giorni è l’impegno del governo per arginare l’emergenza ad Ischia.
Oltre al provvedimento firmato stasera, Palazzo Chigi ha istituito una cabina di regia interministeriale – che fa capo proprio a Musumeci – e ha indicato anche un nuovo commissario per l’emergenza, Giovanni Legnini, che ricopre già lo stesso incarico per il terremoto che ha colpito Ischia nel 2017.
Davanti alle Camere, il ministro Musumeci ha tracciato un bilancio di quanto accaduto, snocciolando i numeri della tragedia, dagli edifici interessati alle trecento persone sfollate. Ma ha parlato anche del tema che più di ogni altro è al centro del suo programma da ministro, quello della prevenzione.
“Lo strumento di previsione che dice quale è il territorio più vulnerabile e quale rischio potrebbe determinarsi si chiama piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico – le sue parole -.
E’ stato avviato nel 2016 presso il ministero dell’Ambiente ma da allora la commissione per l’autorizzazione non ha dato il proprio parere definitivo. Il paradosso è che quando il piano sarà varato di fatto sarà già superato”. Il ministro ha chiesto una “semplificazione normativa”, ma anche una “sede centrale unica di conoscenza per il coordinamento e il monitoraggio degli interventi”.
Sul tema dell’abusivismo, dietro al quale – come ha ricordato lo stesso Musumeci – si nasconde spesso la criminalità organizzata, l’idea del governo sarebbe quella di affidare ai prefetti, o al genio militare, l’abbattimento dei manufatti abusivi, ‘sollevando’ così i sindaci da tale responsabilità.
A chiedere un “totale cambio di marcia” è l’Alleanza Verdi-Sinistra che ha chiesto una “assunzione di responsabilità” della politica per scelte “di saccheggio del territorio” in un “Paese come il nostro che poggia su piedi di argilla”.
Ok sulle armi a Kiev anche nel 2023, verso il sesto invio
Mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari saranno forniti all’Ucraina, per combattere l’invasione russa, anche in tutto il 2023.
Dopo il via libera della Camera, il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto decreto Nato, per prorogare “fino al 31 dicembre 2023” e “previo atto di indirizzo delle Camere”, il provvedimento già introdotto dopo l’inizio della guerra dal governo Draghi (e che era in scadenza a fine 2022).
Dunque, sugli invii, la linea è di continuità rispetto a quanto disposto dal precedente Esecutivo. Proprio tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo potrebbe arrivare sul tavolo del governo il sesto decreto aiuti all’Ucraina: stavolta la necessità manifestata da Kiev, con l’arrivo dell’inverno e l’intensificazione dei bombardamenti ai punti strategici, è quella di avvalersi di sistemi missilistici di difesa aerea per proteggere le infrastrutture del paese dagli attacchi russi che arrivano dal cielo.
Per questo l’ipotesi più accreditata è quella dei sistemi ‘Aspide’, che in queste ore prevale sulla possibilità di fornire il sistema ‘Samp/T,’ molto più avanzato ma anche più raro e per questo difficile da reperire. Comincia quindi a prendere forma il sesto pacchetto di aiuti, che sarà contenuto in un nuovo decreto comunque non ancora sul tavolo.
Il provvedimento, come ha più volte ribadito il ministro della Difesa, Guido Crosetto, passerebbe in ogni caso per il Parlamento. Mosca intanto stigmatizza, attraverso il ministro degli Esteri russo, l’addestramento di soldati ucraini da parte dell’Alleanza atlantica, che secondo Lavrov avverrebbe nel “Regno Unito, Germania, Italia e altri Paesi della Nato”.
La Difesa italiana ha però smentito precisando di “non aver compiuto alcun addestramento in Italia” in favore dei militari ucraini sul territorio nazionale e di aver inviato ad oggi “solo quattro membri delle Forze armate in Germania nell’ambito del gruppo europeo addestramento, che, in questo momento, stanno pianificando i possibili cicli addestrativi da svolgersi in futuro”.
Solo due settimane fa infatti il Consiglio Ue aveva lanciato la missione di assistenza militare dell’Unione, ‘Eumam’, per sostenere e fornire addestramento a un massimo di 15mila membri delle forze armate ucraine.
Aldilà della propaganda russa, ciò che però invece riguarda nel concreto il nostro Paese sono le ipotesi sull’invio di armi.
Con la fornitura dello Skyguard-Aspide, l’Italia garantirebbe un’arma dall’elevata mobilità tattica, anche se di vecchia generazione: si tratta di un sistema missilistico terra-aria a corta portata contro la minaccia aerea condotta alle basse e bassissime quote.
I missili sono depositati negli hangar di Rivolto (Udine), dove a questo punto potrebbero essere aggiornati i propulsori per renderli utilizzabili. Potrebbe invece essere soltanto rinviata la fornitura a Kiev del sistema ‘Samp/T’, un’ipotesi che era stata presa in considerazione e che, almeno per ora, sembra allontanarsi a causa di problemi tecnici nel comune programma di difesa missilistica portato avanti assieme alla Francia.
Il ‘Samp/T’ è un sistema missilistico a media portata adatto ad operare in condizioni in cui ci sono ridotti tempi di reazione contro la minaccia aerea, ha elevata mobilità e possibilità di adeguare il dispositivo ai tempi dell’eventuale manovra.
