CRONACA

CIA SU CANDIDATURA “TRANSUMANZA” A PATRIMONIO UNESCO

La candidatura della “Transumanza”, antichissima pratica di allevamento preservata dalle comunità dei territori rurali, a patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco, presentata ufficialmente dal Ministero delle Politiche Agricole del nostro Paese, per Matera e il Materano ha un significato speciale perché al patrimonio storico-urbanistico-culturale (I Sassi) già riconosciuto dall’Unesco si aggiungerebbe quello rurale. E’ il commento della Cia Basilicata affidato al Presidente della Cia di Matera Giuseppe Stasi e alla presidente di Donne in Campo Lucrezia Digilio.

Del resto – proseguono – la scelta del bue per lo stemma della Città di Matera non è casuale; questo animale, oltre ad essere tipico del territorio materano, indica come i materani siano allo stesso tempo un popolo di grandi lavoratori ed un popolo di gente mite; da qui la metafora con il bue, animale utile nei lavori pesanti nei campi ed allo stesso tempo mansueto. Le tre spighe di grano sottolineano le attività principali che caratterizzavano la città, parliamo della pastorizia e della coltivazione del frumento.

La Festa della Transumanza a Matera nel Parco della Murgia Materana – sottolineano i dirigenti della Cia – è diventato un evento fisso tradizionale di forte richiamo quale occasione di incontrare una mandria di mucche podoliche, prima della partenza per i pascoli estivi. Nella scorsa estate la festa è stata organizzata con la disponibilità dell’allevatore Gaetano Scarilli, proprietario della mandria di mucche podoliche che come tanti altri pascolando sulla murgia materana a partire dal mese di gennaio fa ritorno a giugno sui più freschi pascoli dell’appennino lucano, rinnovando un rito dalle radici millenarie.

Il fenomeno della transumanza – si sottolinea nella nota – ha segnato il territorio con il suo reticolo di tratturi, tratturelli, bracci, e con il complesso delle strutture di servizio lungo le vie percorse da bovini, pecore o armenti, come fontane, taverne o riposi. Oggi, a seguito delle trasformazioni economiche e sociali che hanno reso progressivamente marginale tale pratica, fino alla sua pressoché totale scomparsa, i percorsi della transumanza si caratterizzano per la loro marcata connotazione culturale e paesaggistica e possono quindi esercitare una funzione particolarmente attrattiva all’interno dell’aumentata sensibilità ecologico-ambientale, specie quando sono compresi entro parchi ed aree protette.

Da questo punto di vista, la riproposizione della transumanza bovina nei territori del Parco della Murgia Materana ha il valore di una forma di patrimonializzazione di un’attività appartenente al passato, e di cui si conserva ancora viva la memoria, che da una parte tende al recupero dei tracciati tratturali e dei manufatti rustici a essi connessi, dall’altra alla valorizzazione della razza podolica, dal cui latte si producono ottimi caciocavalli. Di qui – aggiungono i dirigenti della Cia – l’ulteriore legame tra la Transumanza e la Dieta Mediterranea con la proposta di far diventare la Città di Matera un punto di riferimento internazionale della Dieta Mediterranea secondo un progetto lanciato dalla Cia nel 2010 in occasione della Festa dell’Agricoltura e in occasione della presentazione della “Carta di Matera” che conteneva già indicazioni, proposte ed idee progettuali con riferimento anche alla Transumanza.

Per la Cia la Transumanza ci si offre come una reale risorsa: rappresenta l’ecosistema di un territorio e se viene custodita è utile anche a rispettarne l’integrità. Unita alle strade del vino, a quelle dell’olio potrebbe esserci una via della transumanza o una via dei formaggi. Sono tutti percorsi enogastronomici di cui il nostro territorio si può servire, perché rappresentano una piccola economia di sistema che è in grado di far nascere prodotti ineguagliabili. Non possiamo permettere dunque che i tratturi si estinguano nel silenzio e nell’immobilità, possiamo restituire a questi fondamentali percorsi una dimensione umana, creando nuove possibilità, includendoli in una strategia territoriale che li vede protagonisti tanto quanto i cammini religiosi-spirituali.

Riappropriazione della propria terra, della propria storia, delle proprie tradizioni e dei prodotti della terra; condividere emozioni, esperienze, conoscenza del territorio, stimoli e suggerimenti utili per costruire occasioni utili e strategiche per lo sviluppo sostenibile investendo sul patrimonio naturalistico e zootecnico: sono gli elementi caratteristici della festa della transumanza che in Basilicata registra un altro evento importante ad opera degli allevatori del Parco Nazionale Appennino Lucano.

Per la Cia è l’intera filiera da rafforzare intorno al nostro patrimonio zootecnico di tutta la regione che ha bisogno di progetti ed azioni, perché tocca tutti gli aspetti dell’economia locale, dalla zootecnia, all’agro-alimentare con il caciocavallo, simbolo della tradizione casearia meridionale e altri formaggi freschi, sino al turismo rurale con la riscoperta del rito della transumanza che è un forte richiamo di attrazione turistica. Dunque se la presenza del bestiame in Basilicata è fondamentale per la salvaguardia e il presidio del territorio che altrimenti sarebbe completamente abbandonato all’incuria e agli incendi, le nuove direttive della PAC e lo scenario per l’allevamento del bovino ne danno maggiore rilevanza poiché permettono di esaltare concetti basilari in linea con le direttive europee quali: salvaguardia dell’ambiente, presidio del territorio e produzioni di qualità.

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