Pensioni di invalidità da 285 a 514 euro, ma i limiti per l’aumento sono troppo stretti: e c’è chi parla di discriminazione
Una sentenza della Corte Costituzionale ha di fatto stabilito l’aumento di tali pensioni al 100%. Ma solo per gli invalidi totali e con redditi sotto i 6mila euro. Scoppiano pertanto i malumori e le critiche
La data del 24 giugno segna una tappa importante nel sostegno pubblico alle invalidità civili: in quell’occasione la Corte Costituzionale si è pronunciata infatti per l’aumento degli assegni da pensione di invalidità civile al 100%.
La sentenza consente dunque di portare i trattamenti dagli attuali (e inadeguati) 285,66 euro a 514,46 euro. Importo che meglio garantisce un livello di dignitosa esistenza agli invalidi.
Bene si dirà, se non fosse che i criteri chiamati a regolare l’aumento dell’istituto pensionistico risulterebbero, a detta di molti, troppo restrittivi. Tanto da far osservare a denti stretti che come al solito, in Italia, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
O per meglio dire, c’è di mezzo un muro: quello creato dalla specifica previsione per cui l’incremento spetta solo agli invalidi civili totali, senza necessità di attendere il compimento dei 60 anni. Dunque risulta appannaggio, alla fine, solo degli invalidi civili totali, maggiorenni e con un reddito inferiore o pari a 6.713,98 euro.
Le obiezioni
Sull’argomento sono state sollevate ovviamente molte obiezioni, specie da parte di chi, magari invalido parziale ma impossibilitato di fatto a lavorare, resta escluso dall’aumento perché non raggiunge il 100 per cento di invalidità. Inevitabile che queste persone parlino di provvedimento discriminatorio.
I limiti d’accesso al beneficio vengono considerati troppo stretti però anche per un altro motivo.
Per aver diritto all’aumento conseguente alla sentenza della Consulta il reddito annuo deve essere inferiore come detto a 6.713,98 euro, mentre per il godimento dell’assegno di invalidità basta invece un reddito annuo al di sotto dei 16.984,79 euro. Un altro motivo di recriminazione.
I post su Pensionipertutti
Per rendersi conto delle polemiche sollevate e delle problematiche inerenti basta dare uno sguardo ai post riportati da Pensionipertutti.it. Ne riprendiamo alcuni.
Massimo, per esempio fa notare che “dal 74% al 100% si è di fatto Invalidi Civili, ora mi sta benissimo che ci sia aumento x gli inabili al lavoro ma per noi Invalidi Civili minori potevano pensare comunque a un aumento! Che vergogna. (PS ricordando che siamo iscritti al collocamento invalidi ma è del tutto inutile, non si tratta di voler fare vittimismo, il lavoro non c’è)“.
Manuele scrive: “Io ho 80% con una pensione di 297 euro non mi spetta l’aumento ma devo vivere cosi, ma se scriviamo un testo tutti e lo inviamo alle istituzioni? Ci facciamo sentire perché la legge è uguale per tutti e non dobbiamo essere discriminati in questo modo. Tutti dobbiamo vivere dignitosamente”
Mentre Elsa osserva: “Quindi chi ha il 75 per cento sta bene? Con diagnosi grande male epilessia. Il danno è la beffa visto che quando ho passato la visita per il lavoro mi hanno detto che non avrei potuto lavorare, certo 8/9 euro al giorno ci bastano.. Signori e signore siamo ricchi… Urrà.. Che vergogna“.
Infine Francesco: “Perché tutti quelli che hanno dal 74 per cento in poi fino al 99 nn sono invalidi, nn é anticostituzionale anche per questi? E’ inaccettabile perché loro sanno che ormai chi ha anche il 74 percento e fuori dal lavoro, è un’ingiustizia”
La sentenza
Ma come si è giunti alla sentenza che ha in pratica disposto l’aumento? La decisione della Corte Costituzionale è stata conseguente a una questione di legittimità sollevata dai giudici d’appello di Torino.
I giudici costituzionali hanno stabilito sul caso in questione (quello di un tetraplegico spastico neonatale) che l’incremento a 516,46 euro, riconosciuto ormai da tempo a vari trattamenti pensionistici dalla legge 448 del 2011, “debba essere assicurato agli invalidi civili totali”. Dunque tale aumento “dovrà d’ora in poi essere erogato a tutti gli invalidi civili totali che abbiano compiuto i 18 anni e che non godano in particolare di redditi su base annua pari o superiori a 6.713,98 euro”.
L’apprezzamento della Uil
La decisione della Corte Costituzionale ha incontrato, nei suoi termini generali, il consenso della Uil.
Il segretario confederale Domenico Proietti – come riporta Pensioni per tutti – apprezza che la Consulta abbia ritenuto inadeguato l’importo della pensione di inabilità concessa ai mutilati e agli invalidi civili di età superiore ai 18 anni, per i quali sia accertata una totale inabilità lavorativa. Il responsabile delle politiche fiscali e previdenziali del sindacato considera “opportuno riconoscere una somma aggiuntiva che porterebbe l’importo dell’assegno a circa 515euro”, beneficio che dovrebbe essere esteso anche ai cosiddetti disabili gravissimi”.
Si tratterebbe in definitiva di fare una riflessione su tutti coloro che, a causa di una invalidità, sono comunque impossibilitati a lavorare e non possono procurarsi il necessario per condurre un’esistenza libera e dignitosa.
Conte: “Il governo sta già lavorando”
Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è pronunciato sull’argomento, nel corso del Question Time alla Camera di mercoledì scorso, asserendo che “il Governo sarà pronto a intervenire per adeguare le pensioni di invalidità ancora oggi a una soglia inaccettabile”.
Ha spiegato inoltre che l’esecutivo “sta già lavorando a un testo che non potrà che essere affinato a seguito della pubblicazione di questa sentenza”. Chissà che prendendo spunto dalla decisione della Consulta non si finasca con l’emanare una normativa meno restrittiva capace di estendere l’incremento dell’assegno.