Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approva la risoluzione per gli aiuti a Gaza
13 voti a favore e due astensioni: Stati Uniti e Russia
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approva la risoluzione a favore degli Emirati Arabi Uniti che prevede maggiori aiuti a Gaza.
La risoluzione è stata approvata con 13 voti a favore, zero voti contrari e due astensioni: Stati Uniti e Russia. La risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede maggiori aiuti per Gaza, ma non chiede una tregua immediata.
Il testo non include neanche l’originaria frase “urgente sospensione delle ostilità”.
La risoluzione chiede misure urgenti per consentire un accesso umanitario immediato e sicuro, e per “creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità”.
La precedente formulazione invece chiedeva “l’urgente sospensione delle ostilità per consentire un accesso umanitario sicuro e passi urgenti verso una cessazione sostenibile delle ostilità”.
“Sappiamo che molto altro deve essere fatto” per affrontare “questa crisi umanitaria. Ma siamo chiari: Hamas non è interessata a una pace duratura.
Dobbiamo lavorare a un futuro in cui israeliani e palestinesi vivono fianco a fianco”, ha affermato l’ambasciatrice americana all’Onu Linda Thoms-Greenfield, dicendosi sorpresa e delusa dal fatto che il Consiglio di sicurezza non sia stato in grado di condannare l’attacco di Hamas del 7 ottobre.
“Questa risoluzione parla della gravità della crisi”, aggiunge sottolineando che “non c’è più tempo da perdere. Dobbiamo lavorare insieme per alleviare questa immensa sofferenza”.
Intanto il bilancio dei morti a Gaza ha raggiunto 20.057 vittime e 53.320 feriti dal 7 ottobre scorso, ha annunciato il ministero della Salute palestinese sui propri profili social. Nelle ultime 48 ore, aggiunge la nota, nella Striscia di Gaza si sono registrate 390 vittime e 734 feriti.
Per il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres l’offensiva di Israele è “il vero problema” nella consegna di aiuti alla Striscia di Gaza ma l’Onu ritiene “che ci debba essere un immediato e senza condizioni rilascio degli ostaggi” nelle mani di Hamas.
“Il vero problema è che la modalità con cui Israele conduce questa offensiva sta creando ostacoli alla distribuzione di aiuti umanitari a Gaza. Un cessate il fuoco umanitario è l’unico modo per andare incontro ai disperati bisogni della popolazione di Gaza”, ha aggiunto Guterres.
La decisione del Consiglio di Sicurezza “mantiene l’autorità della sicurezza di Israele di monitorare e ispezionare gli aiuti in ingresso a Gaza”. Lo ha detto l’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan che ha ringraziato gli Usa e il presidente Biden “per la loro ferma posizione di essere a fianco di Israele” e per aver “criticato aspramente il Cds e l’Onu per il loro silenzio di fronte alle atrocità del 7 ottobre”. Secondo Erdan, l’Onu si è focalizzato solo sugli aiuti a Gaza, invece di farlo sulla “crisi umanitaria degli ostaggi”.
Funzionari israeliani stanno discutendo altre proposte per convincere Hamas ad un negoziato che porti ad un nuovo scambio di ostaggi, nonostante la fazione islamica abbia chiesto come condizione ineludibile per questo la fine della “aggressione” a Gaza.
Lo ha riportato la tv Kan che cita fonti a conoscenza del dossier. Una delle possibilità studiate – e sulle quali Hamas starebbe riflettendo – è quella, secondo quanto riferito, di una tregua di circa 2 settimane in cambio di decine di ostaggi. In precedenza la fazione islamica ha respinto una proposta di una settimana di tregua in cambio di 40 rapiti.
Erdan ‘a Israele resta il controllo sugli aiuti a Gaza’
La decisione del Consiglio di Sicurezza “mantiene l’autorità della sicurezza di Israele di monitorare e ispezionare gli aiuti in ingresso a Gaza”.
Lo ha detto l’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan che ha ringraziato gli Usa e il presidente Biden “per la loro ferma posizione di essere a fianco di Israele” e per aver “criticato aspramente il Cds e l’Onu per il loro silenzio di fronte alle atrocità del 7 ottobre”. Secondo Erdan, l’Onu si è focalizzato solo sugli aiuti a Gaza, invece di farlo sulla “crisi umanitaria degli ostaggi”.
“Il fallimento dell’Onu negli ultimi 17 anni ha consentito ad Hamas – ha continuato Erdan in una nota diffusa in Israele – di costruire tunnel terroristici e produrre razzi e missili. E’ chiaro – ha concluso – che non ci si può fidare che l’Onu controlli gli aiuti in arrivo”.
Israele, la guerra continua per il rilascio degli ostaggi
“Israele continuerà la guerra fino al rilascio di tutti i rapiti e all’eliminazione di Hamas nella Striscia di Gaza”. Lo ha detto il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen definendo tuttavia “giusta la decisione del Consiglio di sicurezza che l’Onu garantisca una razionalizzazione nel trasferimento degli aiuti umanitari e assicurarsi che arrivino a destinazione e non ad Hamas”.
Israele, ha aggiunto, “continuerà ad agire secondo il diritto internazionale, ma rivedrà tutti gli aiuti umanitari a Gaza per ragioni di sicurezza”.
Auto sventrata da esplosione a Rafah, 3 morti
Tre morti (fra cui due minorenni) e almeno sei feriti: questo il bilancio della deflagrazione, avvenuta oggi a Rafah nel sud della striscia di Gaza, di una jeep Hyundai. Lo ha riferito l’ospedale Yussef al-Najar di Rafah, che finora non ha reso noto la identità degli uccisi.
