Fp Cgil Potenza: “Il governo Meloni taglia sulla sanità ma poi incontra il personale sanitario lucano in campagna elettorale
Nessun investimento e nessuna tutela per la sanità pubblica
Il governo Meloni, che sta inanellando scelte in campo sanitario capaci di scatenare preoccupazioni e bocciature bipartisan, mostra un inaspettato interesse per la sanità lucana e in piena campagna elettorale sceglie di incontrare il personale del servizio sanitario regionale della Basilicata per parlare di “prospettive” future.
Mai così tanti ministri hanno messo piede in regione in due anni di governo come sta avvenendo in questi giorni.
Dopo la ministra Bernini al San Carlo per la sottoscrizione del protocollo tra Università, Ricerca e Sanità per l’espletamento dell’attività assistenziale da parte del corpo docente del corso di laurea in Medicina, sarà la volta del Ministro Schillaci, domenica 7 aprile al San Carlo e lunedì 8 aprile all’Irccs Crob, dove, insieme ad altri esponenti di spicco del governo, parteciperà a un incontro su ricerca e assistenza.
Magari la visita al Crob sarà l’occasione anche per spiegare come mai il Direttore Scientifico, figura imprescindibile per un Irccs, da lui nominato, dopo un anno di vacatio, lo scorso mese di ottobre, non si sia ancora insediato nella struttura e cosa intenda fare in tal senso.
Sarà l’occasione, ci auguriamo, soprattutto per illustrare il disegno generale che ha questo governo sulla sanità, che sembra guardare più al modello americano che all’art. 32 della costituzione, che sancisce la salute “come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” attraverso una sanità pubblica, gratuita e universale.
Il ministro, tra l’altro, dovrebbe spiegare, nonostante gli iniziali proclami, la scelta di non eliminare i tetti di spesa su personale e su salario accessorio, unica opzione possibile per salvare la sanità pubblica, ridandole risorse umane sufficienti a gestire i servizi e a mettere i professionisti che vi lavorano nelle condizioni di operare al meglio.
Dovrebbe spiegare perché non sono state stanziate risorse sufficienti per il rinnovo dei contratti del personale sanitario che, a parole, si dice di voler valorizzare.
Continuiamo, invece, ad assistere a una riduzione dei fondi per la salute dei cittadini e delle cittadine, a un incremento delle convenzioni e delle esternalizzazioni e a un vero e proprio smantellamento del servizio sanitario nazionale, in quanto si continuano a destinare risorse ai privati e promuovere l’autonomia differenziata, accrescendo il gap tra il nord e il sud del Paese nel livello delle prestazioni, decretando il colpo di grazia per il Mezzogiorno e per una piccola regione del sud già in affanno come la Basilicata.
Basilicata nella quale la mobilità sanitaria passiva ha raggiunto la cifra per l’annualità 2021 di 83.482.904 euro, un dato elevatissimo, soprattutto se rapportato alla popolazione residente e che contribuisce al piazzamento della Basilicata al penultimo posto tra le Regioni per adempimenti dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Non possiamo far finta di non sapere che la spesa sanitaria deve essere considerata in rapporto al Pil, rapporto in discesa al 6,2% nel 2024, con un ritorno ai livelli pre pandemia. In meno di 24 ore sono arrivati 3 appelli che danno il senso dell’urgenza di affrontare la questione: 14 scienziati e ricercatori, tra cui il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, che dicono chiaramente al governo che “non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico”; poi la Ragioneria generale dello Stato che dice al Ministero della Salute di non utilizzare per altri scopi le risorse per 1,4 mld destinate all’aggiornamento dei Lea (prorogato al 2025); infine le Regioni, con amministratori di destra e sinistra, che minacciano il ricorso alla Corte Costituzione se non il Governo non ripristina il finanziamento di 1,2 miliardi per l’edilizia sanitaria tagliati dal decreto PNRR o se il Governo non prende almeno l’impegno formale per un successivo finanziamento.
È bene inoltre ricordare che con il decreto-legge del 2 marzo n.19 vengono tagliate pesantemente sia le risorse del ministero della Salute, per oltre 676 milioni di euro, abbandonando la sanità territoriale e mettendo in seria discussione la riforma prevista dal Dm 77/2022, sia quelle delle Regioni sulla sanità, per circa 1,8 miliardi.
La revisione del Pnrr, inoltre, riducendo i progetti della missione 6, taglia il 30% delle case di comunità e il 24 % degli ospedali di comunità, lasciando indietro i più fragili affetti da patologie croniche, in quanto verrebbero meno i servizi essenziali per la loro presa in carico.
L’idea che le farmacie dei servizi e le aggregazioni funzionali territoriali della medicina generale e gli studi dei medici convenzionati della medicina generale e specialisti diventino i sostituti delle case di comunità non risponde all’esigenza di integrazione, universalità e modelli organizzativi basati su équipe multidisciplinari, perché tra i due modelli la differenza di fondo è che uno è orientato alla presa in carico del cittadino durante tutto l’arco della vita, l’altro orientato alla moltiplicazione di centri di erogazione della prestazioni.
Risultato di queste scelte? Un servizio sanitario pubblico sempre più svuotato, professionisti sfruttati e bistrattati, spesa diretta a carico delle famiglie aumentata, minor accesso alle cure per chi non può più permettere di curarsi e minore accesso agli indispensabili screening, con riduzione dell’aspettativa di vita media.
Se consideriamo che il 7 aprile ricorre anche la Giornata mondiale della salute, ci sembra questa l’occasione giusta per rimarcare, proprio al ministro Schillaci, che la sanità pubblica, nazionale e lucana, ha bisogno di tutele e investimenti, non di inutili passerelle elettorali, di cui i lucani sono pienamente consapevoli.