DISLESSIA, PRESENTATI A MILANO STUDI LOGOPEDISTA AOR SAN CARLO
Il funzionamento cerebrale delle persone dislessiche è molto simile a quello dei nativi digitali e questo potrebbe aprire una nuova modalità di insegnamento nelle scuole connessa, dunque, ad una più definita capacità di apprendimento.
Gli studi di neuroscienze al centro del libro e della relazione di Rossella Grenci, logopedista in servizio nell’ospedale ‘San Carlo’ di Potenza, al Convegno organizzato a Milano in occasione della dodicesima edizione di Expo Training 2023, confermano che l’adattamento alla nuova tecnologia ha creato nuove connessioni cerebrali, tanto che è stata riscontrata una maggiore attivazione dell’emisfero destro in quelli che “definiamo i nativi digitali, andando così a manifestare molte affinità con il funzionamento del cervello dei dislessici”.
Lo sostiene, con una nota, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera regionale ‘San Carlo’ di Potenza Giuseppe Spera.
Nel comunicare la partecipazione della professionista della Azienda ad uno dei più significativi convegni partecipato da operatori nazionali ed internazionali del settore della formazione, della formazione professionale e dei servizi, Spera si congratula “per l’importante contributo apportato nel decisivo processo di innovare alcuni percorsi formativi scolastici, nell’ottica di un rinnovamento complessivo che tenga conto dell’importanza del progresso tecnologico e degli innegabili benefici di un apprendimento più olistico e multimediale, oltre che multisensoriale”.
“Il pensiero dislessico è prevalentemente visuo-spaziale – afferma la dottoressa Grenci – e, quindi, ha delle caratteristiche tali che i neuroscienziati americani negli ultimi cinquant’anni hanno potuto evidenziare delle ‘anomalie’ o comunque delle differenze nel modo in cui si attivano i due emisferi, con una prevalenza di quello destro.
Se i dislessici ancora non trovano spazio nella scuola italiana riguardo alle loro modalità di apprendimento è perché si ignorano queste ricerche, così come si ignora che essere nativi digitali non significa essere per forza al passo con la tecnologia ed essere in grado di utilizzarla, ma essere abituati a gestire le informazioni in modo del tutto peculiare.
E se dalla tecnologia non si torna più indietro – conclude la logopedista Grenci – la sfida dei dislessici in questo millennio è quella di indicarci un nuovo modo di fare scuola”.