Agia-Cia: da Scotellaro all’Agritech
I giovani imprenditori agricoli aderenti alla Cia hanno voluto il tradizionale appuntamento di Tricarico per affrontare la modernità coniugata alla storia della civiltà contadina che in Basilicata e nel sud è legata a Rocco Scotellaro.
E’ nata così presso il Centro di Documentazione “Rocco Scotellaro”, a Tricarico, la 7a edizione dell’incontro di Agia-Cia, in collaborazione con LegaCoop e Accademia della Ruralità. Il tema suggestivo –”Dalla speranza di riscatto al riscatto della speranza” – è diventato un confronto generazionale sulle orme del poeta contadino.
Il poeta della libertà contadina, così come lo ha definito Carlo Levi, si è distinto nella lotta per il riscatto del popolo meridionale ed è stato cantore dei valori di comunità e solidarietà incarnati dal mondo contadino.
Una giornata di studio molto intensa con comunicazioni di Pascale, Avolio, Vellante, Martino, Cavallo, Bonini, Toscano, on. Sarracino, conclusioni del presidente nazionale Cia Cristiano Fini (ha coordinato il giornalista Fumagallo).
In apertura saluti del sindaco Paradiso, del presidente Provincia Marrese, Policaro, Caravelli, Stasi, Salvia (LegaCoop), Distefano, Miseo ed introduzione del presidente Agia. Significativa la presenza di una trentina di ragazzi richiedenti asilo ospitati dalla cooperativa FILEF, i quali stanno seguendo un corso di tecnica e economia agricola.
Nonostante la difficoltà della lingua hanno partecipato con attenzione ai lavori del convegno e hanno socializzato con gli agricoltori coetanei.
L’esperienza del convegno ha rafforzato la volontà di costituire insieme ai ragazzi lucani una cooperativa agricola.
L’incontro ha richiamato la “Carta di Tricarico”, promossa a 40 anni dalla storica manifestazione nazionale della Costituente contadina a Borgo Taccone-Irsina, rilanciando la sfida alla rassegnazione e le proposte più importanti per garantire il futuro ai giovani che vogliono lavorare la terra.
L’agricoltura non è più solo un “affare di famiglia”. Se un tempo in campagna ci si nasceva e il mestiere si ereditava dai genitori, oggi cresce sempre di più il numero di chi sceglie la vita dei campi, pur provenendo da esperienze e formazioni diverse.
E fanno bene -evidenzia l’Agia Cia- perché l’agricoltura si sta dimostrando vitale e “anticiclica” dal punto di vista occupazionale, anche se i numeri del “turn over” generazionale nei campi sono ancora bassi, con gli “under 40” che rappresentano solo il 9,9 per cento del comparto e gli “under 30” che si fermano addirittura al 2,1 per cento.
Per Alfonso Pascale (Accademia Ruralità) “l’agricoltura del futuro è un’agricoltura che non si difende, intimorita, dal mondo che cambia in continuazione, ma sta nel mondo con gli strumenti utili per capirlo. Settant’anni fa, Scotellaro lo aveva intuito: dare dignità alle diverse culture, farle dialogare e integrarle; puntare su istruzione, formazione e ricerca non sono azioni che fanno perdere tempo; costituiscono, invece, l’investimento più sicuro, la premessa inderogabile della politica di sviluppo.
Scotellaro ci ha lasciato in eredità un’idea e un metodo che egli riteneva essenziali nei processi di sviluppo.
E che, col passare del tempo, sono diventati sempre più attuali.
L’idea è che la cultura contadina, anziché un retaggio del passato da gettare alle ortiche, costituisce un elemento da studiare con discernimento per fare in modo che lo sviluppo possa fondarsi sul miglioramento del valore del capitale umano”.
Donato Distefano, direttore Cia Potenza-Matera, sottolinea che “l’insegnamento sempre più attuale di Scotellaro è di riabilitazione dell’agricoltura e dei “contadini” non più residuali ma l’autentica opportunità di riscatto specie per la gente delle aree interne.
I nostri giovani non hanno più vergogna di restare nei campi e guardano alla moderna tecnologia ed innovazione per diventare i moderni imprenditori agricoli ai quali l’Ue e il Governo Italiano hanno ancora molto da dare in termini di assistenza-consulenza, sostegni finanziari.
Penso al primo insediamento dei giovani agricoltori e a investimenti per promuovere la resilienza delle aree rurali, sostenere l’economia digitale e gli obiettivi agro-climatico-ambientali.
Gli sforzi e le risorse, devono essere indirizzate verso una svolta sempre più innovativa del settore. L’innovazione e la conoscenza sono alla base della sostenibilità ambientale, sociale ed economica del sistema”.