EN LA IMAGINACIÒN. JAZZ TRIBUTE TO MARTA VALDÈS PAOLA LORENZI E PEDRO MENA PERAZA FONOSFERE BY DODICILUNE / IRD
Un viaggio all’interno di un profondo sentimento interiore, dove il mondo delle piccole cose diventa un universo di emozioni intorno al quale ruota il senso dell’esistenza: prodotto dall’etichetta pugliese Dodicilune, nella collana Fonosfere, mercoledì 30 maggio esce – distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei migliori store online da Believe Digital – “En La imaginaciòn. Jazz tribute to Marta Valdès“. La cantante Paola Lorenzi e il musicista, compositore e arrangiatore Pedro Mena Peraza rileggono otto temi dell’immaginifico e meditativo repertorio di Marta Valdès, una delle grandi signore del bolero e della canzone nello stile “filin”. “En La imaginaciòn” vuole evidenziare la natura fantasiosa, immaginaria a tratti quasi surreale dell’anima della compositrice, cantante e chitarrista cubana. Il progetto nasc e dopo l’esperienza dei due artisti al Festival Internacional Boleros de Oro (2003/2005) e al Recital per festeggiare i 70 anni della compositrice a L’Avana e prosegue in Italia per contribuire alla diffusione delle sue bellissime melodie, purtroppo ancora sconosciute nel nostro Paese. Il cd è completato dall’inedito “A Marta, un Bolero”, un sentito omaggio dei due musicisti, proposto in due versioni (bolero classico in quintetto e in duo voce e organo hammond). L’inciso è creato da citazioni melodiche e titoli di alcuni brani tra i più celebri di Marta Valdes. Paola Lorenzi (voce) e Pedro Mena Peraza (arrangiamenti, direzione musicale, chitarra, percussioni), sono affiancati in alcuni brani da Gianni Giudici (uno dei più importanti organisti jazz europei, considerato “il Padrino” italiano dell’Hammond, ex vice presidente e Product Manager di Generalmusic e attuale Brand Manager di Studiologic, t ra le sue collaborazioni quelle con Chet Baker, Bobby Watson,Eddie Davis, Gary Burton, Milt Jackson, Bruce Forman, Randy Bersen, Lew Tabackin, Renzo Arbore), Massimiliano Rocchetta (pianoforte, tastiere, tra le sue collaborazioni Renzo Arbore, Mario Biondi, Flavio Boltro, Bob Brookmeyer, Fabrizio Bosso, Tullio De Piscopo, Gegè Telesforo), Stefano Travaglini (contrabbasso, tra le collaborazioni Dave Schnitter, Sal Nistico, Urbie Green, Howard Johnson, Bruce Forman, Peter Erskine, Lee Konitz, Steve Grossman, Jimmy Owens) e Daniele Marzi (batteria).
«Non posso negare di sentirmi arrossire quando sento risuonare il mio nome messo in musica da Pedro Mena in quella canzone omaggio con cui inizia e termina il disco», sottolinea Marta Valdes nelle note di copertina. «Poteva essersi trattato di una somma di elogi, di una semplice sequenza di citazioni pr endendo a pretesto i titoli delle mie canzoni. Allora, io mi sarei limitata a ringraziare senza sapere in realtà perché. Non è questo il caso. La vita mi ha gratificato con la presenza, nella mia musica, di qualcuno, come Pedro Mena, che pur appartenente a una generazione tanto distante dalla mia, elimina le barriere del tempo e ci insegna con quella esemplare comprensione di un pensiero musicale che, se bene gli sia giunto in un caso attraverso alcune interpretazioni abbastanza diffuse, in un altro caso attraverso la mia propria visione, giunge ad appropriarsene e di ritorno senza deformazioni vi aggiunge accenti molto personali», prosegue. «Riconosco in Paola Lorenzi una di quelle voci che ascolterei volentieri cantare in ogni momento, come solo lei riesce a fare, in qualunque genere musicale, dove la sua interpretazione sempre dinamica, saggia ed emotiva, assume, invariabilmente, una forma che la differenzia da ogni riferimento precedente, anche se si tratta di versioni clas siche alle quali, con vera audacia, si avvicina fino al minimo dettaglio per alzare, quindi, il suo proprio splendido volo e lasciarci impressionati ed emozionati. Mi piace», entra nel dettaglio la compositrice cubana, «che il brano “Palabras” si sia adattato ad una versione così; mi riconosco in quel “No Hagas Caso”; ringrazio che tra le tantissime canzoni che diedi loro da scegliere, mi abbiano accontentato, come se avessi loro confessato l’angosciosa necessità che sento che “Canciòn Dificil” e “Juego A Olvidarme De Ti” non siano canzoni dimenticate. Infine sono al punto di pentirmi di aver dichiarato alla fine del testo di “Como Un Rio”, che “los rios de amor no saben” (“i fiumi non sanno l’amore”), dopo che Pedro Mena ha incontrato in questa canzone motivo per fare suonare i colpi dei tamburi Batà che caratterizzano Ochún, Dea, precisamente, del fiume e dell’amore, giungendo a rivelarci un’altra dimensione dell’opera musicale. Sento P aola Lorenzi e Pedro Mena affermare che “en mi tempo no existe el ayer” (“nel mio tempo non esiste lo ieri”) e rispondo loro con vera emozione, a loro e anche ai musicisti che hanno viaggiato nelle mie canzoni attraverso questo disco, che la cosa più preziosa di un regalo così è l’aver confermato una volta di più, che con tutta la lontananza che ci divide, il linguaggio della musica ha creato il miracolo di farci pensare che non è vero che esiste la distanza, che “està de fiesta la imaginaciòn” (“l’immaginazione è in festa”)».