Nordio: ‘Cambio su sequestro telefono, non può disporlo il pm’
Emendamento relatore, su sequestro smartphone decide il Gip Rastrelli,riformare disciplina sequestro dispositivi informatici
‘Vita persone non può essere messa nelle sue mani’
È in progetto un cambio sulle misure che riguardano “la disciplina del sequestro degli smartphone”.
Lo annuncia a Radio 24 il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il quale aggiunge: “oggi nel cellulare non ci sono solo le conversazioni, c’è una vita intera, quindi questa non può essere messa nelle mani di un pubblico ministero che con una firma se ne impossessa e magari dopo non vigila abbastanza sulla sua divulgazione”.
Sul sequestro di un telefonino o di un Pc deciderà il Gip, su richiesta del Pm e non più solo il Pm.
A stabilirlo è l’emendamento del relatore Sergio Rastrelli al ddl di Pierantonio Zanettin (FI) all’esame della commissione Giustizia del Senato che riforma la disciplina in materia di sequestro di dispositivi informatici.
La proposta di modifica conferma puntualizzandolo il contenuto del provvedimento che punta a far rientrare il sequestro di uno smartphone, di un tablet e di un pc nel regime delle intercettazioni.
Con il Pm che dovrà valutare quali cose siano rilevanti e quali no, esattamente come accade con le intercettazioni.
‘Rispetto il dolore del papà di Salis, da me una critica giuridica’
“Lungi da me commentare le persone coinvolte nella vicenda perché quando si è oppressi dal dolore per una situazione così drammatica ogni espressione è comprensibile”, ma “la mia è una critica puramente giuridica”, una questione di corretta procedura, che “adesso stanno seguendo perché hanno accolto i nostri consigli”. Così il ministro della Giustizia Carlo Nordio a Radio 24 in merito alla polemica scaturita con il padre di Ilaria Salis, la 39enne detenuta a Budapest, il quale considera irricevibili le dichiarazioni del ministro sulla gestione del caso da parte dei legali della famiglia.
“Io ho ricevuto due volte il padre di Ilaria Salis e l’ho anche abbracciato. Però – ha aggiunto il ministro – i fatti sono fatti e poichè il governo italiano e magari questo ministero è stato accusato di non aver fatto niente, qui bisogna rispondere non in termini emotivi ma procedurali.
La procedura internazionale non consentiva – come hanno fatto non tanto i familiari ma l’avvocato ungherese – di accogliere la domanda che ha fatto lui. Lui ha chiesto gli arresti domiciliari in Italia al giudice ungherese: questo è assurdo, sarebbe come chiedere ad un romano gli arresti domiciliari in Ungheria. Questo non è previsto dalla procedura per attivare i domiciliari in Italia.
La procedura era chiarissima: occorreva chiedere gli arresti domiciliari subito in Ungheria e poi da lì sarebbe scattata la normativa internazionale per la quale sarebbe stato possibile, sempre che questa richiesta fosse stata accolta dalla giurisdizione sovrana dell’Ungheria, attivare il sistema”.
Nordio ha chiarito che la sua è stata ‘una critica puramente giuridica, ma la riconfermo, non è colpa mia se l’avvocato ungherese ha attuato una procedura che era irricevibile, con tutto il rispetto per il dolore del padre. E infatti adesso la stanno seguendo perché hanno accolto i nostri consigli”.
ANSA