Alessandro Magno al Mann, il fascino di una pop star
170 opere, al via la fase esecutiva del restauro del celebre mosaico
Come una pop star Alessandro Magno ha indossato gli abiti del faraone, quelli di Zeus, di Eracle, di Dioniso, di Shah di Persia, di raja di Taxila e dell’India. In un decennio divenne re dell’Asia e dell’Europa.
E da uomo e da filosofo, allievo di Aristotele, promosse la pace e l’unione dei popoli che assoggettò. Per raccontare questo mito, e questo sogno, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli propone centosettanta opere, dalla antica Persia al Gandhara, che incontrano i capolavori del MANN in una mostra “Alessandro Magno e l’Oriente” (fino al 28 agosto 2023) inaugurata dal Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano.
L’evento coincide con l’avvio della seconda fase esecutiva dell’epocale restauro della Battaglia tra il macedone e Dario, forse il mosaico mosaico più celebre dell’antichità (chiusura dei lavori prevista per marzo 2024). Un ‘cantiere trasparente’ renderà possibile nei prossimi mesi vedere gli esperti all’opera.
Organizzata dal MANN diretto da Paolo Giulierini, con Electa, curatori Filippo Coarelli ed Eugenio Lo Sardo la mostra è promossa dal MiC, con il sostegno della Regione Campania, del Colosseo e Intesa Sanpaolo Gallerie d’Italia, e si avvale della collaborazione del Museo delle Civiltà di Roma e del Ministero ellenico della Cultura e dello Sport.
Il percorso per il visitatore parte dall’Atrio e arriva al Salone della Meridiana, con rimandi nei tre giardini.
La riproduzione del mosaico è posta a tappeto nella Meridiana dove è ricostruito l’ambiente della casa del Fauno. Alessandro subì il fascino dell’Oriente, sposò l’uzbeka Roxane e pose la sua capitale a Babilonia. In Europa la sua memoria fu ancora più viva. Pompeo, Cesare, Augusto si ispirarono a lui.
Lo vediamo in splendidi gruppi statuari, raffigurato ad esempio come Achille morto tra le braccia di Aiace. In mostra si viene accolti dalle raffigurazioni su busti, gemme, sculture, tra cui l’erma del Louvre. Il peristilio e la sala principale della famosa Villa di Fannius Synistor di Boscoreale, uno dei più grandi enigmi della storia dell’arte, sono per la prima volta interamente ricostruiti e spiegati.
Tra i rari i manufatti lo straordinario Vaso dei Persiani (II metà del IV sec. a.C.). Ricomposto il gruppo di statue equestri marmoree, proveniente dal santuario di Giunone Sospita a Lanuvio, conservato in parte al British Museum.
L’ammirazione nei confronti di Alessandro da parte dei sacerdoti egiziani è ricordata dalla stele proveniente dal tempio di Iside a Pompei. Esposti anche reperti che ricordano i più fedeli collaboratori come Seleuco, raffigurato in un busto in bronzo dalla Villa dei Papiri.
Durante il suo lungo viaggio verso Oriente (334-323 a.C.) Alessandro fondò molte città, tra queste Alessandria in Egitto, Alessandria Eschate, un tempo Leninabad, Bucefala in Pakistan. Alcuni secoli dopo, nei regni Indo-Greci si giunse ad una duratura fusione di usi, costumi e religioni.
Un esempio tra tanti in mostra: la statua di Budda, proveniente dal Pakistan ( II-III sec. d.C.) Influenze queste alla base del rapporto tra Roma e l’Oriente con tracce che si ritrovano nelle figure di Eracle con la clava, di Atlante inginocchiato, di eroti alati e di capitelli ionici scolpiti nella pietra.
Le grandi civiltà antiche d’Oriente, a loro volta, sono state recepite e assimilate dalla civiltà greco-latina.
A Pompei ad esempio nel secolo scorso si ritrovò una piccola e splendida statuina di divinità indiana di avorio. Catalogo Electa.
ANSA