Sottosegretario Moles: “Informazione bene primario, va sostenuta”
ROMA (DIRE) – L’informazione è “un bene primario e come tale va sostenuta”. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria Giuseppe Moles e il capo dipartimento Informazione ed editoria di Palazzo Chigi Ferruccio Sepe, presentano alla stampa i risultati di uno studio comparativo sul sostegno all’editoria nei principali paesi d’Europa.
Dal punto di vista quantitativo, raffrontando l’importo in relazione al Pil delle misure che i vari Stati dedicano al settore (in termini di misure dirette, indirette e emergenziali come i bonus Covid) “l’Italia si colloca in una posizione assolutamente normale. Non è sicuramente tra i paesi che spendono di più.
Per cui l’affermazione di chi dice che in Italia si spende troppo alla luce del raffronto con altri Paesi europei non è vera“, spiega Sepe.
Il confronto è stato fatto con le politiche di sostegno di un gruppo selezionato di otto Stati europei (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Norvegia, Regno Unito e Svezia).
Un Paese simile all’Italia in termini di popolazione e Pil come la Francia destina all’editoria 2 miliardi e 279 milioni di euro, cioè lo 0,017% del Pil. L’Italia 1 miliardo e 651 milioni di euro, lo 0,014% del Pil.
Altri Paesi come la Svezia, la Norvegia, la Danimarca destinato una quota di prodotto interno lordo ben superiore, con percentuali dallo 0,021% allo 0,041%.
Sepe ricorda il caso delle agenzie di stampa in Francia, dove la sola France Presse, configurata come agenzia di Stato, ha 700 giornalisti, una dotazione propria di oltre 100 milioni di euro, oltre alle convenzioni.
Moles indica i dati dello studio come la base di una riflessione che sarà fatta a partire da gennaio, da una serie di comitati settoriali. Il lavoro si concluderà con la messa a punto di una gamma di proposte da portare all’attenzione del governo e con la Consulta generale dell’editoria.
“Il punto di partenza è la tutela del pluralismo. Abbiamo voluto fornire uno strumento alla discussione.
Da liberale considero l’informazione un bene necessario che ha bisogno di tutela per crescere. Solo con l’informazione fatta dai professionisti si ha un bene primario della democrazia“, mette in chiaro il rappresentante del governo.
Il segnale è arrivato con la manovra. Attraverso il fondo straordinario per l’editoria prosegue un percorso tracciato con gli strumenti classici di sostegno. Particolare attenzione verrà riservata alle agenzie di stampa, “che in Italia hanno una loro storia, giornalistica e imprenditoriale, che intendiamo rispettare”, premette Moles.
Il sottosegretario spiega che avrebbe potuto scegliere di passare la mano e lasciare un possibile intervento al prossimo governo, limitandosi a “rinnovare quello che già c’era. Invece la scelta che abbiamo fatto è di prorogare brevissimamente l’attuale sistema per costituire una commissione a palazzo Chigi che possa in breve tempo, più o meno tre mesi di lavoro, e in maniera assolutamente condivisa individuare la soluzione che tutti gli attori interessati al dossier ritengono più utile e consona sia per il mantenimento dei livelli occupazionali, sia per l’innalzamento della qualità della notizia, sia a tutela di ulteriori investimenti e di rilancio delle imprese. Sarà poi il governo a decidere“.
Le risorse potranno affluire all’intero settore dalla direttiva copyright, ma anche da tutti gli strumenti, sia di tipo diretto che indiretto.
Per quanto riguarda il tema specifico del superamento del bando, a cui le agenzie hanno partecipato per la fornitura dei servizi informativi al governo, Moles spiega che la situazione rispetto al biennio precedente è cambiata.
“Io ho un’opinione ma non voglio premetterla rispetto al lavoro che farà il comitato tecnico”. Il modello è quello seguito con il tavolo sull’equo compenso, dove entrambe le parti – lavoratori e datori – hanno partecipato proficuamente.
“La soluzione migliore e più utile è che tutti gli elementi possano essere analizzati compiutamente” nel comitato tecnico. “Non posso dire la mia opinione, cioè se il sistema delle gare è superato o meno”, come peraltro è accaduto per decenni in passato.
“Gli attori in questo settore e il tavolo comune faranno una serie di scelte che poi saranno sottoposte al governo. Io credo che la soluzione migliore sia la più ampia condivisione”.
Il dossier, il fondo straordinario, il copyright, tutti gli strumenti “che metteremo in campo – dice Moles- non possono che partire dalla tutela dell’occupazione.
Ma noi speriamo anche di crearne nuova occupazione. “Il modello dell’equo compenso mi ha spinto a ritenere che l’intero sistema possa essere ‘accompagnato’ nel nuovo mondo”, conclude Moles.