Indennità guardia medica, nuove audizioni in quarta Ccp
L’assessore Franconi ha assicurato che “i molteplici aspetti della vicenda saranno esaminati nella Commissione Salute della Conferenza delle Regioni”
La vicenda del servizio di continuità assistenziale, dopo la decisione della Giunta regionale di avviare le procedure amministrative per il recupero di alcune somme corrisposte ai medici, è stata nuovamente esaminata dalla quarta Commissione consiliare (Politica sociale) presieduta oggi dal vicepresidente Michele Napoli (Pdl-Fi).
Il dirigente generale del Dipartimento Politiche della Persona Donato Pafundi ha ricostruito ancora una volta i termini della vicenda che nasce da una sentenza del Tar della Campania (che ha ritenuto illegittime alcune indennità assegnate ad un medico), a seguito della quale in tutte le Regioni italiane sono state effettuate indagini da parte della Guardia di finanza sulle indennità assegnate con la contrattazione integrativa ai medici del servizio di continuità assistenziale. In Basilicata la Corte dei Conti ha contestato in particolare di aver illegittimamente previsto l’attribuzione e la corresponsione di 4 euro all’ora per i rischi derivanti dalla peculiarità del servizio svolto in territorio accidentato, in situazioni logistiche anche poco sicure, di 0,50 euro all’ora per l’usura dell’auto propria utilizzata e di 0,50 centesimi per le prestazioni pediatriche, non esistendo sul territorio uno specifico servizio di guardia medica pediatrica. In sostanza la Corte dei Conti ritiene che le indennità possano essere assegnate solo in presenza di prestazioni aggiuntive rispetto a quelle remunerate con la parte generale del contratto della categoria, mettendo in discussione – a parere delle organizzazioni sindacali dei medici – le competenze stesse della contrattazione aziendale.
Romaniello e Perrino hanno chiesto lumi sull’atteggiamento della Regione nel procedimento, per sapere in particolare se ha presentato controdeduzioni dopo le richieste della Corte dei Conti. A questa domanda Pafundi ha risposto che non spetta alla Regione, ma eventualmente alle singole persone oggetto degli inviti a dedurre, la presentazione di memorie nel procedimento. La Regione ha invece incontrato più volte i medici ed ha ridefinito il Comitato per la contrattazione per la medicina generale, che si è già riunito due volte, per ridefinire il quadro delle indennità da riconoscere per un servizio che la stessa Regione ha tutto l’interesse a mantenere. “Non è possibile scaricare sui medici accordi ratificati e conosciuti da tutte le Regioni”, ha detto inoltre Romaniello chiedendo che la questione venga sollevata dai presidenti delle Regioni al Governo. Mentre l’assessore Franconi ha assicurato che “i molteplici aspetti della vicenda saranno esaminati nella Commissione Salute della Conferenza delle Regioni”.
Lacorazza ha ribadito la richiesta di ulteriori approfondimenti sui margini per fermare gli atti avviati dalla Giunta per il recupero delle somme percepite dai medici, “poiché ci troviamo di fronte ad un impatto non irrilevante visto che sarà necessario rimettere le lancette a 10 anni fa”. Mentre a parere di Napoli “è un paradosso sostenere la legittimità del provvedimento, come ha fatto la Giunta, salvo poi prendere atto senza una relazione propedeutica del provvedimento della Corte dei Conti”. E questo perché “siamo ancora nella fase dell’invito a dedurre che consente di argomentare, mentre la richiesta di recupero delle somme suona già come una condanna”.
Alla riunione della Commissione, oltre al vicepresidente Napoli (Pdl-Fi), hanno partecipato i consiglieri Bochicchio (Psi), Miranda Castelgrande e Lacorazza (Pd), Romaniello (Gm) e Perrino (M5s).