Ivana Jelinic, trasformiamo il brand Italia in vera impresa
Nuova ad dell'Enit, prendiamo esempio da Spagna e Croazia
C’è un duo al femminile ai vertici del turismo italiano per guidare la ripresa di uno dei settori trainanti dell’economia del Paese.
Dopo la nomina nel governo di Daniela Santanchè al ministero, all’Enit arriva come amministratrice delegata Ivana Jelinic, agente di viaggi “cresciuta a pane e turismo”.
Infatti Jelinic, classe 1994, di origini croate ma nella umbra Panicale fin dalla prima infanzia, è una professionista molto conosciuta nel settore in cui ormai lavora da 20 anni: dal 2018 presidente della Fiavet (Federazione italiana associazione imprese viaggi e turismo di Confcommercio), spesso la sua voce si è levata a difesa della categoria, specialmente in questi ultimi durissimi anni di pandemia.
In un’intervista all’ANSA, l’ad dell’Enit spiega quali saranno le sue prossime mosse per far sì che il turismo italiano acceleri nella sua funzione di traino dell’economia.
Ma la prima domanda è legata alle emozioni di questi primissimi giorni. Si aspettava la nomina?
“La sfera di cristallo non mi suggeriva proprio Enit – scherza – , ma lavorando in questo ambito da vent’anni e frequentando best practice si corre il rischio di essere individuata come una persona che può spendersi e mettersi a disposizione del settore”.
E risponde con franchezza e a viso aperto a chi ha sostenuto che è “amica della ministra”. “Purtroppo no, ci siamo incontrate solo tre volte. Però – spiega – è stato divertente scoprire che è bastata la nomina per diventare la sua amica del cuore”.
E aggiunge: “In Italia sono sempre pronti a ad andare a caccia del sospetto e, se non trovano nulla, inventano. Nell’industria italiana conosco quasi tutti e nel mio ruolo precedente ho avuto a che fare con cinque ministri, collaborando con tutti per il bene del sistema. Qualcuno dimentica che quando cambiavano i colori rimanevo e non ho mai fatto distinzione”.
Il lavoro che l’aspetta all’Enit è duro e senza sosta e Jelinic ha già iniziato non perdendo un minuto: “Il primo passo è la riorganizzazione.
Al netto degli errori del passato, che non spetta a me giudicare, sicuramente un approccio metodologico differente al lavoro corporate e all’attività di promozione dell’incoming consente di ottenere risultati che prima non sono stati così evidenti.
Fare della valorizzazione del brand Italia un’impresa vera e propria che sia di supporto alla società e all’economia. Accelerare l’operatività e liberare il potenziale della Penisola anche ricorrendo a nuovi linguaggi comunicativi e promozionali per portare il brand Italia e l’Italia ad un livello di accoglienza sempre più performante. È fondamentale applicare una strategia lineare e armonizzata all’ospitalità”.
L’altra mossa determinante secondo Jelinic sarà coinvolgere sempre di più le imprese, anche le più piccole, che finora sono state meno considerate dalle politiche programmatiche del turismo.
“Quando si parla di Sistema Italia – fa notare – si parla di un sistema che è ancora incompleto e che bisogna implementare e integrare, coinvolgendo sempre di più per invitare soggetti e operatori del comparto a entrare realmente a farne parte”.
Molte le preoccupazioni e le cose da cambiare in velocità secondo la battagliera amministratrice delegata: “Mi preoccupano il tessuto imprenditoriale in primis, ma anche il futuro dei lavoratori del settore e degli operatori e la qualità delle performance e dell’offerta turistica.
Mi preoccupano le imprese che sono state ferite da due anni di pandemia, così come la necessità di fare davvero rete e di allineare il settore a nuovi trend di mercato senza lasciare indietro nessuno e senza permettere che competitor internazionali ci superino in offerta turistica”.
Secondo Jelinic poi le performance dell’Italia possono migliorare solo uscendo dai confini, “non solo esportando l’Italia e facendola conoscere meglio – chiarisce – ma anche non arroccandosi dietro la straordinarietà delle meraviglie che le appartengono e lasciandole al corso degli eventi e delle scelte turistiche, ma imparando anche ad emulare i competitor in capacità di programmazione, di commercializzazione del brand, di promozione dell’offerta”.
Tra i Paesi da cui prendere spunti o esempi, l’ad di Enit pensa alla Spagna che è il nostro principale competitor ed è partita in vantaggio: “Quando in Italia non ci si era strutturati ancora con un ministero dedicato al settore, la Spagna – spiega – operava già con una programmazione e con istituzioni operanti all’unisono.
Anche la Croazia ha saputo crescere in tempi rapidi creando un sistema di promozione efficiente e di raccolta dati aggiornato in tempo reale”.
ANSA