Intervista a Barbara Bet, una donna forte e determinata di Laura Gorini
Io voglio pensare al futuro e dimenticare il presente: è l’ unico modo per continuare a sperare in questo momento e tenere la testa occupata al futuro.
E’ una brava Restaurant Management Consulting, Barbara Bet, oltre che una naturopata molto preparata e un personaggio televisivo molto amato.
Ma soprattutto è una donna forte e determinata che, nonostante le grandi difficoltà del momento, cerca di donare forza agli altri. Ristoratori in primis.
Barbara, in un momento di difficoltà per molti commercianti e ristoratori, quanto è importante il tuo lavoro?
Il mio lavoro è importante perché aiuta molti imprenditori a essere positivi nonostante il periodo sia poco propenso.
Cerco di farli pensare al futuro e di tenerli occupati studiando insieme delle strategie da attuare quando la situazione Covid sarà migliorata e spero finita.
Anche se ammetto che non è facile sostenere gli altri e tenere la mente ben salda al futuro per non cedere.
Quali consigli ti senti di dare ai ristoratori che in questo periodo in particolare sono in grande difficoltà?
Cosa possiamo dire?
Di tenere duro perché purtroppo tutto questo è indipendente dalla nostra volontà. Spero solo che finisca quanto prima: è veramente una situazione che mi addolora.
A volte anche io ho dei cedimenti perché vedere la tua attività chiusa dopo immensi sacrifici non è facile e crea depressione.
Io voglio pensare al futuro e dimenticare il presente: è l’ unico modo per continuare a sperare in questo momento e tenere la testa occupata al futuro.
A proposito, in linea più generale, sul lavoro come affronti le varie problematiche che puoi riscontrare sul tuo cammino professionale?
Le analizzo, perché ogni locale ha le sue problematiche ed, essendo di carattere molto riflessiva poi, cerco le soluzioni più adatte.
Hai presente come un sarto cuce un vestito su misura per ogni suo cliente ?
Ecco, io faccio la stessa cosa, e poi con la mia positività e intraprendenza cerco di attuarla a beneficio del cliente.
Ripeto: in questo periodo c’è bisogno di sostegno mentale per tutti per cui “ le varie problematiche” le affronto con forza che a mia volta cerco di regalare agli altri.
Ami chiedere aiuto anche agli altri, oppure fai tutto da sola?
Di solito non amo molto delegare, ma si sa che un buon imprenditore lo deve saper fare, quindi le cose meno tecniche di solito le faccio svolgere dai miei assistenti, tipo insegnare come va fatta una mise en place vincente o rivolgermi ad un cuoco per capire insieme il food cost degli alimenti o creare un menù del giorno. Ovviamente più teste regalano più idee!
Quando stai lavorando a un progetto da proporre a un nuovo cliente, in che situazione ti piace operare?
Mi piace lavorare in assoluta tranquillità : infatti spesso mi isolo per studiare come agire e spengo addirittura il telefono per un intero giorno. Quando hai ha che fare con i soldi degli altri ci vuole assoluta accortezza e serietà!
Credi che per via dell’emergenza, il telelavoro possa essere un’ottima soluzione?
Mah , non lo so .. Bisogna avere la giusta formazione perché gli attacchi informatici e della privacy sono all’ordine del giorno. Io sono all’ antica , nel senso:
ti alzi e vai a lavorare ! Se invece lavori a casa sei più stressato perché non puoi lasciare lo stress fuori dal momento che lavori lì!
Eppure sono in tantissimi i lavoratori che protestano al riguardo. Non è forse una scusa della serie “brontolo così lavoro meno o non lavoro affatto”?
No, non credo: è che l ‘italiano dipendente è convinto che lavorare da casa sia meglio. Da datore di lavoro di sicuro è più conveniente perché il dipendente lavora di più senza accorgersene
D’ altra parte può portare scompensi però perché si perde la socializzazione. il lato umano e il contatto, cosa che potrebbe portare uno squilibrio psicologico a lungo andare. Giornata tipo? Si alza , lavora al pc seduto ,si alza dal pc, si siede a tavola e va a letto. Insomma, non di certo incoraggiante!
Senza pensare che chi vive da solo è più avvantaggiato, ma chi vive in famiglia diventa più stressato perché più reperibile e disturbato da figli o familiari. Una sorta di reclusione, a mio avviso.