L’attuale versione ha capacità di avanguardia nel contrasto delle minacce aeree e dei missili balistici tattici a corto raggio.
Le nostre forze armate – a quanto emerge dalle fonti pubbliche ufficiali dell’Esercito – ne hanno in dotazione cinque batterie presso il quarto reggimento artiglieria controaerei in Mantova che, dall’entrata in servizio del sistema nel 2013, sono state impiegate in molteplici attività operative ed addestrative. Fra il 2015 ed il 2016 un’unità Samp/T è stata anche schierata a Roma per la sorveglianza dei cieli della Capitale in occasione del Giubileo straordinario.
L’Italia dà il suo supporto all’Ucraina non solo con le armi.
Gli aiuti alla resistenza arriverebbero – secondo quanto riportato dal Corriere della Sera – anche da un bunker vicino a Roma, dove con un sistema satellitare si individuano le aree di conflitto delle minacce russe.
L’affondo sull’aiuto militare a Kiev arriva però in queste ore dal ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, che annovera anche l’Italia tra i Paesi in cui avviene l’addestramento militare degli ucraini, accusando Nato e Usa di partecipare direttamente al conflitto.
Per Lavrov, le esercitazioni vengono effettuate sul territorio di “Regno Unito, Germania, Italia e altri Paesi della Nato. Oltre all’addestramento sul loro territorio centinaia di istruttori occidentali lavorano direttamente sul terreno, mostrando agli ucraini come sparare con le armi fornite”. Ma le esercitazioni avverrebbero invece nelle zone Nato in Europa, nei territori di confine con l’Ucraina.
Il Governo salva la raffineria Lukoil, ‘strategica’
Amministrazione fiduciaria temporanea al fine di assicurare la continuità produttiva e la sicurezza degli approvvigionamenti. E’ questa la soluzione uscita dal Consiglio dei ministri per salvare la raffineria siciliana Isab-Lukoil di Priolo, ritenuta strategica e indispensabile per garantire all’Italia le forniture necessarie.
La strategia per mettere in sicurezza il complesso di Priolo e scongiurarne la chiusura è stata messa definitivamente a punto nelle ultime ore ed è confluita nel decreto “Misure urgenti a tutela dell’interesse nazionale nei settori produttivi strategici”, approvato dal governo.
E, secondo quanto si apprende, con la richiesta di amministrazione temporanea arriverà anche la nomina di un commissario che potrà essere incaricato per 12 mesi, prorogabili per altri 12. Ad esprimere soddisfazione è la premier Giorgia Meloni. “Una norma – si legge in una nota di Palazzo Chigi – con la quale il Governo interviene, tra l’altro, per garantire la continuità del lavoro nella raffineria che impiega con l’indotto circa 10mila persone”. “Scopo dell’intervento d’urgenza – si aggiunge – è tutelare al tempo stesso un nodo energetico strategico nazionale e i livelli occupazionali così significativi per la Sicilia e l’intera Nazione”.
Tra le altre ipotesi circolate nei giorni scorsi c’era anche una possibile deroga temporanea sulle sanzioni al petrolio russo come hanno già ottenuto Bulgaria e Croazia. Intanto il Financial Times rilancia le voci sul fondo Usa di investitori privati Crossbridge Energy Partners che avrebbe da tempoha messo gli occhi sulla raffineria.
La soluzione dell”amministrazione fiduciaria sotto l’egida dello Stato arriva sulla scia di quanto fatto dalla Germania lo scorso settembre per salvare la raffineria di Schwedt nell’Est della Germania e le altre filiali tedesche del colosso russo Rosfnet.
Il governo federale ha così assunto il controllo delle attività del gruppo petrolifero. Durante l’amministrazione fiduciaria il ciclo produttivo dovrebbe essere assestato per raffinare altri tipi di greggio. Priolo, infatti, è stato concepito per raffinare essenzialmente il petrolio russo.
Per dare un’idea di cosa sia per l’Italia il blocco di Priolo, basta fare i paragoni con Berlino. Le filiali tedesche della Rosfnet producono il 12% dei prodotti derivati dal petrolio usati in Germania. La raffineria siciliana, da sola, produce il 22% dei prodotti derivati dalla raffinazione (carburanti, gasolio, benzina) usati in Italia ma, secondo le stime di Confindustria, la percentuale sarebbe del 30%. Senza parlare dei 3.000 posti di lavoro diretti, e indiretti e di tutta l’economia dell’indotto che rappresenta il 53% del Pil della provincia di Siracusa.
La proposta di mettere Isab-Lukoil sotto un’amministrazione fiduciaria era già sul tavolo del governo Draghi a settembre, portata avanti dal senatore siciliano del Pd Antonio Nicita. Col nuovo governo il senatore ha presentato un emendamento al Dl Aiuti ter e ne ha fatto parte con il ministro delle Imprese Adolfo Urso.
“Con la gestione fiduciaria – spiega Nicita – possono ora essere firmati contratti di approvvigionamento di petrolio non russo, validare gli stessi con il sistema sanzionatorio statunitense, far ripartire le linee di credito, permettere cambi proprietari, applicando la normativa sul Golden Power per garanzie occupazionali e di investimento”.
ANSA