Fake news: partnership tra l’Osservatorio giovani-editori e Apple
“Internet ha comportato tante cose positive, ma le fake news sono una delle negatività di Internet: tutti noi amanti della democrazia e che crediamo nella libertà dobbiamo pensare che separare il falso dal vero sia la base della libertà”.
Ad affermarloTim Cook, ceo di Apple, ospite a Firenze dell’evento inaugurale della nuova edizione del progetto ‘Il Quotidiano in classe’ dell’Osservatorio permanente giovani-editori, presieduto da Andrea Ceccherini, giunto alla 20esima edizione.
E proprio le fake news sono al centro del nuovo progetto di educazione ai media e alla tecnologia lanciato dall’Osservatorio, in partnership con Apple.
L’obiettivo, ha spiegato Ceccherini è quello di “elevare il pensiero critico dei giovani e tentare così di ridurre i danni dati dalla diffusione delle fake news”.
“Non appena sarà studiato nei dettagli sarà testato negli Stati Uniti e in alcuni paesi chiave europei, compreso il nostro, allo scopo di raccogliere suggerimenti e consigli per farlo ancora migliore e, se dovesse riuscire la sfida, per scalarlo gradualmente a livello internazionale”, ha spiegato Ceccherini a proposito dell’iniziativa.
Apple e Osservatorio, ha aggiunto, “pensano che sia fondamentale, perché questo progetto possa avere successo, che i media di tutto il mondo, nei paesi in cui decideremo di giungere, possano partecipare a costruirlo insieme a noi”
“Mi è parso chiaro che la gente faceva fatica a distinguere la verità dalle bugie, e sembrava chiaro che era molto importante sviluppare il pensiero critico, per questo abbiamo pensato che fosse importante aiutare gli studenti a separare la verità dalle bugie.
Ci è sembrato che l’Osservatorio svolgesse bene questo ruolo, e per noi è stato un piacere fare questa partnership”, ha chiosato Cook, che poi, intervistato dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, e dai ragazzi in sala, ha affrontato anche altri argomenti di attualità.
Come la privacy. C’è il rischio che la libertà delle persone sia ridotta “a causa di alcune aziende e anche di alcuni governi che sorvegliano i cittadini, questa è veramente una forte preoccupazione”, ha spiegato il manager.
“Penso che col tempo nella società noi cambieremo il nostro comportamento perché magari non vogliamo che qualcuno sappia che noi stiamo pensando o facendo una determinata cosa, anche se non c’è nulla di sbagliato nel nostro comportamento, magari è qualcosa che ci imbarazza un pochino e che vogliamo tenerci per noi.
Man mano che questo succede la nostra libertà viene ridotta, è come se fossimo messi in carcere: facciamo di meno, pensiamo di meno, esploriamo di meno, studiamo di meno”.
“Un’azienda non dovrebbe avere un proprio esercito, un’azienda non dovrebbe coniare valuta, queste prerogative sono esclusivamente degli Stati, dei governi”, ha detto ancora Cook.
“Io penso che sia importante ricordare che le aziende non sono elette democraticamente, i presidenti e deputati lo sono. Quindi io penso che ci sia sempre una categoria di attività che deve essere pubblica”.
Per Cook “in condizioni normali io direi che se c’è un obiettivo comune, si può lavorare insieme, sinergicamente: però alcuni aspetti, alcune aree di competenza, sono esclusivamente di competenza statale, perché noi cittadini eleggiamo i governi perché prendano le decisioni per noi”, ha concluso.