Al via la XIX legislatura: La Russa presidente del Senato
Salvini: Fontana candidato alla Camera Giorgetti: 'Se la Lega vuole il Mef e mi manda, io vado'. FI non ha votato La Russa. insofferenza di FdI. Meloni: "Congratulazioni a La Russa, un patriota"
La decisione non è ancora ufficiale ma Forza Italia, spiegano fonti del partito, starebbe valutando di andare da sola alle consultazioni al Quirinale che il presidente della Repubblica avvierà per la formazione del governo.
“Ho chiesto a Riccardo Molinari la disponibilità a proseguire il suo mandato da capogruppo della Lega a Montecitorio, nonostante avesse tutte le carte in regola per fare il Presidente della Camera”.
Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini. “Molinari è stato e sarà il miglior capogruppo possibile, ruolo per me politicamente più rilevante per i prossimi cinque anni” continua.
Salvini sta incontrando i vicesegretari Andrea Crippa, Lorenzo Fontana e Giancarlo Giorgetti. Giorgetti ha rimesso a Salvini la decisione per un eventuale incarico nel futuro governo. Fontana, già vicepresidente della Camera, è il candidato per la Camera. “Se la Lega vuole il Mef e mi manda lì ci vado”. Lo ha detto Giancarlo Giorgetti.
Alla prima prova il centrodestra si divide. Ignazio La Russa diventa così presidente del Senato, come ha fortemente voluto Giorgia Meloni, ma col soccorso – “anonimo” – delle opposizioni.
E se è vero, come dice la leader di Fdi che a contare “sono i risultati”, il malumore reso evidente da Forza Italia con la non partecipazione al voto rischia di avere strascichi sulla trattativa, ancora apertissima, per la costruzione del governo. Tanto che gli azzurri potrebbero addirittura presentarsi da soli alle consultazioni.
“Oggi il centrodestra darà mostra di compattezza, lealtà e unità”, pronostica Matteo Salvini che sarà smentito pochissimo dopo dai fatti. Il leader della Lega ha riunito i suoi senatori e annuncia il “passo di lato” del candidato leghista, Roberto Calderoli.
Un segno di distensione nella maggioranza dopo le acque agitate degli ultimi giorni, che portano il centrodestra all’appuntamento con l’elezione dei presidenti delle Camere senza che sia chiusa una intesa tra i tre alleati.
E a Montecitorio, negli stessi istanti, Silvio Berlusconi si confronta (“scontra”, raccontano in molti) di nuovo con Meloni dopo la fumata nera di ieri a Villa Grande. All’uscita entrambi assicurano che è andato tutto bene, “come sempre”.
Il finale in effetti vedrà La Russa presidente ma a scapito di una lacerazione della coalizione che non sarà semplice ricomporre.
Il Cavaliere arriva a Palazzo Madama allegro, scherza con Guido Crosetto (“sei sempre più alto”) ma dopo il discorso inaugurale di Liliana Segre, al dunque, riunisce i suoi fuori dall’Aula e lì matura lo strappo. C’è “disagio” per i “veti” e bisogna dare “un segnale”, è la linea che prevale tra gli azzurri.
Così Forza Italia non risponde alla chiama e fa mancare 16 voti di centrodestra a La Russa, che pure viene votato da Elisabetta Casellati, che lo ha preceduto sullo scranno più alto di Palazzo Madama, e dallo stesso Berlusconi.
Un gesto che servirà ai colonnelli di Fdi per minimizzare l’accaduto: il Cav ha votato, segno che alla fine prevale sempre “lo spirito di coalizione”.
Ma che non basta a contenere “l’insofferenza” tra i senatori di Fratelli d’Italia. E che comunque non fa raggiungere uno degli obiettivi dell’ex premier costretto ad ammettere che non ci sarà “nessun ministero” per Licia Ronzulli.
Nel frattempo in Transatlantico a Palazzo Madama scatta la caccia ai colpevoli, quasi in contemporanea all’applauso che accompagna l’elezione di La Russa: superato il quoerum dei 104 voti infatti la conta continua e i numeri si mostrano ben più ampi della somma (che sarebbe peraltro risultata insufficiente alla prima votazione) di Lega e Fdi.
