Il Sindaco di Senise interviene sulla governance dell’acqua
Castronuovo: "Nella mia comunità sta per nascere un comitato , siamo pronti ad ospitare un confronto aperto con la Regione"
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Il Sindaco di Senise, Giuseppe Castronuovo su La Nuova del Sud interviene sulla questione della govenance dell’acqua, Sindaco di Senise che ospita la diga di Monte Cotugno.
Non riuscire a valorizzare e a sfruttare nel modo adeguato le risorse naturali di cui è ricca come poche altre zone d’Italia.
E’ questo, da sempre, il principale scoglio che la Basilicata non è riuscita a superare lungo l’aspra salita dello sviluppo.
La vetta è quantomai lontana ma il rischio concreto e quello di tornare indietro anzichè avanzare.
E’ già successo con il petrolio (la pioggia di royalties , oltre 2 miliardi di euro in poco più di 25 anni , non ha prodotto risultati visibili sul benessere delle famiglie lucane, sulla qualità dei servizi e tantomeno sulle infrastrutture), il rischio concreto è che possa ripetersi con l’acqua.
Dal primo gennaio del 2024, infatti, i compiti di gestione , esercizio e manutenzione delle infrastutture idriche di Basilicata, Puglia e Campania saranno trasferiti dall’ormai soppresso Eipli ad Acque del Sud Spa , una Società per azioni con un capitale sociale di cinque milioni di euro, gestito dal ministero dell’Economia.
A preoccupare i territori non è solo la nuova tipologia di governance che di fatto toglie alle comunità locali ogni voce in capitolo , ma anche e soprattutto la possibilità di trasferire alcune quote a soggetti privati.
Non abbiamo affrontato il tema di strettissima attualità durante l’assemblea degli azionisti di Acquedotto Lucano che si è svolta ieri mattina al Park Hotel di Potenza.
Il comune di Senise ospita sul suo territorio l’invaso Monte Cotugno , la diga in terra battuta più grande d’Europa, nonchè cuore pulsante di uno dei più importanti schemi idrici dell’intero Mezzogiorno. La diga sbarra il fiume Sinni a circa 33 km dalla foce ( 6 km a monte della confluenza del torrente Sarmento) .
Considerato che il corso del fiume è lungo circa 94 km , la diga lo interrompe in corrispondenza di due terzi della sua lunghezza.
“Non difendo certo la liquidazione dell’Eipli, ormai avviata da 44 anni e per la quale è giusto trovare una soluzione-evidenzia il primo cittadino – ma allo stesso tempo sono preoccupato di questa nuova norma che dovrebbe regolamentare il servizio idrico integrato in Basilicata, Puglia e Campania.
A differenza del governo regionale , non sarei contento di questo nuovo modello . Fino ad oggi i territori hanno potuto dire la loro, ora invece si vorrebbe passare ad una gestione tutta affidata al ministero, senza la presenza delle Regioni.
E io di questo , al posto del governatore Bardi, mi preoccuperei . Mi preoccupa doppiamente, invece, l’ipotesi relativa alla possibilità di cedere il 30% delle quote del nuovo ente ai privati.
A Senise è stato fatto un referendum sulla modalità di gestione della risorsa idrica e la comunità è stata nettamente nel preferire quella pubblica alla privata”.
Il parallelismo acqua-petrolio è lì sotto gli occhi di tutti: risorse molto diverse da loro, ma dalle potenzialità di sviluppo molto simili.
In entrambi i casi, però, gli auspici dei territori si sono tradotti in effimeri illusioni. ” Non vorrei-prosegue Castronuovo- che con l’acqua avvenga la stessa cosa già vista per il petrolio. il petrolio da una parte ha portato le royalties, ma nessuno può nascondere i danni a livello ambientale e sulla salute dei lucani.
E oggi assistiamo praticamente allo stesso processo, ovvero si va a centralizzare un’altra risorsa della nostra regione , il cosidetto oro blu, sulla quale i territori nutrivano molte speranze dal momento che , a differenza del petrolio, non inquina.
E c’erano anche speranze legate alle compensazioni per la fornitura dell’acqua alla vicina Puglia”. Ma una diga non è solo un fontamentale servizio a favore di tante comunità: può diventare molto altro, anche dal punto di vista turistico.
di Mariolina Notargiacomo
La Nuovadel Sud