Barbie scende dai tacchi e affronta il mondo reale
Ken maschio in crisi nel film 'femminista' di Gerwig spot Mattel
Il pensiero di morte, i sintomi di ansia, la malinconia che diventa depressione, un invisibile accenno di cellulite e soprattutto l’insostenibile passeggiata sulle punte indossando decolletè con i tacchi a spillo: ce ne è a sufficienza per far scendere Barbie dal piedistallo, farla sentire insicura lei così perfetta, insomma metterla in crisi.
Cosa starà mai capitando alla fashion doll che tutte le ragazzine hanno amato (ma anche odiato) da 65 anni? Semplice: Barbie ha preso coscienza e sta diventando reale.
C’è una gigantesca attesa, con previsioni d’incasso stratosferiche, per il film che racconta la storia della bambolina interpretata da Margot Robbie in una geniale operazione tra l’ultra marketing (oltre 100 brand stanno dedicando collezioni al film) combinato tra Mattel e la Warner Bros che ha prodotto il kolossal e la regista Greta Gerwig, acclamato talento ‘femminista’ del cinema americano post MeToo, una regista per dire che ha scritto il nuovo Biancaneve che non aspetta più il Principe Azzurro ed elimina i 7 nani.
E allora eccola Barbie nel suo mondo di plastica dove il rosa sta bene con tutto, il nero non si porta, tutto splende e ogni giorno è uguale all’altro ma comunque felice e in assenza di stress.
Una Barbie Land esteticamente pop con a dimensione reale tutto quello che siamo abituati ad associare alla bambola, dalla mitica Casa dei Sogni al camper, dalla Corvette rosa all’armadio con mille abiti vitaminici, un mondo dove la Barbie stereotipo ossia Margot Robbie, che ha rappresentato il modello di bellezza di giovane magra, alta, fisicamente perfetta, bionda, perennemente sui tacchi è una delle tante Barbie esistenti – sì proprio quelle che la Mattel negli anni ha sfornato con più o meno successo – dalla afro alla veterinaria, dalla pilota alla persona disabile sulla sedia a rotelle, perchè la narrazione del brand americano è di ispirare le bambine ad essere ciò che desiderano, a vivere un mondo dove tutto è alla portata a cominciare dal potere.
E poi c’è Ken, anzi i Ken, i muscolosi bellocci maschili storicamente invisibili, figure che esistono in quanto ‘Barbie e Ken’ e non solo ‘Ken’ e di conseguenza sono accessori per passare il tempo non per costruire famiglie, dipendono insomma dalle Barbie, anche il Ken stererotipo – uno spassoso platinato Ryan Gosling.
Un mondo praticamente all’incontrario e asessuato, dunque potenzialmente felice.
Peccato che scatti l’empatia con una persona reale (America Ferrera), la segretaria del ceo Mattel (Will Ferrell), che ci giocava da piccola e ha sognato con lei di affermarsi.
Barbie-Robbie e Ken-Gosling cominciano l’avventura nel mondo reale per scoprire che gli uomini hanno il potere, le donne non hanno affatto queste possibilità infinite di empowerment decantate dalla narrazione Mattel.
Al ritorno Ken guida la rivolta: da Barbie Land a Ken Land, ma è chiaro che non può finire così, quindi tra scene d’azione nel plasticoso mondo capovolto e inseguimenti dei body guard della fabbrica ecco che le donne si prendono la rivincita, Barbie prenderà consapevolezza e affronterà la realtà provando a cambiarla con coraggio.
Il film si apre con una versione doll del monolite di 2001: Odissea nello spazio e si chiude con Robbie felice a Los Angeles nel 2023, in fondo per Barbie è un coming of age, una storia di crescita.
ANSA