Mongol Rally, in tre su una vecchia Fiat Panda dalla Basilicata a Ulan Bator per beneficenza.
I tre hanno ricevuto in dono l’auto da una concessionaria di Potenza e vi hanno caricato materassini, alcuni pneumatici di scorta, due taniche di benzina e altre con acqua potabile, generi di prima necessità e una moka con due chili di caffè. L’equipaggio è uno dei circa 300 che partecipano al raid, partiti da ogni parte del mondo: cinque sono italiani (l’unica auto partita dal Sud è quella dei tre lucani). Si può partecipare al rally soltanto con veicoli di cilindrata inferiore a 1.200. Tutti veicoli partecipanti vengono messi all’asta, una volta arrivati in Mongolia, e il ricavato viene destinato a opere di beneficenza.
Sul percorso è vietato utilizzare navigatori satellitari ed è raccomandato di usare il meno possibile le autostrade per giungere al traguardo. Ci sono anche altre differenze dai rally tradizionali: non è previsto alcun premio per i primi arrivati e l’organizzazione non fornisce alcun tipo di assistenza tecnica, organizzativa o medica. I tre ragazzi hanno detto che si alterneranno alla guida: faranno una quindicina di tappe di oltre 700 chilometri ciascuna (la distanza totale da coprire è pari a circa 11.500 chilometri) evitando i territori della Siria e dell’Afghanistan.