GENTILE CONFARTIGIANATO: AAA CERCASI TECNICI ED ESPERTI INTROVABILI
“La rivoluzione digitale offre numerose occasioni per la creatività e la voglia di innovare delle nostre aziende.
Ma, paradossalmente, molti progetti rischiano di bloccarsi per carenza di manodopera specializzata. E sono le imprese artigiane ad avere i maggiori problemi di reclutamento del personale.
L’allarme arriva da una rilevazione di Confartigianato che ha fotografato le professionalità più difficili da reperire sul mercato del lavoro. Scoprendo che è introvabile oltre la metà dei profili professionali con le competenze tecniche più evolute richieste dalle aziende artigiane.
I più difficili da reperire sul mercato del lavoro sono i tecnici programmatori, esperti di applicazioni, analisti e progettisti di software, tecnici meccanici, elettrotecnici, ingegneri energetici e meccanici.
Tutte figure professionali indispensabili alle piccole imprese – commenta Rosa Gentile, dirigente nazionale e regionale Confartigianato – per cavalcare la rivoluzione digitale ed entrare da protagoniste nell’economia 4.0.
Ma, a quanto pare – aggiunge – bisogna fare i conti il paradosso più volte denunciato da Confartigianato di due mondi che non si incontrano: da una parte aziende pronte ad assumere, dall’altra giovani in cerca di lavoro e pronti ad emigrare per trovare un’occupazione. In mezzo famiglie e sistema scolastico che non sanno orientare e preparare i ragazzi alle nuove sfide del mercato del lavoro e a al grande salto nel futuro dell’economia.
Per analizzare la difficoltà di riferimento per professione abbiamo preso a riferimento le figure professionali più richieste dalle imprese artigiane secondo l’ultima rilevazione disponibile del sistema Excelsior dedicata all’artigianato (Unioncamere-Ministero del lavoro, 2015). Complessivamente la rilevazione indica 128 professioni maggiormente richieste dall’artigianato, pari a poco meno di un terzo (31,9%) delle 401 professioni richieste dalle imprese nel 2017.
In particolare risultano più difficili da reperire – con una quota più che doppia della media del 21,5% rilevata per il totale imprese – le seguenti 19 figure professionali: Tecnici programmatori (difficoltà di reperimento del 57,0%), Tecnici esperti in applicazioni (55,6%), Analisti e progettisti di software (55,5%), Tecnici meccanici (55,3%), Elettrotecnici (54,9%), Ponteggiatori (53,7%), Altre professioni tecniche della salute (52,3%), Tecnici della produzione e preparazione alimentare (51,9%), Attrezzisti di macchine utensili e professioni assimilate (51,4%), Sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai (51,1%), Ingegneri energetici e meccanici (50,8%), Tecnici elettronici (50,6%), Operai addetti a macchinari per la filatura e la bobinatura (50,2%), Saldatori e tagliatori a fiamma (48,8%), Disegnatori industriali e professioni assimilate (47,1%), Conciatori di pelli e di pellicce (44,4%), Specialisti di saldatura elettrica e a norme ASME (44,1%), Operai macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali (43,2%) e Tecnici della produzione manifatturiera (43,1%). Si evidenzia che in questo gruppo con maggiore difficoltà di reperimento prevalgono profili riferiti a processi di investimento sostenuti dagli incentivi di “Impresa 4.0.”
Una nostra recente analisi – continua Gentile – ha evidenziato come l’apprendistato abbia dato un apporto positivo sull’andamento dell’occupazione giovanile nel corso del 2017.
L’analisi dei dati sui flussi del mercato del lavoro nel settore privato forniti dall’Inps per classi di età evidenzia che nel segmento dei giovani under 30 nel 2017 il numero delle nuove assunzioni in apprendistato (274 mila, in aumento del 20,2% rispetto all’anno precedente) supera quello delle assunzioni a tempo indeterminato (273 mila, in discesa del 13,9%). Nel dettaglio per genere si osserva che il sorpasso delle assunzioni in apprendistato è stato possibile grazie al maggiore dinamismo della componente femminile: per le donne le assunzioni di apprendisti (114 mila) superano di oltre 7 mila unità quelle a tempo indeterminato (107 mila) mentre per i maschi sono ancora le assunzioni a tempo indeterminato (166 mila) a superare di circa 6 mila unità quelle effettuate in apprendistato (160 mila).
La regione con la più alta propensione ad utilizzare il contratto di apprendistato è l’Umbria dove su 100 rapporti di lavoro attivati, 6,9 sono relativi ad apprendisti. Seguono il Veneto con 5,5 Piemonte e Toscana con 5,1 e Marche con 5,0. All’opposto un peso minore si registra in Campania con 2,9, Abruzzo con 2,5, Basilicata con 2,2, Molise con 2,0 e Sardegna con 1,3”.