Festival di Napoli 2019: Premio internazionale della critica «Gianni Cesarini»
Ci sono infiniti modi per creare bellezza, ci sono infiniti modi per emozionarsi ed emozionare, e ogni evento che viene a noi è una opportunità per accogliere aspetti della vita e viverli lasciandoli vivere nella piena accettazione e rispetto.
Una canzone è il racconto di un’esperienza, il racconto di uno stato d’animo, è emozione, bellezza.
Non va giudicata seguendo il puerile “mi piace o non mi piace”, non va catalogata, incasellata, perché giudicare, catalogare, incasellare la incarcera nell’intrascedente.
Il trascedente è la vera apertura all’altro che viene per dirci qualcosa, semplice o complessa, amara o dolce, reale o fantastica.
Il rispetto, che poi significa amore per la vita, è accettare ció che la vita viene a dirci e quindi comprenderlo, al di là degli schemi mentali, dei preconcetti, dei condizionamenti, dei limiti del nostro fare e sapere.
L’altro viene per dire, raccontare un suo frammento di vita, e se fa canzone è mosso dal desiderio di far bellezza e infinite sono le bellezze. Ho ascoltato le canzoni di questo festival (giunto alla sua quinta edizione rappresentando quindi una realtà consolidata) con questo spirito, non con lo spirito del critico pagato per dire la sua.
Ho fatto per un tempo il critico musicale a volte imponendo, sovrapponendo il mio gusto a quello altrui, quindi sbagliando.
Poi ho capito che era giusto entrare in sintonia con l’altro e si é subito palesata la grande difficoltà nel farlo, perché è difficile ascoltare e vedere l’altro permettendogli di essere e di valicare il muro del nostro orgoglio, del nostro fare arrogante. L’umiltà non è di moda, come non è di moda la ricerca del vero.
Quindi ho ascoltato le canzoni, tutte con un loro valore e qualcuna se è annidata nel mio cuore per ragioni che oltrepassano la ragione. In tutte c’è bellezza o può non esserci se lo vogliamo. Ho cercato la bellezza non per farla collimare con i miei canoni di bellezza ma per lasciarla vivere ogni volta nella sua unicità.
Avrei premiato tutti i partecipanti a questo festival solo per il coraggio che dimostrano per salire su un palcoscenico ed essere e dirsi di fronte a una platea. E si è annidato nel mio cuore chi si è detto trascendendo la platea.
Comunque avrei regalato premi a tutti, sia agli artisti che all autori, ma mi si chiede di darne solo tre, cercando in qualche modo di palesare un perché di queste scelte che un fondo non c’è e che lo si deve inventare non per giustificazione ma per dare spunti per palesare una presa di posizione che porta a certe decisioni, sempre discutibili.
La verità assoluta é dono degli Dei e gli Dei hanno da tempo abbandonato questo mondo, o meglio vivono nascosti lontani dal mercimonio e dalla post-verità di una società fatta in massima parte di labili mentali schiavi dei loro schermini alla mercé di un gruppo di psicopatici.
Viviamo purtroppo tempi tragici e convulsi e può salvarci solo il cercare e conoscere le verità, ci possono salvare gli artisti, non i prezzolati con etichetta di scientifico.
La scienza andrebbe messa in lunga quarantena e dato spazio agli aedi, giullari, attori, musicanti e musicisti, ai visionari e ai poeti. A chi coltiva fiori e fragole e non ai trafficanti di guerre, farmaci e orrore.
Un festival di canzoni è una realtà da difendere e valorizzare perché scena di creatività e molteplici bellezze scevra di violenze. Scena di libertà.
Quindi il primo premio va a SASÀ DI PALMA: voce carica di intensità, di forza emotiva, bella la musica, richiami a parole antiche… Leitmotiv di una certa napoletanitá che fortunatamente non si perde in una globalizzazione stilistica.
Il secondo premio va ad ANGELO DE FILIPPO, per l’armonia tra la ben calibrata voce e il testo libero di banalità pur toccando una tematica assai frequentata: una bella fusione, semplice e piena di sottile pathos. Melodia lineare, elegante di buona comunicativa.
C`é voluto un po’ di coraggio per dare il terzo premio al coraggio di LUCA MARIS per la sua disarmante autenticità, nel dirci di una triste realtà che attanaglia Napoli.
Il protagonista della canzone si presenta senza maschere.
A livello musicale é vicino al mondo neomelodico e non lo nasconde, per questo la canzone é vera, rappresenta una dura realtà cantata con naturalità e sentimento.