Addio a Pelé, O Rei del calcio amato da tutti. Tre giorni di lutto in Brasile
Aveva 82 anni, era ricoverato all'Albert Einstein da fine novembre per un tumore. Martedì i funerali. Lula: 'Non c'è mai stato un numero 10 come lui'
Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha decretato tre giorni di lutto per la morte del leggendario calciatore Pelé, in un decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.
“Viene decretato il lutto ufficiale in tutto il Paese, segno di rispetto dopo la morte di Edson Arantes do Nascimento”, si legge nella misura.
Addio a Pelé, leggenda del calcio mondiale. Aveva 82 anni, era ricoverato all’Albert Einstein da fine novembre per un tumore. “Tutto ciò che siamo, è grazie a te.
Ti amiamo infinitamente. Riposa in pace”. Così, aggiungendo l’emoticon di due cuori e una foto delle sue mani ‘intrecciate’ con quelle di sorelle e nipoti, la figlia di Pelé, Kely Nascimento annuncia su Instagram la morte del padre. O Rei era ricoverato nell’ospedale Albert Einstein di San Paolo dallo scorso 29 novembre, per un ciclo di cure dopo essere stato operato nel settembre del 2021 per un tumore al colon. Aveva contratto anche il Covid. Lascia la moglie Nomi Aoki e sette figli.
“Pelé ci ha lasciato oggi. È andato in paradiso con Coutinho, suo grande compagno al Santos. Ora è in compagnia di tante stelle eterne: Didi, Garrincha, Nilton Santos, Sócrates, Maradona. Ha lasciato una certezza: non c’è mai stato un numero 10 come lui. Grazie Pelè”. Lo scrive su Twitter il Presidente eletto del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva.
Verrà sepolto in un cimitero verticale considerato come il più alto del mondo, nel municipio di Santos. Lo riferisce la testata ‘O’ Globo’, che ricorda che il campione brasiliano acquistò anni fa una serie di loculi per sé e la famiglia nel Memoriale della Necropoli Ecumenica. Il cimitero è affacciato sull’Estádio Urbano Caldeira, il tempio del Santos dove O Rei debuttò come professionista e si trasformò in leggenda. “Non sembra un cimitero”, disse Pelé al momento dell’acquisto del loculo al nono piano della struttura, sottolineando che “trasmette pace e tranquillità spirituale”.
La veglia funebre per Pelè si terrà lunedì. Lo annunca il suo ex club, il Santos, aggiungendo che i funerali avranno luogo il giorno dopo, martedì 3 gennaio, a Santos. Per la veglia sarà aperto lo stadio Urbano Caldeira, meglio conosciuto come Vila Belmiro, “lì’ dove Pelè ha incantato il mondo”, come annunciato dal club. Il feretro di Pelè sarà poi portato in un corteo funebre per le vie della citta, prima di celebrare una cerimonia religiosa in forma privata.
Se il calcio non si fosse chiamato così avrebbe dovuto avere come nome Pelé, scriveva Jorge Amado. E ora che Pelé non c’è più, portato via da un tumore più feroce dei tanti mediani che lo hanno picchiato in campo, con lui davvero se ne va anche una parte importante di questo sport, quella a misura d’uomo e di campione che ha caratterizzato il ventesimo secolo.
D’altra parte Edson Arantes Do Nascimiento (come si chiamava prima di diventare un bisillabo dalla popolarità siderale pur in assenza di social) del calcio e stato indiscutibilmente O Rei, come lo soprannominarono estasiati i suoi connazionali brasiliani. Un monarca illuminato che in una vita da copertina ha regalato record (unico calciatore a vincere tre mondiali, il primo a 17 anni, 1279 reti segnate in carriera…) e soprattutto sogni.
Generazioni di bambini hanno provato il colpo da fuoriclasse ispirandosi a Pelé su un prato di periferia, un cortile, un campetto.
E in effetti chiunque poteva ispirarsi per una piccola parte a lui, che era fuoriclasse in tutto: destro, sinistro, velocità, dribbling e colpo di testa. Per lui si sono sprecate le iperboli. Atleta del secolo (assegnato dal Cio nel 1999), calciatore del secolo (ex aequo con Maradona). O Rei è stato con Muhammad Ali’ l’atleta piu’ celebre della storia, famoso nei punti piu’ remoti del mondo come nelle grandi capitali.
Nessun altro sportivo ha avuto piu’ spettatori di lui, e la sua faccia è tuttora, molti anni dopo il suo ritiro, tra le piu’ popolari del pianeta.
”Sono conosciuto piu’ di Gesù Cristo”, disse anni fa in un’intervista all’ANSA. Una frase che gli attirò critiche: ma a pensarci bene non aveva torto perché “anche se è una cosa blasfema – spiego’ – c’e’ una logica. Io sono cattolico, e so cosa significhi Gesu’ con i suoi valori.
Ma nel mondo e’ pieno di gente che crede in altro: in Asia , ad esempio, ci sono centinaia di milioni di buddisti. Magari non sanno chi e’ Cristo, ma di Pelé hanno sentito parlare…”. Nel mondo, più prosaicamente, c’è anche gente che crede che un altro fenomeno del calcio, Maradona, gli sia stato superiore.
“Falso – rispose in quell’intervista -, basta guardare i fatti. Sapete quanti gol di testa ha segnato Diego? Ve lo dico io, nessuno: Pelé cento. E di destro?….in tutto io ho segnato quasi 1300 reti, vi dice niente questo dato? Il problema é che gli argentini non si rassegnano, mi hanno contrapposto prima Di Stefano, quindi Sivori, poi Maradona. Prendano atto del fatto che comunque io valgo più di tutti e tre”.
E’ stato intervistato e fotografato piu’ di qualsiasi altra persona: statisti e divi del cinema. E’ stato accolto da ‘Rei’ in 88 nazioni, e ricevuto da 70 premier, 40 capi di Stato e tre Papi. In Nigeria venne dichiarata una tregua di 48 ore ai tempi della guerra con il Biafra perche’ tutti, da entrambi gli schieramenti, potessero vederlo giocare.
Lo Scia’ di Persia lo aspetto’ tre ore in un aeroporto solo per potersi fare una foto con lui, le guardie alle frontiera cinese abbandonarono i loro posti e si spostarono a Hong Kong, attirandosi le ire del regime, solo perche’ avevano saputo che la Perla Nera si trovava quel giorno nella citta’-colonia. In Colombia Pelé fu espulso durante una partita, e la folla invase il campo costringendo l’arbitro alla fuga.
Il match riprese solo con il ritorno in campo del grande brasiliano, a quel punto la folla torno’ disciplinatamente sugli spalti.
Quando aveva 20 anni in Brasile venne dichiarato ”tesoro nazionale”, e fu quindi proibita la sua cessione all’estero: ci rimase male il presidente dell’Inter Angelo Moratti che sognava di portarlo in nerazzurro e gli aveva fatto offerte molto serie.
Pelé e’ stato immortalato da Andy Warhol nella galleria dei suoi ritratti. Bauru’, la citta’ brasiliana dove comincio’ a giocare, gli ha dedicato una statua che produrrebbe miracoli (c’e’ chi sostiene di essere guarito toccandola): di sicuro ha reso famosi anche i pochi che lo hanno fermato magari in una giornata di scarsa vena, tra questi Giovanni Trapattoni. Cento canzoni (due le incise lui stesso, nel 1969, assieme alla grande Elis Regina) narrano la sua leggenda. Iperboli su iperboli, numerose quanto i suoi gol.
ANSA