Decreto sicurezza, Romaniello auspica azione sindaci lucani
“Anche i sindaci della Basilicata come Orlando, De Magistris e Sala facciano sentire la propria voce affinché si modifichi il decreto, rappresentanti di un territorio che ha saputo gestire correttamente il processo di accoglienza”
“Ho presentato, all’inizio di dicembre, una mozione in Consiglio che impegnava la Giunta regionale a porre, al tavolo della Conferenza delle Regioni, il tema delicatissimo riguardante i nefasti effetti che il decreto “sicurezza” avrebbe determinato qualora non modificato.
Non so quali iniziative siano state assunte dalla Giunta, ma una cosa è certa: l’Anci, a seguito di una netta e condivisibile presa di posizione dei sindaci Orlando, De Magistris e Sala, ha chiesto al Ministro degli Interni la convocazione di un incontro per adottare gli opportuni correttivi al Decreto, al fine di garantire quanti, fuggendo da guerre e miseria, oggi sono in Italia e hanno diritto ad essere trattati come persone”.
Così il consigliere Giannino Romaniello (Gm) il quale auspica “che anche i sindaci della Basilicata facciano sentire la propria voce affinché si modifichi il decreto, rappresentanti di un territorio che grazie alle attività promosse dal Presidente della Commissione migranti, Pietro Simonetti, e dal fattivo impegno delle associazioni di volontariato, ha saputo gestire correttamente il processo di accoglienza”.
“A quanti tendono a creare contrapposizione tra italiani e immigrati ricordo che il tema sicurezza, lavoro, diritti civili non ha distinzioni di territori, di colore e di etnia – aggiunge Romaniello -.
Evidenzio, inoltre, che tra gli italiani che soffiano sul fuoco dell’odio ci sono anche quelli che sfruttano gli immigrati nei campi per la raccolta dei prodotti agricoli (pomodori, arance, mele ecc.).
Al contrario, ci sono esperienze molto positive in Basilicata come in altre regioni, di accoglienza che vanno prese d’esempio per realizzare una buona ed equilibrata integrazione intanto di chi sta sul territorio italiano”.
“E’ d’obbligo per chi esercita una funzione di governo – conclude Romaniello – attuare politiche di accoglienza programmata chiamando l’intera Europa ad affrontare un fenomeno di natura mondiale che certamente non può essere gestito con scelte scellerate come quelle del governo italiano e di alcuni altri paesi europei, di chiudere porti e frontiere negando di fatto il diritto alla vita e a un futuro migliore di persone, dimenticando il proprio passato di Paesi di emigrazione”.