Associazione Comitato Lucano RMI, appello a Bardi per “rivedere la questione del divieto di cumulo tra Reddito di Cittadinanza e RMI
Sarebbe facile commentare con un luogo comune quale “oltre il danno la beffa”, se, quanto abusato dall’assessorato con deleghe alle Attività produttive, al Lavoro, alla Formazione e allo Sport, non fosse così grave da non permettere alla Società Civile di chiosare con leggerezza il comportamento despotico e volutamente miope tenuto a danno di alcune fasce deboli della popolazione lucana.
Il Comitato Lucano RMI, associazione di categoria del Programma regionale “Reddito Minimo d’Inserimento”, già a ridosso delle passate festività natalizie aveva notato e segnalato alla Direzione Generale per lo Sviluppo Economico, il lavoro e i servizi alla Comunità. Ufficio politiche del lavoro e politiche giovanili un vulnus normativo sulla questione del divieto di cumulo tra Reddito di Cittadinanza e il Reddito Minimo d’Inserimento” e tramite l’ottimo Studio Legale Molinari Bonomi aveva trasmesso il 30 dicembre 2022, a mezzo PEC alla Presidenza della Giunta e per conoscenza ad altri soggetti interessati, un’Istanza di Autotutela.
L’atto legale era stato acquisito e l’Ufficio di competenza ha provveduto alle dovute verifiche per la risoluzione della problematica. Peccato che, nelle more del procedimento d’indagine legale e amministrativa, l’Agenzia regionale che gestisce i beneficiari del Reddito Minimo d’Inserimento abbia svolto una costante e terroristica pressione psicologica sui malcapitati “lavoratori in nero legalizzati”, che i Comuni della Basilicata sfruttano e la Regione sottopaga per assolvere compiti di responsabilità, tra l’altro sostituendoli a operai e impiegati comunali assenti, inesistenti o nullafacenti.
Il terrorismo psicologico autorizzato e sponsorizzato dall’assessorato, pur in uno stato di denuncia di Autotutela, ha avuto effetto su quanti fanno i conti per sfamare i propri figli e l’dea di perdere i pochi euro, che li allontana dall’accattonaggio, ha costretto a rinunciare all’integrazione con il Reddito di Cittadinanza, che avrebbe consentito loro di pagare una bolletta in più o, magari, mettere qualche prodotto in più nella lista della spesa. Quindi, da gennaio 2023 molte famiglie, anche più di tre persone per nucleo familiare, dovranno contare soltanto sui 550 euro provenienti dal Reddito Minimo d’Inserimento e rinunciare al pagamento di alcune bollette o di mettere in tavola anche un po’ di carne per i propri figli.
Eppure l’Istanza era giuridicamente fondata, ma così tanto fondata che, con nota protocollo del 18 gennaio 2023, la famigerata agenzia regionale comunica alle Amministrazioni Pubbliche che per “i beneficiari del progetto di cui alla DGR n.874/2022 […] sussiste la compatibilità tra il Reddito di Cittadinanza e il Progetto ‘Accompagnamento alla fuoriuscita dalla platea ex RMI’ […].
Tanto premesso, possono essere ammessi al programma in oggetto i beneficiari della platea ex RMI, anche se fruiscono il Reddito di Cittadinanza”: cioè la Regione Basilicata ha ammesso e autocertificato l’errore commesso, tra l’altro in violazione di una Legge regionale, la n. 41 del 2020.
La beffa è che nonostante si potrebbe usufruire dell’integrazione con il Reddito di Cittadinanza, l’INPS non accetta l’annullamento della rinuncia al Reddito di Cittadinanza, né le domande, in deroga a una norma che ne impedisce la presentazione se non tra 18 mesi, ma tutti sappiamo che la misura nazionale di sostegno al reddito tra sette mesi dovrebbe sparire.
L’assessorato con deleghe alle Attività produttive, al Lavoro, alla Formazione e allo Sport è riuscito nel proprio intento, quindi, di “punire” per l’ingordigia di qualche euro in più e di affamare una platea di “lavoratori” che sfrutta da cinque anni per offrire servizi di pubblica utilità necessari alla Società Civile.
Ci appelliamo, pertanto e ancora, al presidente della Giunta della Regione Basilicata gen. Vito Bardi già vicino alle problematiche della categoria, che, in un Comunicato diramato dopo un Incontro con i percettori della misura regionale sopracitata, presenti Sindaci lucani e alcuni sindacati, ha espresso la necessità di “rivedere la questione del divieto di cumulo tra Reddito di Cittadinanza e il Reddito Minimo d’Inserimento” (previsto dalla DGR n. 1011/2017, tra l’altro superata e annullata dalla Legge regionale n. 41/2020 all’art. 25), cosa che ha meritoriamente espletato, ma ora diventa sostanziale un impegno per permettere a chi, vittima di un vile e iniquo ricatto, aveva rinunciato all’integrazione con il RDC di tornare a poterne usufruire. Inoltre, come si è appreso sempre nello stesso Comunicato dell’Ufficio Stampa della Giunta, si chiede di dar seguito a quanto dichiarato: “su sua precisa direttiva, un comitato tecnico elaborerà delle proposte per l’inserimento diretto dei lavoratori nelle attività delle società partecipate della Regione Basilicata e degli enti strumentali. Il presidente ha infine espresso la ferma volontà, a garanzia dei diritti fondamentali dei lavoratori, di risolvere immediatamente tutte le condizioni inique poste al rapporto di lavoro che disconoscono a questi lavoratori il diritto alla assenza per malattia e alle ferie”.
L’associazione per mezzo dei propri legali, ha chiesto a mezzo PEC del 19 gennaio 2023 e richiede anche in questo comunicato un incontro con il Presidente della Giunta Regionale al fine di contribuire al superamento del problema come annunciato.
Filippo Arbace Zingariello Presidente Associazione “Comitato Lucano RMI”