La poesia di Giuseppe Aletti arriva in Marocco
La raccolta «I Decaduti» sarà pubblicata in Arabo e presentata all’Università di Casablanca
Un traguardo poetico che oltrepassa i confini nazionali interesserà Giuseppe Aletti nei prossimi giorni.
Aletti è originario di Rocca Imperiale, ma vive in provincia di Guidonia dove lavora come editore e continua la sua attività poetica con successo lungo tutto lo Stivale e oltre.
La sua opera letteraria «I Decaduti», già apprezzata da critici e letterati di chiara fama e pluripremiata in prestigiosi concorsi, ha attirato infatti l’attenzione della Casa della Poesia del Marocco, che ne realizzerà un’edizione in Arabo.
L’antologia, come si legge in quarta di copertina, ripercorre in versi quest’epoca nichilista, autodistruttiva e senza redenzione, ma è attraversata dalla ricerca di una sacralità disperata che restituisca un senso al vivere oggi.
È una poetica potente, quella di Aletti, in cui il poeta urla la sua presenza nella società attuale, in declino e senza sentimenti. Ora i suoi versi toccheranno nuovi orizzonti grazie alla traduzione che li veicolerà nel mondo arabo.
La prima presentazione ufficiale dell’opera si terrà all’Università di Casablanca in un incontro pubblico arricchito dalla presenza di importanti intellettuali, all’inizio del nuovo anno.
La lunga carriera di Aletti, costellata da tanti traguardi e sfide vinte, è iniziata più venti anni fa con il manifesto artistico letterario «Habere Artem» da cui è nata la rivista «Orizzonti» che si è imposta in breve tempo come il periodico letterario più venduto in libreria.
Poi, c’è stata la nascita della casa editrice per gli scrittori esordienti, che vanta anche le pubblicazioni di poeti affermati del calibro di Ferlinghetti, Filippo Tuena, Miro Silvera, Fabrizio Falconi e ad artisti come Solange, Manuela Aureli, Francesco Baccini.
Da lì è stato un susseguirsi di iniziative: la realizzazione di premi letterari importantissimi come il “Salvatore Quasimodo”, il “Maria Cumani” e il “Cet – Scuola Autori di Mogol” e del festival letterario “Il Federiciano”, tra i più frequentati in Italia.
Tra i risultati più sorprendenti, un posto di rilievo spetta al progetto “Il Paese della Poesia”: l’idea di utilizzare le poesie come arredo urbano sulle facciate delle abitazioni di Rocca Imperiale.
L’utopia visionaria di Aletti è diventata una luminosa realtà, tanto da attirare giornali e televisioni e numerosi turisti che si sono recati a Rocca Imperiale per esplorare l’antologia a cielo aperto custodita nei vicoli del borgo calabrese.
Sono iniziate, quindi, le collaborazioni con Mogol, il paroliere Francesco Gazzè, l’attore e regista teatrale Alessandro Quasimodo (figlio del poeta Premio Nobel Salvatore Quasimodo); tutti artisti con cui ha condiviso la docenza in laboratori di scrittura e masterclass.
L’affermazione di Aletti in campo poetico, e di tutte le sue iniziative, riempie d’orgoglio la comunità rocchese, e rappresenta un’eccellenza della Calabria e dell’Italia tutta.