Intervista a Laura Gorini scrittrice e addetto stampa
Laura Gorini, classe 1982, è addetto stampa per personaggi del mondo dello spettacolo, aziende, marchi e fiere. Diplomatasi al Liceo Classico Paritario “Cesare Arici” di Brescia, ha poi ottenuto il diploma di laurea in Scienze e Tecnologie delle Arti dello Spettacolo presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia. Ha iniziato giovanissima il suo percorso nel mondo della scrittura e della comunicazione per poi approdare qualche anno fa a quello della promozione.
Laura, scrittrice e addetto stampa. Si può dunque dire che hai fatto della scrittura il tuo mondo?
Assolutamente sì! Fin da piccina amo leggere e scrivere, e – in particolare- da adolescente esprimevo i mie sentimenti, anche quelli più controversi, tramite brevi componimenti poetici. A scuola amavo fare temi e articoli di giornale, ma sovente la mia insegnante di Italiano, probabilmente essendo molto diversa caratterialmente da me, non ha mai apprezzato fino il fondo il mio stile. Altri anni dopo lo hanno saputo apprezzare molto di più, quando ho iniziato a scrivere di mestiere in primis per testate giornalistiche locali e in secundis per riviste a carattere nazionale, sempre in qualità di collaboratrice esterna. E’ stata una mia scelta: la vita di redazione non fa per me!
In che senso?
Nel senso che lavorativamente sono uno spirito libero: quando scrivo non amo avere intorno troppa gente, altrimenti mi innervosisco e “non rendo”. Ho bisogno di concentrazione e di tranquillità non solo quando mi appresto a scrivere un racconto, un romanzo breve o una poesia, ma anche quando scrivo un articolo o quando realizzo un’ intervista. Tuttavia amo molto il lavoro di squadra ma a una condizione: che ognuno faccia quello che gli spetti con passione, devozione e rispetto! Non sopporto infatti la gente che non ama lavorare e che tende a sfruttare gli altri, colleghi in primis. A queste persone dico: “Se non avete voglia di lavorare, evidentemente non ne avete bisogno. E allora lasciate il vostro posto in maniera che un’ altra persona che ha più voglia di voi di lavorare possa prenderlo!”.
E tu ti sei mai sentitata “sfruttata”?
Hai voglia! ( ride) Scusami, la mia è una risata alquanto amara perchè chi mi ha sfruttato con maggior destrezza e acuta cattiveria è proprio chi si proclava tanto mio amico. Ma quale amico? Alla prima occasione si è rivelato ben altro!
Vuoi essere più precisa?
In sostanza quando è arrivato il momento di dare una mano a me per un mio progetto lavorativo, poi “puf” tale aiuto mi è stato negato. Peccato che io e il mio fidanzato Damiano Conchieri siamo sempre stati disponibili a dargli il nostro aiuto. E ovviamente il rifiuto velato è avvenuto con molta arroganza. Ho parlato al “singolare” ma in realtà le persone che si sono comportate e si comportano in tale maniera anche tuttora sono veramente tante! Sai, credo che costoro, oltre a non conoscere il vero significato della parola amicizia, non sappiamo manco che cosa voglia dire arrivare ad ottenere degli obiettivi dopo che si è lottato tantissimo con le proprie forze, facendo numerosi sacrifici. Insomma: chi ha la vita facile e ama vincere facile non può capire che cosa significhi “sudarsi le classiche sette camicie”!.
Beh, tu sei una che di camicie ne hai sudate – forse- più di sette nel corso della tua vita…
Sai, io sono cresciuta con un esempio in casa di un lavoratore indefesso che è mio padre. Lui è stato ed è sempre presente nella vita mia e di mia madre. Ha messo al centro della sua esistenza la sua famiglia e il lavoro. Ok, ha anche passioni sane come il calcio e lo sport in generale, oltre alla buona musica, ma non ho mai visto mio padre lasciare a casa da sole me e mia mamma per andare allo stadio con gli amici. Si è letteralmente spaccato la schiena per farmi studiare e vivere una vita serena e dignitosa. Non mi ha mai fatto mancare nulla. Mi ha insegnato che bisogna lottare per i propri sogni, impegnarsi e darsi da fare con onestà e serietà. Io sono la sua degna figlia, ergo come potrei essere diversa da lui?
Ah però: possiedi proprio un bel caratterino, tu! E’ fondamentale possedere un carattere così per farcela nella vita?
Assolutamente sì! Ma oltre ad avere un carattere tosto e determinato possiedo anche un “lato” dolce, romantico e sensibile. Il mio “tallone di Achille” è il mio cuore, troppo grande e ricco di tanta bontà ch mi porta ad aiutare gli altri, altri che talora- come ti dissi poco fa- mi hanno veramente deluso.
Un po’ come è successo a Emily, la protagonista di “Sporca l’ anima”, il tuo nuovo e-book…
Già, anche se lei è molto diversa da me sia caratterialmente sia fisicamente parlando. Anzi, tendo a precisare che non è affatto un testo autobiografico, sebbene io sia entrata completamente dentro il suo personaggio. In pratica io per un periodo, ovvero quello relativo alla stesura di questo monologo, sono diventata lei: ergo ho percepito davvero sulla mia pelle, nel mio cuore e nella mia anima le sue sensazione, le sue pene e i suoi dolori.
Ma chi è Emily? Vuoi descrivercela?
E’ una giovane donna molto fragile. In sostanza è l’ apoteosi della parte più fragile di noi donne. Perchè sì, siamo forti, ma sotto sotto possediamo tutte una piccola dose di fragilità che se- esplosa- può davvero farci male, o meglio molto male, soprattutto se resa manifesta innanzi a una tipologia alquanto infima e malata di persone che non perderanno mai l’occasione di ritorcela contro e di farci diventare una sorta di marionette nelle loro mani.