Il futuro della Siria passa anche per la cultura
La situazione in Siria preoccupa il mondo: nella notte tra il 13 e il 14 aprile Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno attaccato tre obiettivi militari nel Paese, ritenuti collegati alla produzione di armi chimiche del regime di Assad.
Forse non ci sarà nessuna escalation militare, ma la Siria – da sette anni protagonista di un incubo che sembra non finire mai – continua a soffrire e con lei anche un patrimonio culturale perennemente sotto minaccia.
Distruggere il patrimonio culturale di un Paese, simbolo di identità e tradizioni, equivale all’annientamento del suo popolo. Ecco perché il futuro della Siria passa anche, inevitabilmente, per la cultura e per la ricostruzione del simbolo della sua identità.
UN PATRIMONIO CHE SOFFRE
La guerra ha distrutto centinaia di siti archeologici e monumenti classificati come patrimonio Unesco. Da Palmira – qui l’Isis ha distrutto gioielli come il tempio di Baalshamin, il teatro romano e l’arco di trionfo – a Raqqa, dove è stato fatto saltare in aria un mosaico bizantino.
A gennaio è stato colpito il tempio di Aïn Dara, nel nord del Paese (per approfondimenti leggi: Siria, un tempio di 3.000 anni danneggiato dalle incursioni aeree turche) mentre a marzo fonti siriane riferiscono la distruzione del sito archeologico di Barad, a sud di Afrin. A sostegno di questo patrimonio ferito sono scesi in campo anche diversi europarlamentari. L’ultimo in ordine di tempo è Mario Borghezio, che denuncia proprio la distruzione del sito di Barad.
Qui, afferma l’europarlamentare della Lega in un’interrogazione scritta alla Commissione europea, “risultano distrutti importantissimi resti archeologici di matrice cristiana, quali la tomba di San Marone, capostipite della chiesa maronita, e diverse importanti chiese con raffinati mosaici bizantini, fra le più antiche al mondo”. “Il sito non forniva alcun rifugio a milizie di opposta fazione e dunque tale scempio non può essere definito come un ‘danno collaterale’ di un’operazione militare”, sottolinea Borghezio chiedendo “cosa intende fare la Commissione in sede internazionale per condannare con fermezza gli abusi compiuti in Siria dall’esercito turco e dalle milizie islamiste alleate”.
L’UE PER LA TUTELA DEL PATRIMONIO SIRIANO
“L’UE continuerà a sostenere la tutela del patrimonio culturale della Siria”, ha detto recentemente Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri, rispondendo – come vicepresidente della Commissione europea – a un’interrogazione degli europarlamentari Silvia Costa, Patrizia Toia, Luigi Morgano, Sabine Verheyen, Stefano Maullu, Mircea Diaconu, Helga Trüpel e Curzio Maltese, che chiedevano quali misure avesse adottato la Commissione per assicurare adeguate risorse per difendere e tutelare il patrimonio culturale in Siria (per approfondimenti leggi: Risorse per difendere il patrimonio culturale in Siria: interrogazione a Commissione UE).
“L’UE finanzia attualmente due progetti finalizzati a questo obiettivo – risponde Mogherini -. La prima misura, denominata ‘Emergency of safeguarding of the Syrian Cultural heritage’, è stata varata nel 2013 ed è finanziata dallo strumento europeo di vicinato. La seconda, denominata ‘Protecting cultural heritage and diversity in conflicts’, è un programma regionale che riguarda la Siria e altri paesi il cui patrimonio culturale è a rischio a causa del conflitto in corso”.
L’IMPEGNO DELL’ITALIA
In una fase storica contraddistinta dalla distruzione del patrimonio culturale da parte del terrorismo, è stato avviato un processo europeo di difesa, nel quale l’Italia ha avuto e continua ad avere un ruolo di primo piano. E’ italiana l’idea dei Caschi blu della cultura, lanciata nel 2015 per sollecitare la comunità internazionale a difendere il patrimonio culturale minacciato dall’Isis.
Nel 2016 il nostro Paese costituisce la prima task force nazionale Unite4Heritage mentre nel 2017 il Consiglio di sicurezza dell’Onu approva la risoluzione italo-francese (n. 2437) che prevede l’impegno di una componente culturale nelle missioni di peacekeeping. Nello stesso anno, Firenze ospita il primo G7 della Cultura: in quell’occasione una copia dell’Arco di Palmira, distrutto dai miliziani dell’Isis, è stata esposta in piazza della Signoria come simbolo della rinascita e della ricostruzione.
A BRUXELLES UNO SPAZIO ARTISTICO PER LA SIRIA
A Bruxelles un negozio vuoto della galerie Ravenstein è stato trasformato in uno spazio artistico dedicato all’arte e alla cultura della Siria. Si chiama “Tourab: Syria Art Space” e dal 17 al 27 aprile accoglierà il lavoro di 50 artisti siriani: molti di loro hanno lasciato un Paese devastato dalla guerra per venire in Europa. “Tourab: Syria Art Space” è un progetto del Goethe-Institut, organizzato con il supporto della Cultural Diplomacy Platform (la piattaforma europea per la diplomazia culturale), dell’Unione europea, del Fondo arabo per l’arte e la cultura (AFAC), del British Council e dell’Institut Français.
L’obiettivo è mostrare la ricchezza del patrimonio siriano e ripartire dalla cultura per il futuro della Siria: una sfida da inserire nell’agenda per la ricostruzione. Per questo, il Goethe-Institut – insieme ai partner – ha lavorato con la curatrice indipendente Alma Salem per mettere insieme un programma che raccoglie mostre, improvvisazioni, dibattiti, concerti, film e workshop, e stimolare un nuovo interesse per il Paese. Il progetto si inserisce nell’ambito della seconda conferenza internazionale di Bruxelles sul sostegno al futuro della Siria e della regione, ospitata dall’Unione europea a inizio aprile e co-presieduta dalle Nazioni Unite.
UNA NUOVA NARRATIVA CULTURALE
“Tourab: Syria Art Space” presenta un programma variegato: in mostra una selezione di opere d’arte in grado di riflettere le nuove tendenze della Siria. L’inaugurazione si terrà il 17 aprile alla presenza del segretario generale del Goethe-Institut Johannes Ebert, di un rappresentante della Commissione europea, della curatrice Alma Salem e del regista siriano Ossama Mohammed.
In un momento in cui la Siria “subisce un attacco massiccio e senza precedenti da parte di varie milizie, Tourab vuole abbracciare una nuova narrativa culturale e stimolare un nuovo interesse per la Siria, basato su ricchezza e diversità culturale, sulle sue industrie creative, sull’originalità di un patrimonio unico, sulle nuove idee dei suoi artisti”, dice la curatrice Alma Salem presentando l’evento.