CRONACA

Decreto lavoro, per l’assegno di inclusione 5,4 miliardi nel 2024 Per l’assegno di inclusione 5,4 miliardi nel 2024

I sindacati sono stati convocati per questa sera a Palazzo Chigi sul decreto lavoro, all’ordine del giorno del Cdm del primo maggio.

“Il provvedimento che sarà portato in Consiglio dei ministri sarà un segnale molto importante e significativo per i lavoratori italiani.

Ci aspettiamo una risposta positiva dei sindacati, così come delle associazioni delle imprese”,afferma il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo a “Il caffè della domenica” su Radio24.

“La riforma del Reddito di cittadinanza punta a dare un stimolo a chi può lavorare e che deve essere incentivato a farlo”, sottolinea inoltre il ministro.

LA BOZZA DEL DECRETO

Il taglio del cuneo fiscale e contributivo per cinque mesi salirà di altri quattro punti. Lo prevede l’ultima bozza del decreto lavoro che il governo presenta ai sindacati e che il primo maggio approda in consiglio dei ministri

All’articolo 34 si stabilisce come per i periodi di paga dal 1 luglio 2023 al 30 novembre 2023, senza ulteriori effetti sul rateo di tredicesima, la misura dell’esonero è elevata da due punti a sei punti percentuali per i redditi fino a 35mila euro e a sette punti per i redditi fino a 25mila euro.

Per il nuovo strumento dell‘assegno di inclusione il governo prevede l’autorizzazione di una spesa complessiva di oltre 5,4 miliardi di euro nel 2024 e oltre 5,6 miliardi di euro nel 2025 e 2026. E’ quanto emerge dall’ultima bozza del decreto lavoro.

Per la prosecuzione del Reddito di cittadinanza si prevede una spesa di 384 milioni quest’anno, mentre per lo Strumento di attivazione al lavoro, che entrerà in vigore il primo settembre, è prevista una spesa di 276 milioni nel 2023 e di 2,1 miliardi nel 2024, spesa che poi scende negli anni successivi.

Il tetto dei fringe benefit detassati per i lavoratori dipendenti con figli a carico sale a 3mila euro. “Limitatamente al periodo d’imposta 2023 – si afferma – non concorrono a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti con figli a carico, nonché le somme erogate o rimborsate ai medesimi dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale entro il limite complessivo di euro 3.000”.

ANSA

 

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