Manca sempre meno al prossimo appuntamento elettorale regionale.
Ormai la consapevolezza che il tempo sta per scadere ha raggiunto quasi tutti, tranne per coloro che continuano imperterriti a inquinare il dibattito interno ed esterno ai partiti e ai movimenti con l’obiettivo di nascondere la realtà fattuale e pragmatica dei fatti.
Il grande risultato ottenuto dalla nostra Alessandra Todde in Sardegna è il frutto di quanto il connubio di partiti e forze civiche sia una risorsa essenziale per puntare a vincere un’elezione regionale.
Inoltre, non bisogna dimenticare come si siano registrate divisioni anche sul suo di nome, come dimostra la vicenda dell’ex Presidente Soru, il quale ha corso da solo con il rischio di rappresentare un vero e proprio ostacolo nei confronti dell’obiettivo finale.
Distorcere la realtà dei fatti non aiuta a decidere in un momento così delicato. Così come non aiutano approcci talebani quando in gioco c’è il futuro di un’intera regione che a gran voce sta chiedendo un cambiamento radicale.
Essere alternativi significa rappresentare una svolta e significa individuare un avversario ben preciso In politica la contrapposizione esiste e non si può e non si deve nasconderla, per dovere di trasparenza nei confronti degli elettori, i quali hanno bisogno di identificarsi in partiti e candidati.
Il bene della Basilicata è il punto di arrivo, l’obiettivo principale, il quale può essere raggiunto battendo solamente rappresentando un’alternativa all’attuale governo regionale di centrodestra, guidato da Vito Bardi, fresco di riconferma e che parte da un consenso elettorale (e personale) non trascurabile.
Affinché ciò sia possibile serve unità di intenti e un candidato autorevole e forte, al contempo, servirebbe anche una discussione aperta, un confronto chiaro e trasparente.
Come ho sottolineato in un precedente comunicato, servirebbe maggior democrazia interna al Movimento 5 Stelle lucano.
Da tempo gli iscritti hanno chiesto di decidere anche sul nome di Angelo Chiorazzo e non soltanto su quelli dell’ultimo minuto.
Il lavoro dei Gruppi Territoriali, i quali rappresentano una risorsa importante per l’intero Movimento, non sono espressione di tutti gli iscritti al Movimento lucano ma solo di una piccola parte, la quale è contraria alla candidatura del civico Chiorazzo.
Chi si occupa, invece, di tutelare l’opinione di quella parte non rappresentata o iscritta ad un gruppo territoriale?
Il Movimento 5 Stelle che io ho conosciuto in Basilicata e che ho rappresentato per diversi
anni nelle sedi istituzionali era ben diverso e offriva ben altre prove di democrazia interna.
Gli iscritti (che non sono soltanto i gruppi territoriali) potevano scegliere, ricorrendo a consultazioni online aperte e trasparenti, i propri candidati territoriali sulla base di criteri e requisiti precisi e non aleatori. – anziché ricorrere a movimenti di “sottobosco” e a strane manovre nei comuni del tutto discrezionali.
L’opinione degli iscritti era fondamentale per costruire una “macchina” efficiente e credibile. Procedere sulla strada della discrezionalità dei vertici provinciali e regionali non fa altro che distruggere il lavoro che gli iscritti e i rappresentanti territoriali, comunali e regionali, hanno messo in piedi nel corso degli anni.
Oggi, invece, sta accadendo tutt’altro. Il diritto di decidere della base è stato cancellato in nome di giochi terzi e che si svolgono nelle retrovie, in cui a fare le scelte sono poche persone.
Nel 2019 gli iscritti al Movimento potevano partecipare attivamente alla selezione della rosa dei nomi, oggi invece no.
Anche il dialogo con le altre parti, un valore aggiunto delle ultime consultazioni elettorali – soprattutto regionali e amministrative – è stato totalmente eliminato dal manuale comportamentale dei vertici, supportati da una nugolo di tifosi che si esprimono con odio viscerale nei confronti di coloro che denunciano legittimamente i malfunzionamenti interni.
Ci si concentra su inezie, evitando scientemente di parlare del duro lavoro svolto dai rappresentati del territorio nel corso degli anni.
Si fa di tutto pur di nascondere gli evidenti problemi di metodo alla base del processo di selezione delle candidature, salvo poi muovere la stessa accusa nei confronti dell’unico candidato forte e autorevole dell’area progressista.
Non si può costruire qualcosa senza che ci sia la volontà reale di farlo. Così come non si può auspicare in un miglioramento delle condizioni dei lucani se si cancella, sul nascere, la possibilità di governare.
Soltanto uno spazio largo dei volenterosi e delle forze civiche e politiche migliori della Basilicata, può aspirare a sedersi, finalmente, tra i banchi del governo con la reale e concreta opportunità di fare il bene dei lucani.
Non bastano soltanto le parole e le buone intenzioni per aspirare al cambiamento. Correre da soli significa già da subito rinunciare a tale aspirazione e, quindi, a rivestire un ruolo da protagonista in questa tornata elettorale come annunciato dal coordinatore regionale in un’intervista.
Allo scopo di rilanciare un sopito processo di democrazia interna nel Movimento lucano, l’unica soluzione auspicabile è dare la possibilità a tutti gli iscritti di scegliere.
Aprire alle primarie può essere una soluzione (anche se tardiva), la quale, dovrebbe necessariamente coinvolgere tutti coloro legittimamente aspiranti a rappresentare lo spazio progressista, aperto alla società civile, affinché sia possibile replicare, senza sbavature e personalismi o interessi terzi, l’eccezionale successo sardo.
Nel caso in cui si scelga consapevolmente di continuare sulla strada dell’odio e della discrezionalità, sarebbe opportuno considerare le gravi conseguenze che deriverebbero da una sconfitta certa e maturata escludendo totalmente dal processo decisionale iscritti e rappresentanti del territorio.
Scelte completamente fuori luogo e di cui il coordinamento provinciale e regionale dovranno assumersene la responsabilità.
Gianni Leggieri, capogruppo M5S Consiglio regionale della Basilicata