Quando la musica parla di gioco
Tra le canzoni pop e il gioco c’è un legame forte. Si potrebbe dire questo legame sia forte già tra la musica stessa e il gioco: non è un caso se in inglese si utilizza il verbo to play per indicare l’attività del suonare. E non è nemmeno un caso se la lingua, da cui le canzoni pop attingono per i loro testi, sia ricca di locuzioni, metafore e similitudini tratte dal mondo del gioco.
Per cominciare la nostra carrellata di canzoni che parlano, direttamente o metaforicamente, di gioco, possiamo citare un grande classico della musica americana: Luck be a lady è un brano scritto nel 1950 da Frank Loesser e diventata celebre grazie a un musical, Guys and Dolls, da cui verrà tratto il film omonimo nel 1955. La canzone verrà cantata da Marlon Brando e diverrà una delle tante grandi interpretazioni di Frank Sinatra.
Non può restare fuori dalla nostra carrellata uno dei brani del leggendario Elvis Presley: Viva Las Vegas, registrata da The King nel 1964 e colonna sonora dell’omonimo film del 1965, interpretato dallo stesso Elvis, parla della scintillante città di Las Vegas, un inno alle luci, ai colori e ovviamente ai casinò della città del gioco.
E a tal proposito, i casinò hanno spesso ospitato show di grandi artisti (vedi proprio i leggendari show di Las Vegas), e i giochi tipici del casinò, le slot, sono legate a musica e suoni che accompagnano il gioco, facendo da sottofondo e sottolineando l’andamento della giocata; ancor più vero per le versioni digitali come PokerStars Casinò, in cui le slot, programmate da software house specializzate, hanno spesso musiche suggestive – magari ispirati a grandi brani pop-rock -ed effetti molto curati, così come grafica e usabilità. C’è insomma un doppio filo che lega musica, casinò e canzoni.
Anche uno dei bluesman più importanti della storia della musica, BB King, ha parlato di gioco in uno dei suoi pezzi: Gambler’s Blues usa alcune immagini del gioco per parlare dell’imprevedibilità dell’amore.
Un gigante della musica black americana, Ray Charles, nel 1953 ha composto Losing Hand, evidente richiamo a una mano di poker persa, associata simbolicamente alla perdita di un amore.
Altro testo che parla di gioco e giocatori è The Gambler, interpretata da Kenny Rogers, cantautore e attore, membro della Country Music Hall of Fame. Il pretesto è l’incontro a bordo di un treno con un giocatore, che racconta all’interlocutore la sua esperienza al tavolo di gioco.
La band hard rock Motörhead, a cui tanto devono moltissimi gruppi rock e metal, nel 1980 pubblica il brano Ace of Spades, che utilizza il gioco come immagine per descrivere il loro mondo e il loro modo di vivere: l’asso di spade è la carta di cui hanno bisogno per “seguire il flusso” della vita che amavano vivere.
Arriviamo al 1993 con uno dei singoli più belli dell’anno, quella Shape of my heart di Sting, che l’anno scorso ha compiuto 70 anni in pieno tour. Il brano racconta, tramite abili metafore, il destino di un giocatore che vive senza la luce dell’amore: “that’s not the shape of my heart”.
Un anno dopo, il cantante americano Clint Black, figura di spicco del genere Country, scrive A Good Run of Bad Luck, presente anche nella colonna sonora del film Maverick, con Mel Gibson e Jodie Foster. Anche questa canzone intreccia il tema del gioco con quello dell’amore, in un rimando continuo di immagini e similitudini.
Facciamo un bel salto in avanti e arriviamo al 2008, quando una talentuosa cantante italo-americana irrompe nella scena musicale internazionale: Lady Gaga spopola con il suo singolo Poker Face, che rapidamente scala le classifiche di tutto il mondo. Uno dei primi successi di Lady Gaga utilizza la metafora della faccia da poker, ovvero una faccia inespressiva che non fa trasparire emozioni, quella che serve per non far capire cosa si sta realmente pensando.
Anche alcuni autori italiani hanno usato metafore tratte dal mondo del gioco nelle loro canzoni. Nella bellissima Rimmel, Francesco De Gregori, che di recente ha riempito l’Arcimboldi con il collega Antonello Venditti, nella canzone canta di “quattro assi”, ma di un “colore solo” per raccontare una struggente storia d’amore finita o, chissà, forse mai cominciata.
Il nostro viaggio si conclude qui: molte altre canzoni sono state scritte, molte altre ne arriveranno e una buona parte di esse userà il gioco per raccontare l’amore, la perdita, l’amicizia, il successo o la sconfitta: in altre parole, la vita.