Ma, secondo te, l’epidemia del Coronavirus, con relative conseguenze, ha sotto sotto incentivato i fannulloni a “fare ancora di meno”?
È una polemica che non voglio toccare perché ho le mie idee al riguardo e non sono positive!
Li voglio vedere senza un lavoro come si curano o si comprano da mangiare. Ah no, scusa per loro c’è il reddito di cittadinanza o la disoccupazione pardon …
Vabbè non voglio dire la mia perché -purtroppo- il momento è delicato e ogni discussione resta sterile. Ne riparleremo… Tuttavia ho capito solo che gli unici ladri Italia sono coloro che danno lavoro.
Chi vive mantenuto dallo Stato o ruba davvero, se è un operaio allora va bene. .. Sfido qualunque persona a non aver accettato un “ ti faccio lo sconto senza fattura”. Ho abbastanza anni per dire che per esperienza chiunque rubi se se ne presenta l’ occasione. Di onesti ipocriti è pieno il mondo.
Per me comunque bisogna essere regolari nei pagamenti nei confronti dei fornitori, erario e fisco perché ne vale la nostra reputazione e anche di onorabilità bancaria.
Le tasse sono altissime e lo so che è molto difficile essere imprenditori in Italia … Cosa dire ?
Uno ci prova, ma vedo sempre che poi lo Stato pretende sempre di più: è come avere un socio al 70% che chiede solo soldi e non ne mette.
Tu come riesci a capire che una persona non ha voglia di lavorare e come fai invece a intuire che ha voglia di fare ma ancora ha molto da imparare?
Innanzitutto lo leggi negli occhi l’ entusiasmo e la voglia di lavorare e dalle risposte ad primo colloquio se è uno propenso ad imparare o meno.
Insegno sempre che il colloquio è molto importante per l’assunzione, perché da lì si comprende se chi abbiamo davanti risponde alle esigenze dell’azienda. Poi si passa alla prova e da lì si capisce tutto.
Comunque nella ristorazione spesso c’è chi si accontenta di mediocrità lavorativa pur di affrontare la stagione perché è davvero complicato trovate gente volenterosa e con amore per questo lavoro.
E poi spesso è considerato un lavoro transitorio. Voglio dare pertanto un grosso in bocca al lupo a tutti i miei colleghi e dire che solo restando uniti e facendo sentire la nostra voce potremmo ricevere gli aiuti necessari per superare questo periodo. Ce la faremo!
Ma che andrà tutto bene non mi va di dirlo perché preferisco essere realista : semmai dico che uniti ce la faremo.
E aggiungo “da soli” perché se aspettiamo lo Stato falliremo tutti. Volevo poi aggiungere una parola riguardo al momento di crisi in cui stiamo vivendo.
Chiedo veramente di tutto cuore a chi ci deve rappresentare di non rovinare l’ atmosfera di sfogo e relax dei ristoranti perché è l’ unico posto dove la gente si sfida parla e si dimentica del caos psicologico di questo momento.
Credo anche che sia importante la distanza sociale, ma in un ristorante a tavola se vengono in due e si sono baciati in auto o dormono insieme, che senso ha tenerli a due metri a cena ?
Li posso tenere a 2 metri dagli altri ma non da loro stessi, cosi come le famiglie.
Che senso ha una persona in 40 mq, se viene occasionalmente da noi?
Studi scientifici hanno dimostrato che in questo periodo chi si era ammalato era stato in strutture sanitarie convegni e stadi , non di certo in supermercati (che non hanno mai chiuso) ristoranti o bar, quindi ritengo questo studio molto interessante . Poi negli spazi aperti è meno sensato mettere tavoli a due metri.
Comunque questi strani distanziamenti decisi per i ristoranti non solo fanno fatturare pochissimo ad un locale, ma lo demoliscono e pretendono però le tasse non in egual misura ma come lavorasse a pieno ritmo. Che senso ha tutto questo accanimento?
Se io da 56 posti mi riduco a 36, come starò in piedi? È come essere chiusi con le stesse spese di 36 posti! E spero non mettano i plexiglass per carità.
Mi auguro poi che chi di dovere sia capace di decidere per il nostro settore , perché non vedo esperti nel settore turismo in questa task force né nelle altre regionali.