Chi è l’autore della mitica rovesciata delle figurine?
Una rovesciata famosissima agli occhi di ogni generazione, ma più che altro è divenuto un pezzo di storia impressa nei mille pacchetti di figurine stretti nelle mani dei bambini di almeno quattro generazioni.
Un’icona diventata leggendaria e fuori dal tempo grazie alle collezioni Panini. Da piccoli si ignorava che quell’azione, ai limiti del possibile, fosse stata davvero compiuta in un vero campo di calcio e perciò si fantasticava su chi avesse potuto disegnarla.
In mezzo all’area c’è Carlo Parola – che negli anni ‘40 e ‘50 giocava come centromediano della Juventus e della nazionale – nell’atto di alzarsi sino a toccare il cielo: il movimento è perfetto, il pallone è lì, sospeso a un passo da terra, pronto per essere colpito.
Al contrario di quanto si possa immaginare, l’inconfondibile scatto, divenuto marchio, non rappresenta il tiro di un attaccante, nell’intento di segnare un gol, bensì quello di un difensore che sta deviando con forza il pallone, scaraventandolo via dalla sua area di rigore.
Giuseppe Panini viene ammaliato da quella istantanea, uno scatto di Corrado Bianchi nel corso di un Fiorentina-Juventus del 15 gennaio 1950, ottenuto con la macchina appoggiata sull’erba per aumentarne la prospettiva.
Infatti, per l’editore modenese, è in quella frazione di secondo, che emerge l’essenza del calcio, fatta di una precisa diade, armonia e forza dello spettacolo.
Ecco, allora, che Parola e il paladino, diventano i due loghi centrali dell’azienda per le figurine calcistiche: un mix perfetto, oltre che romantico, se pensiamo che l’ex bianconero guarda dall’alto altri campioni.
Inarrestabile a fianco di Gabetto, Foni e Rava, ai tempi in cui giocava nella Juve: abilissimo mediano difensivo, nella marcatura a uomo, eccellente in acrobazia, sicuramente uno dei migliori giocatori italiani.
Allo scopo di garantire l’imparzialità del simbolo per l’immagine icona, si scelse di sostituire la divisa bianconera di Parola con una maglietta rossa, pantaloncini bianchi e calzettoni neri e gialli, creando un’associazione di colori neutra, di fatto non corrispondente ad alcuna squadra reale del calcio italiano.
Tra le cose belle, potremmo miscelare, allora, il talento vero come quello di Carlo Parola – sempre in volo come se lo ricordano tutti quelli che amano il calcio – le foto mitiche (non ritoccate), come quelle di Corrado Bianchi, oltre ad una parte di infanzia inebriata dalla ricerca della figurina mancante.
di Michela Castelluccio