Cern, le particelle di antimateria possono attraversare la galassia
Aiutano a cercare la materia oscura
Sono in grado di attraversare facilmente la galassia e raggiungere la Terra, le particelle di antimateria prodotte dalla materia oscura, ossia la materia misteriosa che costuisce il 25% dell’universo e della quale si ignora la composizione.
A indicarlo è l’esperimento realizzato al Cern con il rilevatore Alice, uno dei quattro grandi esperimenti dell’acceleratore Lhc e al quale l’Italia ha dato un contributo importante, con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Pubblicato sulla rivista Nature Physiscs, il risultato suggerisce che esperimenti condotti nello spazio come Ams-2, installato all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale, siano perfetti per dare la caccia alla materia oscura.
“Sappiamo che la materia oscura è fatta di particelle dotate di massa e che la densità di questa forma di materia sia maggiore al centro delle galassie”, ha detto Andrea Dainese, coordinatore della fisica di Alice e ricercatore della sezione dell’Infn di Padova.
Sulla natura della materia oscura non si sa ancora quasi nulla, ma si ipotizza che in determinate circostanze questa potrebbe produrre antinuclei, ossia particelle di antimateria che potrebbero percorrere lo spazio fino ad arrivare a noi.
“Poiché le sorgenti ‘naturali’ di antimateria sono molto poche, ad esempio i raggi cosmici, eventuali antinuclei in arrivo dal centro della galassia – ha detto Dainese – sarebbero indicatori della presenza di materia oscura e potrebbero rivelare alcuni dettagli della sua natura”.
Ma per arrivare a intercettare questi segnali servirebbe prima di tutto capire se e come queste antiparticelle possano realmente percorrere centinaia di anni luce senza distruggersi interagendo con la materia ordinaria in un processo di annichilazione.
Ed è quello che è stato fatto al Cern, con l’esperimento Alice, che ha stimato il numero di antinuclei che potrebbero riuscire ad attraversare la galassia fino a raggiungere la Terra.
“Uno studio – ha concluso il ricercatore italiano – che conferma l’importanza degli acceleratori per lo studio anche di fenomeni astrofisici e dimostra che esperimenti come Ams a bordo della Stazione Spaziale oppure l’uso di palloni sonda sia una strada potenzialmente interessante per lo studio della materia oscura”.
ANSA