Trivellopoli, Perrino: nessun provvedimento disciplinare
Il consigliere del M5s diffonde il contenuto della risposta a una sua interrogazione e annuncia di aver chiesto “di visionare la diffida che Pittella dice di aver inoltrato ad Eni e il Piano di caratterizzazione del Centro Olio Val d’Agri”
“Ormai si avvicina sempre più il fatidico 31 marzo 2017, giorno in cui ricade il primo anniversario dello scandalo che ha messo a nudo quanto di marcio accompagna l’affaire petrolio nella nostra regione: trivellopoli. A parte lo stop di qualche mese del Cova imposto dalla magistratura, non vi è stato alcun cambiamento, tantomeno radicale, nei rapporti tra il colosso a sei zampe e i vari organi istituzionali regionali. Paradossalmente la situazione pare aver ulteriormente accentuato la già forte condizione di sudditanza nei confronti di Eni della Regione Basilicata, di Arpab e degli altri enti subregionali che hanno a che fare con l’indotto petrolifero. Non si spiegherebbe altrimenti la serie infinita di strani ‘eventi’ che si sono susseguiti da agosto scorso e che si sono protratti fino a qualche giorno fa con le preoccupanti notizie sugli sversamenti all’interno del centro oli di Viggiano, sui doppi fondi che non sarebbero neanche dei mezzi fondi e sulle autobotti che si affrettano a risucchiare sostanze oleose dai pozzetti in capo al Consorzio di sviluppo industriale della Provincia di Potenza”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale del Movimento cinque stelle Giovanni Perrino.
“Nel bel mezzo di questa inquietante situazione di soggiogazione della Giunta regionale nei confronti di Eni – aggiunge -, nella giornata di ieri abbiamo ricevuto la risposta relativa ad una nostra interrogazione relativa alla costituzione di parte civile della Regione nel procedimento penale n. 4542/10 Rgnr – n. 3154/11 Rggip pendente presso il Tribunale di Potenza, meglio noto come ‘Petrolgate’. Pittella ci fa sapere che è stato conferito il mandato a costituirsi parte civile nell’interesse della Regione, nei confronti di 59 imputati tra cui spiccano i nomi del consigliere Robortella (nel frattempo premiato con la presidenza della Commissione ambiente) e di suo padre, di Ruggero Gheller di Eni, di Aldo Schiassi (ex direttore di Arpab), di Salvatore Lambiase (ex dirigente dell’ufficio di compatibilità ambientale ora in pensione) e del presidente di Tecnoparco, Nicola Savino. Trattamento diverso è stato riservato a Donato Viggiano ex dirigente del Dipartimento Ambiente della Regione, attualmente all’Ufficio di Protezione Civile del Dipartimento Infrastrutture e Mobilità, contro il quale la Regione ha deciso di non costituirsi. Il motivo di questa decisione starebbe tutto nella curiosa ‘prassi’ adottata dalla Regione sin dai tempi del presidente Dinardo: si esclude la costituzione di parte civile nel processo penale che vede imputati dipendenti regionali e ci si riserva di agire in sede civile a seguito dell’eventuale condanna”.
“E di provvedimenti disciplinari? Nemmeno l’ombra: nessuna conseguenza – dice ancora Perrino – a carico dei dirigenti regionali implicati nel procedimento penale. E le motivazioni sono svariate: Lambiase è in pensione; Viggiano è titolare di un contratto a tempo determinato come dirigente esterno e, secondo le parole (tecnicamente molto discutibili) del dirigente generale Vito Marsico, non ci sarebbero i presupposti per l’assoggettamento di Viggiano al potere disciplinare della Regione; per quanto riguarda Giovanni Battista Genovese, la Regione si giustifica asserendo che le accuse in capo a quest’ultimo fanno riferimento a fatti compiuti nello svolgimento del mandato di assessore del Comune di Corleto Perticara. Insomma, appare palese l’assoluta inconsistenza e sterilità della cosiddetta “rivoluzione” dell’ex “gladiatore” di Lauria che, proprio in questi giorni, è impegnato nell’ennesimo tour promozionale per i Comuni lucani nel corso del quale, al pari di un consumato attore di fiction di quarta categoria, sta illustrando il ‘rigore’ (inesistente) delle sue scelte. Proprio per avere la prova tangibile della impasse e della ‘fuffa’ pittelliana e di quella del cane a sei zampe in merito ai gravi fatti recenti avvenuti presso il Cova, abbiamo inoltrato delle richieste di accesso agli atti per visionare la diffida che Pittella dice di aver inoltrato ad Eni e il Piano di caratterizzazione del Centro Olio Val d’Agri (Cova) che la stessa Eni ha annunciato di aver trasferito agli uffici regionali nei giorni scorsi”.