CRONACA

La manovra in Cdm. Nuova Irpef, aliquota al 23% fino a 28mila euro

Alle 10.30 la conferenza stampa della premier Meloni dopo il Cdm, convocato per le 9.30

La legge di bilancio è al vaglio del Consiglio dei ministri.

Tra le novità arriva la nuova Irpef a tre aliquote. Per il 2024 gli scaglioni si riducono da quattro a tre, accorpando i primi due scaglioni con un’unica aliquota al 23%.

Lo prevede la bozza in entrata del decreto legislativo di riforma dell’Irpef atteso oggi in cdm.

Le nuove aliquote per scaglioni di reddito sono così determinate: fino a 28.000 euro, 23%; oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro, 35%; oltre 50.000 euro, 43%.

Inoltre si si amplia fino a 8.500 euro la soglia di no tax area prevista per i redditi di lavoro dipendente che viene parificata a quella già vigente a favore dei pensionati.

Un taglio lineare alle detrazioni da 260 euro per chi ha un reddito “complessivo superiore a 50mila euro”. Lo prevede la bozza del decreto legislativo di riforma dell’Irpef e introduzione della mini-Ires in entrata al Consiglio dei ministri, che accompagna la manovra.

A essere interessati dalla riduzione gli sconti del 19%, le erogazioni liberali a favore delle Onlus, dei partiti e del Terzo settore oltre alle detrazioni sui premi per l’assicurazione sulle calamità.

Oltre alla manovra e al Dpb, in Consiglio dei ministri approda un decreto di legge con “misure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”.

Lo si legge nell’ordine del giorno reso noto a ridosso dell’inizio della riunione, convocata alle 9.30. Il decreto dovrebbe stanziare i 3,2 miliardi di anticipo ricavati in deficit dalla Nadef. Come previsto, ci sono anche due decreti legislativi (entrambi in esame preliminare) per l’attuazione della riforma fiscale e per l’attuazione del primo modulo di riforma dell’Irpef.

Aiuti ai redditi bassi, arriva la manovra

Risorse scarse, novità poche e carte coperte, sui dettagli, fino all’ultimo. La premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti portano sul tavolo del Consiglio dei ministri la seconda manovra del governo di centrodestra che rinvia i progetti di riforma a tempi migliori, tolto l’avvio della nuova Irpef. Che favorirà, come il taglio del cuneo, soprattutto i redditi medio-bassi.

D’altronde, il momento è complesso e bisogna essere “seri, prudenti e responsabili” il messaggio che la stessa premier darà anche all’opinione pubblica, in una conferenza stampa già programmata appena un’ora dopo l’inizio del Cdm.

Un’approvazione lampo, quella che Mef e Palazzo Chigi contano di ottenere: difficile raggiungere il record dei 9 minuti di tremontiana memoria ma il calendario, e i margini ristretti, impongono di fare presto. La premier deve proseguire nell’azione diplomatica per la de-escalation in Israele da discutere con il re di Giordania Abdullah II, atteso a Palazzo Chigi alle 11.30.

E sull’altro fronte, il ministro dell’Economia deve volare a Lussemburgo, dove dovrà difendere le scelte italiane di politica economica e sostenere la necessità di un nuovo Patto pro-crescita (ma dovrà anche probabilmente di nuovo giustificare il ritardo di Roma nella ratifica del Mes).

L’accordo di massima con gli alleati c’è, e per tutta la domenica si è lavorato per chiudere almeno le linee generali e le macro voci che andranno inviate a Bruxelles con il Draft Budgetary Plan, che contiene l’ossatura della manovra.

Nella consapevolezza che comunque serviranno tempi supplementari, come accade ogni anno, per limare l’articolato vero e proprio della legge di Bilancio da inviare alle Camere. In Senato, da dove partirà l’iter parlamentare, non si aspettano il ddl prima del 26-27 di ottobre ma c’è chi scommette che arriverà dopo il ponte di Ognissanti.

I pilastri sono noti, taglio del cuneo e accorpamento delle prime due aliquote Irpef (coperte con i quasi 16 miliardi di extradeficit) rappresentano il cuore della manovra, che stanzierà fondi anche per il rinnovo dei contratti della Pa (5 miliardi in tutto, si dovrebbe partire da sanità e dal comparto sicurezza) e per il Servizio sanitario (3 miliardi aggiuntivi).

L’obiettivo principale è quello di ridurre le liste di attesa, chiedendo una mano in più alle strutture private accreditate e mettendo più soldi in busta paga a medici e infermieri attraverso la detassazione degli straordinari.

Non ci saranno rivoluzioni al capitolo previdenza, che dovrebbe vedere subito la proroga di quota 103 e dell’Ape social e, se il pressing di Fi sarà soddisfatto, anche un nuovo mini-aumento per le pensioni minime. In un secondo step, con un ddl collegato, il resto delle misure.

Un gruzzoletto dovrebbe esserci anche per la famiglia, per agevolare le mamme lavoratrici e dare aiuti più corposi a chi ha tre figli.

Questo capitolo potrà contare anche sui fondi non utilizzati per l’assegno unico. Per il sostegno ai redditi potrebbe arrivare anche la proroga della detassazione dei premi di produttività e dei fringe benefit fino a tremila euro (per chi ha figli). E resta possibile che a contribuire siano i redditi più alti, attraverso una revisione del decalage delle detrazioni al 19%.

Parte delle coperture arriverà dalla spending review che dovrebbe portare in dote almeno due miliardi per il prossimo anno.

La revisione spetta ai singoli ministeri ma Giorgetti ha già messo in chiaro che ci penseranno le forbici del Mef (probabilmente con un taglio lineare del 5%) se ci sarà chi non fa i compiti. L’altra voce corposa nella colonna delle entrate sarà la global minimum tax, ma nel menu potrebbe entrare anche la revisione delle tasse sui giochi online oltre all’anticipo della gara del Lotto.

ANSA

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