“Non siamo stati noi”, mette le mani avanti per primo Matteo Renzi, è il centrodestra alle prese con “regolamenti dei conti” interni. I 9 del Terzo Polo, assicura anche Carlo Calenda, hanno votato compatti scheda bianca.
Ma lo stesso dicono dal Pd. Comportamento “irresponsabile oltre ogni limite”, attacca Enrico Letta, osservando che “una parte dell’opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza”.
Un messaggio simile filtra dai 5 Stelle, dove si punta il dito contro “la finta opposizione fatta dei soliti giochini”. Bilancio finale “maggioranza divisa” ma anche “opposizione divisa”, sintetizza Pierferdinando Casini, consigliando a tutti “qualche corso di formazione politica”.
Lo stesso commento del dem Dario Franceschini (“chi l’ha fatto non capisce nulla di politica”), tra i primi indiziati secondo Renzi, che però a scanso di equivoci assicura di non avere “alcuna intenzione” di fare il vicepresidente del Senato. Proprio all’elezione dei vice si guarda nei capannelli, per cercare di individuare qualche forma di “scambio”.
Ora bisogna vedere cosa succederà alla Camera, dove Salvini, dopo avere di nuovo incontrato nel tardo pomeriggio Meloni, schiera il suo vice Lorenzo Fontana al posto del nome che fino a ieri era in pole, quello di Riccardo Molinari, che rimarrà al suo posto a fare il capogruppo. Sfuma così l’ipotesi, pure circolata, di Giancarlo Giorgetti terza carica dello Stato. Che è pronto comunque ad andare al Mef, “se me lo chiedono”. Ma quella per i ministeri, a questo punto, sarà tutta un’altra trattativa.
IL DISCORSO DI LA RUSSA
“Anche in questa legislatura ci si aspetta e si parlerà di riforme. Non dobbiamo favoleggiare il ‘tutto e subito’, ma soprattutto non bisogna temerle. Bisogna provare a realizzarle insieme. E al Senato può spettare il via alla necessità di aggiornare – non la prima parte che è intangibile – ma quella parte della Costituzione che dia più capacità di dare risposte ai cittadini e di appartenere alla volontà del popolo”. Lo ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa aggiungendo di credere “che il Senato possa farlo, in vari modi: l’importante ci sia volontà politica di realizzarle queste riforme”.
“Ho voluto omaggiare, non proforma ma dal cuore, portare fiori alla senatrice a vita Segre che ha parlato di tre date alle quali non voglio fuggire: il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno. Io vorrei aggiungere la data di nascita del Regno d’Italia che prima o poi dovrà assurgere a festa nazionale. Queste date tutte insieme vanno celebrate da tutti perchè solo un’Italia coesa e unita è la migliore precondizione per affrontare ogni emergenza e criticità”.
“Il mio è un compito di servizio, non devo cercare oggi agli applausi, non devo dire parole roboanti o captare la vostra benevolenza. Lo dovrò fare ogni giorno, le scelte che dovrò fare a volte piaceranno a volte non piaceranno. Non c’è bisogno di parole che suscitano un applauso, ma solo di una sincera promessa: cercherò con tutte le mie forze di essere il presidente di tutti”. Conclude così Ignazio La Russa il suo primo discorso da presidente del Senato suggellato da un lungo applauso.
IL MESSAGGIO DI MELONI
Il commento di Giorgia Meloni: “Congratulazioni al neopresidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa. Siamo orgogliosi che i senatori abbiano eletto un patriota, un servitore dello Stato, un uomo innamorato dell’Italia e che ha sempre anteposto l’interesse nazionale a qualunque cosa. Per Fratelli d’Italia Ignazio è punto di riferimento insostituibile, un amico, un fratello, un esempio per generazioni di militanti e dirigenti”, afferma la leader di Fdi. “Grazie a tutti coloro che, con senso di responsabilità e in un momento nel quale l’Italia chiede risposte immediate, hanno consentito di far eleggere già alla prima votazione la seconda carica dello Stato. Continueremo a procedere spediti”.
ANSA