Testimoni sul posto aggiungono che il veicolo è stato attaccato dalla aviazione israeliana e che potrebbe essersi trattato di una ‘esecuzione mirata’. In Israele l’episodio non è stato ancora commentato.
Kibbutz Nir Oz, ‘ucciso Gadi Haggai ostaggio a Gaza’
Il kibbutz di Nir Oz, a ridosso della Striscia, ha annunciato l’ “uccisione” di Gadi Haggai, 73 anni, ostaggio a Gaza. Secondo la stessa fonte, il suo corpo è trattenuto da Hamas nella Striscia. Tra i rapiti ancora nell’enclave palestinese c’è anche la moglie di Haggai, Judith Weinstein (70 anni), ferita nell’attacco del 7 ottobre scorso. Haggai era padre di 4 figli e nonno di 7 nipoti.
Oxfam, ‘a Gaza bombardamenti senza tregua porteranno a carestia’
Il 90% della popolazione rischia di morire di fame senza un immediato cessate il fuoco e un massiccio ingresso degli aiuti. Lo afferma Paolo Pezzati, portavoce di Oxfam Italia per le crisi umanitarie. “Lasciare la popolazione di Gaza senza acqua e cibo è un atto premeditato e costituisce un crimine di guerra del Governo israeliano.
La catastrofe umanitaria in corso è la prova inconfutabile che gli attacchi di Israele hanno portato al collasso il già fragile sistema alimentare nella Striscia. Il 90% della popolazione, pur salvandosi dagli attacchi, potrebbe morire di fame. Senza un immediato cessate il fuoco e un massiccio ingresso di aiuti, Gaza non potrà che finire nella morsa della carestia”, sostiene.
“È inconcepibile che – aggiunge Pezzati – nel 2023 la fame venga usata come arma di guerra contro donne, bambini, neonati, anziani e persone malate. L’orrore provato da ogni madre incapace di nutrire il proprio figlio è l’orrore che tutta Gaza oggi sta vivendo”.
“Coloro che all’interno della comunità internazionale si sono rifiutati di porre un freno alla macchina militare israeliana e alla punizione collettiva che viene inflitta all’intera popolazione di Gaza, sono complici di quanto sta avvenendo. – aggiunge Pezzati – Per questo rilanciamo un appello urgente perché i leader mondiali e l’Italia smettano di sostenere l’aggressione israeliana che sta uccidendo un numero spropositato di civili innocenti, ponendo le basi per un futuro incerto e insicuro sia per i palestinesi che per gli israeliani”.
Media, Israele colpisce zone dove ha fatto evacuare civili
Israele ha colpito almeno tre località a Gaza verso le quali aveva ordinato ai civili di evacuare. Lo ha rilevato un’analisi della Cnn e del Nyt.
Il primo dicembre, le Forze di Difesa Israeliane (Idf) hanno pubblicato una mappa di Gaza – divisa in 623 blocchi numerati – che indica le aree che i militari avrebbero colpito prossimamente e le aree in cui i civili dovevano fuggire.
La mappa è stata descritta dall’Idf come “un modo sicuro per preservare la vostra sicurezza”. Usando video online, immagini satellitari e notizie locali, Cnn ha verificato tre attacchi israeliani in aree in cui ai cittadini era stato detto di spostarsi.
Mosca, telefonata Putin-Abu Mazen su conflitto a Gaza
Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente palestinese Abu Mazen hanno discusso del conflitto in Medio Oriente nel corso di una conversazione telefonica.
Lo rende noto il Cremlino riporta la Tass, sottolineando che Putin ha espresso sostegno agli sforzi dell’Anp, ha parlato delle iniziative per una de-escalation e ha promesso di continuare a inviare aiuti umanitari a Gaza. Il presidente russo ha inoltre confermato l’invito ad Abu Mazen a visitare la Russia in una data da concordare.
Nuove sirene di allarme sono risuonate al nord di Israele
Dopo 17 ore circa di relativa calma, sono tornate le sirene di allarme anti razzi nelle aree israeliane al confine con il Libano. Lo ha fatto sapere l’esercito.
Onu, mezzo milione di persone rischiano di morire di fame a Gaza
Più di mezzo milione di persone a Gaza – un quarto della popolazione – rischiano di morire di fame, secondo un rapporto stilato da varie agenzie delle Nazioni Unite e ong.
Secondo i dati del rapporto, la difficoltà a procurarsi da mangiare tra la popolazione ha superato quanto è avvenuto in Afghanistan e Yemen negli ultimi anni. Il rapporto – citato dal Guardian – avverte che il rischio di carestia “sta aumentando ogni giorno”, imputando la fame agli aiuti insufficienti che entrano a Gaza.
Il rapporto pubblicato da 23 agenzie Onu e non governative ha rilevato che l’intera popolazione di Gaza è in crisi alimentare, con 576.600 persone a livelli “catastrofici” di fame.
Arif Husain, capo economista del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha dichiarato: “Non ho mai visto qualcosa delle dimensioni di quanto sta accadendo a Gaza.
E a questa velocità.”
“Abbiamo avvertito per settimane che, con tali privazioni e distruzioni, ogni giorno che passa non farà altro che portare più fame, malattie e disperazione alla popolazione di Gaza,” ha commentato il vicesegretario Onu per gli affari umanitari Martin Griffiths su X.
ANSA