Manovra: valanga di correzioni, caos in Aula prima della fiducia
Stralciata la misura sui 450 milioni ai Comuni. Si profila il voto alla Vigilia di Natale
Arriva, tra le tensioni, e solo in tarda serata la richiesta di fiducia del governo in Aula alla Camera.
La votazione avrà inizio alle 20:30, le dichiarazioni di voto cominceranno alle 19.
Dopo la votazione sulla fiducia che il governo ha posto a Montecitorio, si terrà la seduta fiume. Emerge dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
La seduta, di conseguenza, proseguirà senza soluzione di continuità fino al voto finale sul provvedimento, cui si dovrebbe giungere a tarda notte.
Presidio di protesta del M5s alla Camera contro la manovra e il governo che “ha sabotato il confronto”. Conclusi i lavori dopo che l’esecutivo ha posto la questione di fiducia, con l’Aula chiusa, i deputati del Movimento sono rimasti ai loro posti nell’emiciclo, intervenendo uno dopo l’altro davanti alla webcam di un computer che trasmette in diretta sui social l’azione corale.
“La situazione è grave e indecente – ha scritto sui social il leader M5s, Giuseppe Conte rivolgendosi ai suoi follower -. Il governo non permette un confronto sulla manovra: abbiamo deciso di presidiare l’aula e di parlarne in trasparenza qui con tutti voi”.
L’ultimo scontro si consuma sull’emendamento da mezzo miliardo per i Comuni che viene stralciato per mancanza di coperture tra le proteste delle opposizioni.
A far discutere anche il bonus per i diciottenni. Norma bandiera del governo Renzi e rivista e corretta dal ministro Gennaro Sangiuliano ma sulla quale la Ragioneria chiede una puntualizzazione necessaria a specificare il destino dei nati nel 2004 che riceveranno il bonus nel 2023 e dunque con l’attuale normativa. Non bastano le spiegazioni del governo.
Il centrosinistra lamenta il mancato rispetto delle proprie prerogative e una gestione dei lavori che per Marco Grimaldi (Avs) rappresenta “un abominio”.
E decide così di abbandonare i lavori della commissione, accogliendo la richiesta di fiducia in Aula tra le urla.
La vicenda dello stralcio della norma sui Comuni – comunque – è solo l’ultima di una catena di correzioni e aggiustamenti in corsa ai quali per l’ennesima giornata sono costretti maggioranza e governo. Una serie di intoppi che, chiaramente, pesano sui tempi d’esame. Tanto che solo i più ottimisti tra i deputati hanno scelto, per il momento, di non posticipare voli e treni per il rientro natalizio.
A Montecitorio da più parti viene quotata l’ipotesi di un voto all’alba di sabato, dopo una seduta fiume notturna. Ma c’è chi non esclude si arrivi all’ora di pranzo. E a complicare le cose c’è anche l’incastro dei programmi d’Aula. Se l’ok alla manovra dovesse slittare addirittura a lunedì – ipotesi per la quale l’opposizione non nasconde di tifare – si renderebbe quasi impossibile l’approvazione finale del decreto rave che scade il 30 dicembre.
Alla Camera, comunque, si consuma l’ennesima giornata ad alta tensione. L’Aula inizia con le contestazioni dell’opposizione che chiede lo stralcio della misura riguardante la caccia in città. Sulla quale arriva, però, lo stop della presidenza.
Dopo la discussione generale si vota per il previsto rinvio in commissione per la correzione della misura sui comuni che secondo la maggioranza sarebbe entrata per errore in manovra e non coperta. Ma che secondo l’opposizione sarebbe stata invece coperta e dunque stralciata solo per ragioni politiche.
Ma quando i rilievi della Ragioneria, al netto della misura sui Comuni, arrivano nero su bianco si scopre che le correzioni richieste vanno ben oltre e riguardano 44 punti della legge di Bilancio. Compresi il bonus per i diciottenni e lo smart working per i fragili.
Su questo secondo punto la ragioneria propone una nuova formulazione con l’annessa copertura per prevedere le sostituzioni dei professori ai quali venga concessa la modalità di lavoro agile.
Ritocchi anche sulla norma che riguarda il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità. E anche il contratto con Radio Radicale finanziato solo per un anno anzichè tre come era previso inizialmente. Alla fine la maggioranza riesce a riportare il testo in Aula per poter mettere la fiducia.
Ma il ministro per i Rapporti con il Parlamento prende la parola per chiederla solo con ore di ritardo. In base alle previsioni del regolamento di Montecitorio però la chiama partirà non prima della serata di domani.
E poi sarà maratona notturna per il voto finale e gli ordini del giorno per arrivare al via libera finale nella mattinata di sabato. Il tutto al netto di nuovi inciampi che, come dimostrato in questi giorni, sono sempre possibili.
ANSA